ANORGASMIA

ANORGASMIA o, più tecnicamente, Disturbo dell’Orgasmo è una disfunzione sessuale caratterizzata dal forte ritardo o assenza dell’orgasmo in quasi tutti i rapporti anche se la fase di eccitazione sessuale era andata benone e ci si stava divertendo, ma poi rimane solo… disagio e frustrazione.
Può essere sempre presente oppure essere apparsa negli anni, può accadere in tutte le situazioni oppure no: ad esempio se ci si masturba in solitudine non v’è incertezza, ma quando c’è un partner la questione cambia.
Ne soffre clinicamente il 10/15% delle donne e il 24% raggiunge raramente l’orgasmo (1 su 4). Il problema dal punto di vista sessuologico è che si richiede un sufficiente “rilassamento” per accogliere la stimolazione sessuale e una sufficiente “tensione” per esplodere in un orgasmo… e si tratta di un equilibrio fisico e mentale personalissimo, da esplorare e comprendere! Perché gli orgasmi sono come gli starnuti, non puoi comandarli. Ma puoi creare situazioni nelle quali diventano più probabili, quindi serve anche una buona complicità. Attenzione però: non per tutti è un problema non raggiungere l’orgasmo, ad alcune persone non interessa particolarmente ma trovano molta piacevolezza e soddisfazione dal contatto dei corpi eccitati e amati. Stiamo attenti a non pensare che un “giusto” rapporto erotico sia quello che ha un traguardo, una fine che è un fine.

Il disturbo dell’orgasmo maschile si chiama Eiaculazione Ritardata, sì: esiste. Ma viene portato come problema in studio clinico soprattutto quando la coppia cerca un figlio.

In questo articolo troverete una spiegazione più tecnica:
https://studiozanellato.com/clinica-formazione-materiale/centro-sessuologia-clinica/disturbi-dellorgasmo/

AMORE

AMORE è la percezione che hai quando raccogli tutte le emozioni che hai coltivato nei confronti di una cosa o di una persona e vedi che somigliano a ciò che nella tua vita hai imparato ad etichettare come ‘amore’. O almeno tutto ciò che hai appreso rientrasse nell’etichetta ‘amore’ fino a quel momento, nella tua personalissima vita. Questo genera serotonina. E, vedendo che stai bene (grazie alla serotonina), cerchi ancora di creare situazioni nelle quali stare bene, probabilmente in compagnia della cosa o persona che ami.
Amare diventa consapevolezza e azione, non è uno stato permanente di entusiasmo, ne’ una certezza del futuro.

Consapevoli delle nostre emozioni, le paragoniamo a ciò che abbiamo appreso dalla vita e diamo loro un’etichetta che possa essere compresa da altri.

In azione verso le situazioni che ci permettono di provare ‘amore’.

Non c’è altro da sapere sull’amore.

Perchè sei etero?

Nel 1972, Martin Rochlin, forse in un’altra epoca culturale perchè lui era nato nel 1928 (come mio nonno), si chiese come sarebbe chiedersi perchè si è etero.
Rochlin è stato uno dei terapeuti che più si è addoperato per giungere a quello che viene chiamato il pensiero gay-assertivo, ovvero una lotta all’omofobia prima del tempo. Cercava di trovare una dimensione di mediazione che non fosse ne’ di imposizione aggressiva, ne’ di accondiscendenza passiva. Per saperne di più dell’assertività leggi questo mio articolo.
E’ interessante perchè già nelle scuole primarie fanno molte domande su tutto, anche sugli orientamenti sessuali. Sono domande confuse, alle quali spesso non abbiamo risposta. Come se i ragazzi mi ponessero quelle che trovare qui di seguito.

Se sei etero, prova onestamente a farti alcune di queste domande. Quali sono per te le più insidiose?

E le domande del questionario di Rochlin, tantissime, suonano più o meno così:
  • Cosa credi che abbia causato la tua eterosessualità?

  • Quando e come hai deciso di essere eterosessuale la prima volta?

  • E’ possibile che la tua eterosessualità sia solo una fase dalla quale potresti uscire prima o poi?

