In un secolo che sta cercando di uscire dal machismo arriva Sex Education, la nuovissima serie lanciata da Netflix che sta ottenendo un meritatissimo successo planetario, 8 puntate super bingeabli.
La serie, creata dall’emergente Laurie Nunn e diretta da Ben Tylor, muove da un tema arcinoto: i ragazzi non hanno figure educative che parlino di sesso. Così in una scuola britannica nasce una clinica non autorizzata per problematiche sessuali inaspettatamente diretta da un adolescente incasinato e vergine.
L’ho guardata perchè dovevo. Non potevo farmi sfuggire il nuovo prodotto di punta per adolescenti. E invece mi ha conquistata. Divertente, elegante, istruttivo. Fuori dagli stereotipi.
Riesce a non essere dicotomico. Ha due anime che parlano tra loro: impegnato e leggero.
Ha una chiave sociale e politica brillante, conquista. Nessun tema è banalizzato. Serie seria. Temi complessi con soluzioni intelligenti.
Ed inoltre parla piacevolmente di piacere, non reprime, non giudica. Alleggerisce. E’ autoironica.
Non è come la serie Settimo Cielo che affronta temi complessi con soluzioni paternalistiche corroborate dall’evidenza dei fatti – se fai la cosa sbagliata il karma ti porta a soffrire.
L’atteggiamento al problema fa tutta la differenza.
Passa senza intoppi dall’humor esilarante al momento drammatico. I personaggi sono multidimensionali. Tutto compenetra opposti, trova sintesi.
SPOILER ALLERT: guardatevi la serie. La consiglio vivamente e mi aspetto che commentiate con me i passaggi irriverenti e rilevanti.
Fa ridere, è leggera, scorrevole. E’ inaspettata e credo che questo sia il suo pregio. Quindi finite le 8 puntate e tornate qui.
Sembra un classico: una british commedy per adolescenti.
Sembra un déjàvu: il ragazzetto sfigato, l’amico più sfigato, la femminista alternativa, i bulletti, il preside arcigno, la madre single che non ce la fa, la scuola lacunosa, la provincia, il ballo di fine anno.
Sembra un mix di stereotipi: la famiglia dei neri ha un sacco di figli e va in chiesa, la terapeuta sessuologa è una ninfomane, perfino l’idraulico è quello che si fa le clienti. I gay sono effeminati, i figli litigano con i genitori, le bullette sembrano Le Ragazze di Beverly Hills, blablabla.
Il riassunto della trama è più o meno questo: non succede praticamente niente.
Due amichetti del cuore crescono assieme, litigano ma si ritrovano.
E INVECE
Credo sia una meravigliosa commedia legata allo stile narrativo degli “e invece”. Le situazioni si capovolgono continuamente. Gli autori ti portano a credere fino in fondo che la trama si avvicinerà alle tue aspettative, e invece. Con questo stile si comprende come si può uscire dallo schema: una serie contro gli stereotipi che esce dagli streotipi.
Inghilterra, scuola superiore, anno incerto.
Non si coglie il tempo nel quale si muovono i personaggi. Anni 80 e 90, con degli elementi precedenti, un po’ preppy. Ottimo escamotage – penso io – così non dovranno trovare risposte ai temi contemporanei! Mantiene questa atmosfera vintage dai toni color terra, inquadrature ampie ed eteree, fino a quando, dal niente, estraggono dalla tasca un cellulare e… chattano!
Poi infatti compaiono i temi del cyberbullismo e del sexting.
Ciò fa ben intendere che non si tratta di temi nuovi, gli strumenti cambiano ma le dinamiche sono un classico. Gli adolescenti non sono alieni post-moderni incomprensibili, sono come siamo sempre stati.
Ecco, la serie è così. Si crea un’atmosfera parallela in cui tutto sembra possibile e poi te la sbrandellano in faccia, per poi ricostruirla con dei voli pindarici narrativi che ho adorato. Pensate all’episodio in cui Otis ed Eric si vestono da Hedwig, ovvero da -diciamo- drag queen. [nota. Da Hedwig!!! Un film che adoro! Ho la colonna sonora in auto e la uso come spinta prima di andare nelle classi a fare educazione sessuale! Ho scritto su di lei questo post.] Il mio cuore batteva perchè attendevo con angoscia il momento in cui sarebbero stati ridicolizzati e picchiati per questa ragione: non puoi andare in giro per la provincia con minigonna-jeans e parrucca bionda, dai. E invece passano i minuti e gli altri personaggi interagiscono con loro quasi con nonchalance. Surreale. Mi lascio conquistare da questo mondo parallelo, dove tutte le cose sembrano possibili. Improvvisamente vengo svegliata da un pugno allo stomaco, anzi sullo zigomo.
