Mi chiama un amico giornalista, questa mattina, e io sono ancora sotto al piumone.
“Anna, cerchiamo una psicologa per un’intervista, sulla figura del papà oggi, te la senti?”
Schiudo gli occhi, controllo l’ora sulla radio sveglia: “Sviluppo identità di genere. Ok, dai”.
Poi ci penso meglio e cerco di focalizzare cosa devo dire. Doccia, caffè. Raccolgo le idee. Penso al mio papà, ma non vale, lui è un fuori classe, è decisamente sopra agli standard. Ho un solo minuto di tempo e devo esprimere un pensiero coerente.
Quali sono davvero le cause del cambiamento della figura paterna oggi?
Sono due: l’amore romantico e la rivoluzione sessuale.
L’amore romantico, come il concetto di adolescenza, è un’invenzione recente. Basare la propria vita, l’economia domestica, il futuro della propria famiglia, su un sentimento è una conquista preziosa che nasce alla fine dell’800. Preziosamente instabile.
La rivoluzione sessuale, negli anni ’60 e ’70, determina un ulteriore profondo cambiamento nella coppia nella ridefinizione del ruolo della donna. Inoltre la nuova pillola contraccettiva permette che la responsabilità della scelta di maternità e paternità sia ampiamente regolata da donne e uomini. I figli ora sono decisamente desiderati, cercati, voluti.
Inoltre la relazione tra i partner diventa pura, paritaria. “Una ristrutturazione in chiave democratica della sfera intima” dice Giddens.
Per queste ragioni i padri oggi hanno un ruolo inaspettato, non possiedono più uno standard al quale riferirsi. Il loro ruolo è contrattato con la madre, ogni decisione educativa è un compromesso nato dalla comunicazione nella coppia fin dalla prima grande scelta: desiderare un figlio. E’ sicuramente più difficile, non esiste una prassi culturalmente accettata, ma ogni coppia deve definire il proprio stile genitoriale e negoziarlo continuamente. Una bella fatica!
E l’amore per la propria compagna subisce delle modifiche nel tempo, così come l’amore per i propri figli. Si inseriscono molte altre emozioni, tutte valide.
Auguri quindi ai papà, non più quelli delle sciocche poesie imparate alle elementari dove il papà è solo colui che torna a casa tardi dal lavoro ma ha il tempo di leggere una fiaba della buonanotte, ma a tutti quei papà che passano la serata a discutere con le mamme dei propri figli, a scegliere assieme il loro bene e a non delegarlo ad educatori esterni.
Non più un Principe, non più un lavoratore, ma finalmente un papà che può scegliere la propria definizione.
Auguri anche al mio papà, il Supereroe. Se solo la mamma gli preparasse il costume…
Centri il punto, e spero che le famiglie possano cogliere il tuo tenerissimo invito 🙂
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Grazie! Lo spero tanto anche io! Cerco sempre di spronarli con un gran sorriso.
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