  • E’ possibile che la tua eterosessualità derivi dalla paura di altri del tuo stesso sesso?

  • Se non hai mai fatto l’amore con una persona del tuo stesso sesso, come fai a sapere che non lo preferiresti?

  • Se la tua eterosessualità è normale, perché c’è un gran numero di eterosessuali con problemi mentali?

  • Con chi hai parlato delle tue tendenze eterosessuali? E come hanno reagito?

  • Perché alcuni etero cercano di influenzare altri e condurli al loro orientamento sessuale?

  • Perchè vorresti che i tuoi bambini siano etero, non sai quanti problemi comporta?

  • Perché insisti ad essere così esplicito e a fare spettacolo della tua eterosessualità in pubblico? Non potresti semplicemente essere quello che sei e tenertelo per te?

  • Come puoi sperare di mettere in pratica il disegno di Dio, se continui ad essere così compulsivamente eterosessuale?

  • Gli eterosessuali sono noti per aderire a dei ruoli sessuali rigidi e stereotipati. Perché sottostai a questi ruoli che creano malessere?

  • Come puoi godere di un’esperienza sessuale totalmente soddisfacente o di un rapporto emotivo con una persona del sesso opposto quando le ovvie differenze fisiche, biologiche e comportamentali sono così tante? Come può un uomo capire la sessualità di una donna e viceversa?

  • Perché gli eterosessuali enfatizzano così tanto il sesso?

  • Con tutto il supporto che il matrimonio riceve dalla società, i divorzi aumentano a livello esponenziale: perché ci sono così poche relazioni stabili tra gli eterosessuali?

  • Come potrebbe sopravvivere la razza umana se tutti fossero eterosessuali come te, considerando la minaccia di sovrappopolazione?

  • Con le condizioni di vita sessualmente separate della vita militare, l’eterosessualità non è incompatibile con il servizio militare?

  • Sembra che ci siano molti pochi etero felici. Sono state sviluppate delle tecniche e se volessi potresti cambiare. Hai mai provato una terapia?

  • Un numero sproporzionato di criminali, sociopatici o altre persone irresponsabili sono eterosessuali: perché si dovrebbero assumere eterosessuali per una carica di responsabilità?

  • Non dovresti chiedere ad alcune falangi sedicenti etero (come la convention di Verona) di stare zitte? Non migliorerebbe la tua immagine?

  • La grande maggioranza di molestatori di bambini è eterosessuale: pensi che sia sicuro esporre giovani a persone etero, insegnanti, pediatri, preti o capi scout?

  • Gli eterosessuali odiano e/o non si fidano degli altri del loro stesso sesso? È questo che li rende eterosessuali?

  • Perché gli eterosessuali sono così promiscui?

  • Perché volete sempre puntualizzare l’ipotesi di eterosessualità a persone omo famose? È per giustificare la vostra eterosessualità?

 

  • Credi che un terapeuta eterosessuale sia obiettivo? Non temi possa influenzare il tuo orientamento?
L’originale qui:

L’ansia non è un problema.

L’ansia è un’attivazione del corpo, una tensione che rende irrequieti ed irritabili. Ci costa fatica, ci porta difficoltà a concentrarsi e vuoti di memoria. Modifica le nostre quotidianità con tensione muscolare e alterazioni del sonno (difficoltà ad addormentarsi o a mantenere il sonno, o sonno inquieto e insoddisfacente).

L’ansia è “un’anticipazione apprensiva di un pericolo o di un evento futuro con sentimenti di disforia o con sintomi fisici di tensione“.

L’ansia è un’amica che ci fa focalizzare su un problema: come quando poco prima degli esami non ci fa uscire di casa per un po’ per concentrarci sullo studio dell’ultimo minuto. Non è male, eh. Non dobbiamo combatterla, dobbiamo allearcisi.

Quando potrebbe invece sfuggirci di mano? Qual è il problema dell’ansia?

L’evitamento.