Il ritmo è serrato, i personaggi intensi: la causalità è multipla, complessa, le cose accadono a causa di molte ragioni. Intendo dire che negli episodi succedono così tante cose che farne un riassunto sarebbe talmente lungo che… a questo punto guardatevi la serie. Succede di tutto per fare in modo che non accada nulla. La staticità è un sistema mutevole. L’amore come motore immobile.
Personaggio preferito: il padre di Eric. All’inizio pensi sia totalmente incapace di comprendere la complessità, poi capisci che è l’unico che ha semplicemente capito, poi nonostante la sua perfezione paterna ammette di poter essere migliore. Uao. Un personaggio lineare, solido, a tutto tondo. Non ha grandi evoluzioni, ma permette allo spettatore di conoscerlo meglio. Ho letto in rete alcune descrizioni che lo dipingevano come “il padre conservatore del ragazzo gay”. Naaah, avete capito male. All’inizio ci fanno intendere che è così, in realtà è il vero alleato, la vera forza del figlio.
Attrice preferita: Tanya Reynolds, ovvero Lily. Si tratta di una studentessa che disegna fumetti erotici fantascientifici. Ha la fissa di perdere la verginità al più presto e invece scopre di avere un vaginismo, ça va sans dire. La scena in cui viene introdotta fa subito pensare ad American Pie, il flauto della banda. E invece. Durante il suo ballo in camera di Otis ho fatto una standing ovation dal divano con forti applausi e faccia convinta per la sua performance! (davvero) E’ la fatina madrina del 2019.
Scena TOP: “it’s my vagina”. La scena è tremendamente femminista, eccessiva, struggente. Ma la narrazione che l’accompagna nel corso della puntata fa percepire la sua forza, togliendo lo stucchevole. Olivia e Ruby, nemiche-amiche. Il femminismo è una cosa tra donne, il bodyshame è una cosa da donne. Non è una contraposizione banale con il maschile. Vediamo la compenetrazione tra contesto sociale e situazioni personali.
Probabilmente la soluzione razionale sarebbe stata semplicemente andare dalla polizia postale, la serie punta ad una soluzione più elegante.
Carellata di “e invece”:
- Maeve scappa dalla casa di Jackson dopo aver conosciuto la sua perfetta famiglia, nessun commento sul fatto che siano due mamme.
- Le coppie sono spesso modello ringo: Maeve e Jackson, Otis e Ola, Eric e Adam, Lily e Octoboy, Sean e Tiana, le mamme di Jackson.
- Jean, la mamma terapeuta, non dice mai la cosa giusta, fino alla fine, senza redenzione. E’ sbagliata almeno quanto riesce ad essere tremendamente sexy. Ma mai si dubita che al lavoro possa essere brava e professionale. E’ Skully di Xfiles.
- Aimee fa spesso sesso con i ragazzi più sexy, sembra le piaccia davvero, e invece. Scopre il piacere in sè stessa: banale ma giusto.
- Adam ha un approccio omosessuale che sembra essere solo una sbandata. Invece cerca di sfiorare e carezzare Eric durante le ore di scienze. Potrebbe nascere qualcosa di corrisposto, e invece.
- Maeve è una tigre brillante nata in una famiglia disastrata, incredibilmente capisce di volere Otis e invece lui si mette con Ola. Io spero vivamente che ci sia solo questa stagione e che si concluda così! Mi sarei aspettata un “vissero per sempre felici e contenti” e invece. Meglio così, meno stucchevole, più reale.
- Jackson vince la gara di nuoto per far rimanere Maeve a scuola, e invece.
- Il sesso è una scusa per parlare d’altro. Perchè la sessualità è così: un luogo dove tutti i temi si toccano e si intrecciano.
- Otis dice spesso la cosa davvero giusta -come fosse una di quelle belle frasi motivazionali che incorniciano i selfie fatti in bagno-, che però si rivela essere quella sbagliata: peggiora la vita ad Adam (che si mette in ridicolo), a Sean (che tenta il suicidio), alle ragazze lesbiche (che si mollano), a Ruby (che litiga con Olivia)…; cerca di dire la cosa sbagliata a Jackson e invece è quella giusta (e si mette con Maeve).
Lui ci prova, ma resta solo un sex coach, non un terapeuta: i suoi discorsi sono ben piazzati. Un sacco di belle parole che destano l’ammirazione del pubblico adulto: infatti sono cazzate. Otis non sa fare questo lavoro, ricalca ciò che fa la madre solo perchè vuole stare vicino a Maeve.
I suoi pazienti capiscono quello che vogliono capire, infatti lui suggerisce soluzioni che a suo parere potrebbero essere funzionali. Fa fare ad altri lavori su loro stessi che lui non ha mai sperimentato, non è un vero empatico. Mette etichette, non fa un’analisi del caso personalizzata.
Sarà Lily ❤ a farlo scendere dalla collina a tutta velocità perdendo le inibizioni, così lui finalmente potrà correre da Ola e farle un discorso mal fatto ma autentico e carico di emotività.