Quando cominciamo a non fare più le cose che ci danno tensione e cominciamo a sfuggirle. Quando invece che studiare, ritenendo di non riuscire a fronteggiare l’ansia, ci spariamo di serie tv. Narcotizzati per non sentire nulla: 03×17 – 03×18 – 03×19 –
Quando mi alzo per controllare il frigo. Ed è uguale a 10 minuti fa.
Quando mi fermo a parlare con una conoscente, il tempo vola, ordino un’altra birra anche se so che a breve ho una consegna di lavoro o devo affrontare una scelta importante ma “non ci voglio pensare”.
Quando intanto pulisco il bagno così almeno mi sembra di aver fatto qualcosa.
Quando è già ora di cena, è troppo tardi per fare qualcosa.
Il “tanto ormai“.

Quando cominciamo a non presentarci agli appelli d’esame, nemmeno per dare un’occhiata.
Quando non ci iscriviamo ai corsi, quando non ci candidiamo per alcuni posti di lavoro o posizioni di responsabilità, quando scegliamo di stare nelle vicinanze, quando diciamo di no per sicurezza.
Il “non è per me“.

L’evitamento potrebbe coinvolgere le occasioni sociali, il lavoro, la famiglia, i viaggi… viene scelto per autoproteggerci, costruiamo un guscio sicuro, ma nessun luogo per noi è al sicuro. Nemmeno a casa, nemmeno a letto. Non sappiamo più cosa sia un luogo al sicuro.
Lo applichiamo soprattutto alle situazioni nelle quali l’esito è incerto: non sappiamo come andrà. Il problema non è quindi l’ansia, ma la nostra incapacità di gestire la situazione, di risolvere il problema, di essere fiduciosi nelle aspettative ma non demoralizzati da eventuali fallimenti. Ci sembra di essere delle brave persone perchè stiamo pensando tanto a tutto, ma in realtà siamo bloccati e non portiamo a conclusione nulla. E’ tutto sproporzionato, abbiamo paura di aver perduto la capacità di tenere sotto controllo il nostro corpo e la nostra mente.

Cerchiamo continue rassicurazioni: nelle persone e negli oggetti. Chiediamo di essere accompagnati, stiamo al telefono con le persone amate.
Diventiamo superstiziosi e spesso gli ansiolitici diventano una coperta di Linus che portiamo con noi per fare fronte alle situazioni incerte.

Leggiamo sempre segnali che confermano il nostro stare, come per poterci dire che tutto questo non è assurdo, che noi in realtà sapevamo che non sarebbe andata bene.

Non è l’ansia il problema: il problema è che siamo diventati intolleranti.

 

Trentino, la battaglia sul gender blocca i corsi contro la violenza sulle donne

Questo articolo de La Repubblica è da leggere. Ne ho tratto il titolo, ma vi faccio un riassunto.
Un’assessore alla Salute e Politiche Sociali scrive durante le vacanze natalizie una comunicazione con la quale blocca 83 percorsi scolastici contro la violenza di genere in Trentino, in partenza per gennaio. Si tratta di progetti studiati per ragazzi, genitori ed insegnanti delle scuole secondarie, con già 91mila euro di finanziamenti attivati.

Ma un genitore anonimo ha scritto all’assessore che non si poteva leggere Extraterrestre alla pari (1979) di Bianca Pitzorno in quarta elementare, sia mai!, quindi lei ha prontamente bloccato tutto.
Anche se i progetti non erano per le elementari e la lettura del libro non c’entrava nulla.

Al di là del fatto di cronaca, che a dire il vero mi fa anche sorridere, vorrei che guardassimo meglio quello che sta accadendo.

La stessa assessore ha dovuto in precedenza difendersi da attacchi per il suo essere donna. Un articolo qui. Leggetelo, fa arrossire. Ha invocato le Pari Opportunità denunciando situazioni che violano la dignità femminile.

Funziona così: abbiamo violenza tra i generi, una lotta intestina che non sembra destinata a placarsi. Una sorta di guerra civile che serpeggia nelle case.

Questo è semplicemente terribile.
Abbiamo due possibilità di cura: il tamponamento delle situazioni critiche e la prevenzione.
I dati ci dicono che la prevenzione è l’unica possibile.
Ma c’è un problema: un problema che in Italia sta prendendo piede in maniera dilagante. Il problema è la mancata fiducia negli esperti.
Non importa se i dati scientifici e le professionalità ci dicono cosa dobbiamo fare, dobbiamo ascoltare la casalinga di Voghera perchè lei si sente di poter avere voce in capitolo.

Il tema è filosofico, è il tema della democrazia: è vero che una voce vale quanto qualsiasi altra? E’ giusto un governo tecnico o la voce di tutti?

Guardate, è un problema politico. Ma la politica è ovunque: anche nella sanità, nell’educazione.

Politica è quando un paziente entra nel mio studio e si è già fatto la diagnosi su wikipedia, e pensa di riuscire a risolvere il suo problema leggendo dei rimedi letti in giro e non si fida di me.
Come dice Giddens la nostra società è autoriflessiva, pensa a se stessa. Ognuno riflette su di sè e si interroga su ciò che è meglio per sè.
E’ un grande pregio, una conquista dell’uomo. Una conquista ottenuta da decenni di pace e progressi scientifici che ci permettono di stare meglio fisicamente ed avere tempo libero. Tempo per pensare a noi stessi, per informarci, per leggere. Per leggere queste righe.

Ormai l’effetto Dunning-Kruger è noto: appena si approccia una materia ci si sente molto competenti, progressivamente la nostra percezione di auto-competenza decresce, fino a giungere ad una saggezza dell’esperto che è più cauta di chi invece è alle prime armi.

L’esperto non è certo. Non è spavaldo. Conosce il suo territorio, riconosce i pericoli.

Confidate in professionisti cauti, pronti al confronto e al dialogo. Fidatevi.

Orgasmo: quale scopo?

Sul web c’è tutto.
Per quanto si sia già scritto molto dell’orgasmo sento che ancora c’è la necessità di aggiungere alcune informazioni e riflessioni.

La prima motivazione che mi spinge a scrivere è l’essere riuscita ad accedere ad una montagna di domande raccolte negli scorsi giorni su Instagram da MySecretCase. Le stories dell’azienda sono state sommerse da dubbi e perplessità delle ragazze online e questo dimostra che è necessario che se ne parli. Sono ancora tante le incertezze e le informazioni confuse. Inoltre l’argomento è delicato.

La seconda motivazione è legata all’attività clinica che svolgo: ho incontrato molte donne che mi hano parlato dei loro orgasmi. E anche dei loro non-orgasmi.
Avevano già letto tutto su internet, avevano raccolto montagne di informazioni. Ma le informazioni non erano assemblate tra loro: lo sguardo del professionista interpreta la domanda e coglie quali sono i dettagli che sono sfuggiti alle iternaute. Internet ha moltissime risposte, bisogna però saperle interpretare agli occhi saggi di chi conosce non solo il fenomeno, il dato, la ricerca, ma anche come questo si incastra in ciò che era precedentemente conosciuto.

Ecco quindi ciò che credo sia rilevante da sapere a proposito degli orgasmi femminili.

COS’E’ UN ORGASMO?

C’è solo un tipo di donna che fa questa domanda: ovvero chi non l’ha mai provato. Forse per poca esperienza (giovane età, casi della vita, scelte), forse per un’anorgasmia primaria (non aver mai raggiunto l’orgasmo nonostante diversi tentativi mirati: qui serve un colloquio clinico per capire la situazione!).

Per chi non lo ha ancora sperimentato è necessario focalizzarsi su un tema importante: l’orgasmo è come uno starnuto. Si tratta di un riflesso involontario causato da una reazione ad uno stimolo esterno. Un gruppo di ricercatori del Mit sostiene che lo starnuto è uno dei momenti di vita nei quali siamo più vicini alla morte (video). Il nostro corpo però, invece che liberare goccioline di saliva e muco, libera endorfine e ossitocina nel cervello a tal punto che la mente ripensa a quello che sta accadendo e dice “no, vabbè, ma che figata!” e si lascia andare come fosse una piccola morte (detta anche The Little Death).

Spiegone per gli uomini: si hanno piccole contrazioni ritmiche della zona genitale che possono essere accompagnate da sensazioni di spasmo (la schiena di innarca, i piedi si tendono, la pelle si arrossa) e sensazioni di abbandono e benessere (calore diffuso, spossatezza).

Intendo dire che il riflesso è involontario, ma la codifica è mentale.
L’orgasmo è più simile alle convulsioni che al piacere. E’ la testa che ci dice che si tratta di piacere! L’orgasmo inteso come estasi non accade nei genitali, accade nella testa.

COME FACCIO AD OTTENERE UN ORGASMO?

Come faresti con uno starnuto: non ci sono ricette assicurate, ci sono solo strategie che mediamente riescono a farti accedere più facilmente alla risposta incontrollabile che è l’orgasmo. Sai già che gli starnuti possono aumentare di probabilità se sei raffreddata, se annusi il pepe, se guardi il sole, se ti fanno il solletico alle narici (altre idee bizzare qui)… però ognuna di noi è differente ed ha accesso in maniera personale e particolare all’orgasmo.

Per l’orgasmo femminile abbiamo molte possibilità, come molte sono le possibili anatomie del femminile: possiamo solleticare il clitoride esterno/interno, possiamo insistere sul punto G all’interno della vagina, possiamo provare a giocare con i capezzoli, con l’ano, con le svariate zone erogene, con la sola fantasia… blablabla ma a proposito di questo trovi di tutto su internet. Googla. Fai quello che ti pare, ma non farti del male e cerca di non prendere malattie sessualmente trasmissibili.

Ogni orgasmo è di prima classe.
Se qualcuno vuole farti sentire sbagliata, c’è qualcosa di sbagliato.

Precisazione per gli uomini: le donne sentono molto il ciclo ormonale. Ci sono dei periodi nel mese nei quali hanno più desiderio, altri periodi in cui ehm… no.

QUAL E’ IL METODO MIGLIORE?

La donna è come una macchina: ha un freno a mano, un acceleratore e un freno a pedale per le frenate brusche. Altro che donne e motori.

Parliamo di acceleratore e di tutto ciò che preme in quella direzione: una buona salute fisica (anche del perineo), un contesto romantico e alcuni contenuti erotici.

La storia romantica serve: voglio intervistare personalmente le ragazze che dicono di provare piacere facendo sesso nel bagno della discoteca. Solo l’11% delle ragazze universitarie americane riferisce di raggiungere l’orgasmo la prima volta con un nuovo partner, mentre la percentuale sale al 67% per le studentesse la cui relazione dura da almeno 6 mesi.
Potrebbe essere che il “proibito” del bagno pubblico renda la cosa eccitante, ma credo possa compararsi con la scomodità della posizione.

C’è solo una tecnica erotica che funziona: la strada del desiderio. Se non c’è desiderio, se non c’è eccitazione, non c’è orgasmo. Nel divertente video a seguire la sessuologa Lorena Berdun spiega bene la dinamica con uno squisito accento madrileNo che evoca molto il mio Erasmus a Madrid ❤ . Guarda lo schema che disegna alla lavagna:

Il desiderio sessuale è una tensione che vuole essere risolta in uno o più picchi.

Non è naturale che una ragazza si stimoli per comprendere come è fatta la propria anatomia ed automaticamente giunga all’orgasmo. Anzi, sarebbe anche un po’ buffo. Potrebbe essere biologicamente possibile, ma non è questa la strada maestra. A volte capita addirittura che alcune donne stuprate raggiungano l’orgasmo ma questo non significa che a loro sia piaciuto, significa semplicemente che il corpo ha avuto una reazione automatica. E’ molto importante capire la differenza tra automatismo fisico e codifica mentale.

ORGASMO: QUALE SCOPO?

Eccoci tornate al titolo. In studio spesso chiedo “ma perchè?! Quale fine hai nella tua testa? A cosa ti serve?“.

Perchè vogliamo un orgasmo? Attenzione, perchè le risposte a questa domanda sono tutte molto valide. Una delle più probabili ragioni per le quali le coppie fanno sesso è perchè è un ansiolitico e antidepressivo: ovvero fa dormire meglio e attenua le brutte avventure della giornata.

Voglio che trovi la tua risposta. E, attenzione bene, la risposta “perchè è bello” non vale, è semplicemente tautologica. Non dice nulla di più della domanda.

Cosa desideri da un orgasmo?

Vuoi sentirti fusa, attraente, piena, rilassata, divertita, perversa, curiosa …? Quello è il tuo acceleratore. E’ quello che ti farà venire.

A questo proposito non mi spiego la frenesia di voler avere uno squirting a tutti i costi: è scomodo! Certamente siamo liete di non dover più subire il pregiudizio sociale delle piscialetto nel caso si abbia uno spruzzo dall’uretra, perchè è stato capito scientificamente che non era semplicemente incontinenza di pipì… ma a cosa sia dovuta questa moda indecifrabile di voler tutte acquisire l’abilità di essere scomode a letto proprio mi è oscuro! Non è vero che l’orgasmo è più intenso se squirti perchè l’orgasmo è nella testa.

E non è importante cosa hai nelle mutande se non hai un cervello a cui connetterlo!

DOMANDE VARIE SU ORGASMO E RAPPORTO SESSUALE PENETRATIVO VAGINALE…

Hanno una sola risposta: sono poche le donne che hanno un orgasmo perchè c’è qualcosa che le stantuffa in vagina. Quello è il modo maschile di raggiungere l’orgasmo.

Solo 1 donna su 3 raggiunge l’orgasmo finchè c’è una penetrazione vaginale. Finchè, non perchè.

COSA MI FRENA?

Preoccupazioni, stress, ansia, vergogna, tristezza, giudizio, senso di inadeguatezza. Queste possono essere causate anche e soprattutto dalla tua ricerca ossessiva di un orgasmo su Google.

Sono ricerche fuori di te e non dentro di te.

Il piacere è un processo che coinvolge molte parti della tua persona, non solamente uno stato.

Cerca di vedere in grande, non nello specifico. Non cercare il punto specifico che premuto darà l’effetto sperato. Non funziona così! Funziona solamente se ti prendi cura di te e del tuo corpo e crei condizioni di fiducia e desiderio attorno a te.

 

Per altre domande, sono qui!

Harry e la Camera degli Eco Segreti.

Ho cambiato lo sfondo alla chat di WhatsApp e ho fatto una riflessione che credo sia utile divulgare qui. Pensa te da dove colgo gli spunti sulle riflessioni psicologiche.

Mi sono ricordata di un interessante intervento di Guido Saraceni al TedXVicenza2018 riguardo la diffusione delle fake news e il principio della Camera dell’Eco. Appena caricheranno il video nella piattaforma YouTube lo includerò in questo post.
La camera dell’eco è un’immagine metaforica che vuole suggerire la percezione che molti di noi hanno quando scorrono le home page sui social: troviamo sempre le stesse cose, come fosse un eco continuo. Un pochino è dovuta al fatto che cerchiamo sempre gli stessi argomenti di cui siamo curiosi e un po’ è data dagli algoritmi delle aziende che permettono di farci trovare più in fretta proprio quello che stavamo cercando.

E’ il paradosso della democrazia su internet: per quanto sia vero che c’è il tutto e il contrario di tutto; è anche vero che trovo sempre le stesse cose (e a questo proposito non vi dico quanto sia difficile la vita da sessuologa).
Quindi non mi affaccio ad una pluralità di fonti che devo poi fondere e far interagire tra loro con la mia intelligenza personale, ma trovo sempre conferme di ciò che penso già. Un’economia di pensiero, in effetti. Zero sforzi, tutta salute!

Anche perchè anche i miei amici sono ugualmente noiosi e postano e ripostano sempre gli stessi contenuti. E’ per quello che alla luce delle elezioni politiche mi sono sorpresa: i risultati cozzavano sensibilmente con la mia percezione di realtà data dalla mia camera dell’eco virtuale e reale. Una camera dell’eco che mi ha illusa di non dover dire la mia, perchè non era necessario. Che sciocca.

 

Le stesse informazioni, le stesse idee, le stesse credenze, gli stessi pregiudizi. Quello che creerebbe differenza è già stato pre-censurato. Sembra incredibile perchè la censura dovrebbe essere un affare da canali TV nazionali o privati, invece ce la vendono come servizio incluso.
Ma siamo stati noi i primi a cercare i contenuti che ci piacevano, ad esporre il nostro credo, “loro” hanno solo seguito il flusso, filtrando poi al posto nostro.
Andiamo a crearci una realtà personale unica e costruita ad hoc estremamente coerente al suo interno.

 

Aggiungo un’informazione tecnica da psicologa che vi chiedo di assemblare alla spiegazione della camera dell’eco che vi ho appena fornito e di valutarne le conseguenze: non sono le emozioni che generano i comportamenti, sono i comportamenti che generano le emozioni.

Spiego meglio perchè si tratta di un rovesciamento di pensiero, una sorta di soluzione all’intrigo dell’uovo e della gallina. Per quanto questi siano indissolubilmente legati in una relazione perversa di causa-effetto senza soluzione di continuità esiste una possibilità di frattura del sistema: cioè si può uscire dal loop.

Noi siamo fortemente convinti che per essere realmente noi stessi dobbiamo essere congrui al nostro sentire. Le persone autentiche sono coerenti alle emozioni che provano. Se siamo arrabbiati allora siamo aggressivi. Se siamo tristi ci strafoghiamo di gelato col cucchiaio grande. Se siamo felici facciamo una festa.
Cazzate. (-lo scrivo così, volgarmente, per brevità d’intenti-)

Non solo non è vero, ma può essere anche dannoso.
Sembra che se uno è triste allora deve “fare il depresso” e sembra non uscirne più, in un loop emotivo che trova continuamente conferma in se stesso.

 

Questo accade per la nostra credenza di causalità: è l’emozione che causa il nostro agire?
-NO-

Non è l’emozione che ci governa: è la nostra identità! Potremmo avere tanti, moltissimi valori, ma ne scegliamo alcuni che diventano costellazioni che guidano la nostra vita. Scegliamo di voler essere liberi oppure uguali, veri, giusti, belli, generosi, degni, affermati, appassionati, creativi,… ed è per questa ragione, attraverso il pensiero, che scegliamo di mettere in atto alcuni comportamenti nella nostra quotidianità.

E saranno poi questi comportamenti che faranno scaturire delle emozioni: se passo il weekend sola e chiusa piuttosto che non immersa tra cultura, amici, famiglia, gastronomia, aria aperta… le emozioni che si genereranno saranno completamente differenti.

La gioia non capita per sbaglio.

Si tratta della differenza tra vivere e farsi vivere. Noi siamo un filtro tra ciò che ci accade e ciò che vogliamo che accada. Siamo NOI la frattura al loop.
Noi siamo i primi a generare la camera dell’eco delle nostre emozioni.

La testa nel cielo è vero, ma il camminare ti entra da terra,
e pronti a partire, rischiare la strada,
i fiori più veri non son quelli di serra.
 – E va, più in su, più in là, controvento,
è lotta dura, ma tendi lo spago
e se sta a cuore a noi non è vana speranza:
cambierà; oltre la siepe và.

E’ per questo che dobbiamo decidere come vogliamo sentirci e quindi decidere cosa vogliamo fare stasera, cosa vogliamo fare questo weekend, come vogliamo rispondere al nostro capo, cosa vogliamo dire alla persona che amiamo, cosa fare per cena, con chi passare un’oretta al telefono la sera, a chi scrivere una mail, che musica ascoltare in auto, che tipo di sfondo vogliamo vedere sulla chat di WhatsApp, che articolo scrivere sul blog… blablabla
E non sarà comodo. Decidere non è mai comodo, eh. Bisogna immaginarsi le conseguenze delle nostre azioni (capacità predittiva), capire come potremmo stare dopo (metacognizione) e fare (il comportamento è sempre più forte dell’atteggiamento, Festinger). Vedere oltre e prenderci quella responsabilità.

Così saremo veramente autentici, perchè avremo scelto tra le possibilità infinite, non perchè ci siamo fatti scegliere dalla situazione.

Sempre più sta diventando per me un mantra la frase “scelgo quindi sono”.
Ma poi sarà più semplice perchè la camera dell’eco si autoalimenterà filtrando ciò che si avvicina sempre più alle nostre decisioni. Le gioie si moltiplicano, si rispecchiano infinitamente le une sulle altre, si autoconfermano.

Bisogna solo shiftare nel mondo nel quale vogliamo vivere.

solo

 

In bocca al lupo a tutti noi.
Io scelgo il cambiamento per me. Per questo ora schiaccerò il pulsante “Pubblica” e seguo il flow che mi dimostrerà che avevo ragione. Ovviamente.

 

(a cosa servono quindi le emozioni? a conoscere il mondo)

Inverno/primavera/estate con Anna – diario di bordo di una tirocinante

Tutto è iniziato sette mesi fa, questa avventura che mi ha portata in giro per Vicenza e provincia. Ho seguito Anna che, sempre di corsa, si destreggiava tra una scuola e un’altra, un progetto e l’altro, pazienti e interventi in diverse serate.

Il primo progetto è stato l’Amore VIgiova, un progetto rivolto ai giovani a tema affettività promosso dalla Diocesi di Vicenza, che quest’anno si è svolto a San Bonifacio.

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Sono iniziati poi i viaggi in macchina per raggiungere le scuole superiori di Breganze, l’Istituto Scotton; di Vicenza, il liceo Fogazzaro e di Piazzola sul Brenta, il Rolando. Lavorando con Anna nelle classi ho imparato a “stare” nelle situazioni: osservando i meccanismi, le relazioni, le reazioni e cercando di seguire quello che ogni classe portava alla nostra attenzione, che è stato ogni volta diverso e sorprendente. Le domande, le osservazioni, le provocazioni e le timidezze dei ragazzi sono state sempre accolte e rimandate loro come strumenti da poter utilizzare nella loro quotidianità. Credo profondamente che Anna mi abbia dato l’esempio di come la sessualità possa diventare un tema centrale per lavorare con i giovani sulle loro life skills.

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Durante questi mesi, sono partiti due grandi progetti: “Five”, diretto ad animatori di ragazzi, che ha affrontato il tema dell’educazione alla sessualità attraverso le sue cinque dimensioni (biologica, socio-culturale, ludica e relazionale-affettiva) e “Scelgo quindi sono: dall’empatia all’assertività”, un progetto rivolto a coloro che avevano già fatto un percorso clinico con Anna e che ha voluto affrontare il tema dell’assertività all’interno di un gruppo. Entrambi i corsi si sono svolti utilizzando la metodologia teatrale, con l’aiuto di Andrea Dellai (attore) e Tommaso Franchin (regista teatrale). Da queste due esperienze ho imparato che avere coraggio, essere creativi e innovativi, sempre ancorandosi a professionalità e conoscenza, apre strade meravigliose e può portare grandi risultati. Ho avuto anche la conferma che lavorare insieme all’interno di un gruppo, ci permette di raggiungere risultati inaspettati.

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Anna mi ha portata anche nelle scuole elementari. Che bello vedere che qualcosa sta cambiando!

Giocare e lavorare con i bambini di quinta elementare della scuole Levis Plona e Zanella è stato stupendo. Mi ha permesso di sentir parlare di sessualità con il loro linguaggio, tramite la loro possibilità di togliere la malizia e la nostra di scardinare i tabù. Non è facile trovare i modi giusti, entrare in una classe e sincronizzarsi con i tempi e il linguaggio. Anna è riuscita a mostrarmi come entrare in relazione: attraverso il gioco e creando in poche ore, un ambiente dove i bimbi potessero sentirsi al sicuro e liberi di chiedere quello che non pensavano si potesse dire ad alta voce ad un adulto. Ma cosa più importante, hanno capito che non c’è niente che non si possa dire ad alta voce, se lo si dice con rispetto.

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Se dovessi riassumere questi mesi in una parola, sarebbe energetica. Anna è piena di energie che non tiene per sé. Ho imparato che le giornate possono essere da 72 ore, che si può fare tutto con quattro o cinque caffè, che non è mai troppo tardi o troppo presto per una pastina o un tramezzino e che si può puntare in alto e sempre più in alto.

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dott.ssa Elisabetta Pomi