Sesso online e pornografia: tutte le risposte

Un giorno di primavera sboccia nei messaggi in arrivo una mail così:

Buongiorno dottoressa,
mi chiamo Gaia Torti, sono una studentessa dell’Accademia di Belle Arti (NABA) di Milano, per l’esame di Interaction Design io ed alcuni miei compagni stiamo sviluppando una ricerca sul sesso online e la pornografia: come viene percepita dalle persone qui in Italia e se è da considerare come un processo naturale dell’uomo oppure una deformazione.
Siamo partiti osservando fenomeni tecnologici come videogame erotici (tipicamente giapponesi) con controller specifici per i genitali maschili e tecnologie più generiche come Oculus Rift che hanno avuto un ampio utilizzo e sviluppo nel porno. Per dare delle basi più interessanti e solide alla nostra ricerca, stiamo organizzando delle brevi interviste, ci sarebbe piaciuto avere anche un’opinione esperta.

Come posso rifiutare?
Gaia sogna in grande, vuol far partire un progetto in Italia, forse un documentario. E’ una ragazza che interroga e si interroga.
Decido di approfondire con lei il tema, ricontrollo appunti, navigo, faccio domande ad altri. Per prepararmi adeguatamente passo una serata a bere vinelli e a discutere sui giapponesi e il porno.
Quando mi sento pronta rispondo.

Gaia:
Secondo Lei il sesso online è un fattore positivo per le persone? Oppure rischia di allontanarle progressivamente dalla realtà, più complessa e meno immediata?

Anna:
Parto da una premessa generale. Il sesso online non è ne’ positivo ne’ negativo: è solo sesso! Il problema della morale legato alla sessualità è molto ampio ma interessante: l’autore Jung, quasi 100 anni fa, scriveva
“Come nel primo Medioevo le attività connesse col denaro erano considerate con disprezzo, perché non esisteva ancora una morale casuistica e differenziata che regola questo settore, ma esisteva solo una morale “complessiva”, una morale “globale”, così oggi abbiamo soltanto una morale sessuale anch’essa globale. […] Una forma d’amore che non sia contemplata dalla legge è immorale, sia che nasca tra uomini degni, sia che nasca tra mascalzoni.
La sessualità è quindi considerata immorale come accadde per il denaro durante il primo Medioevo, ovvero perché non possediamo ancora delle regole che possano attribuirle una morale specifica. Non la consideriamo un argomento a sé stante. Il denaro può essere buono o cattivo a seconda della persona che lo possiede, non perché è denaro. Gode di un’ambiguità innata. Allo stesso modo il sesso è solo un atto che non possiede di per sé morale: possiamo attribuirgliela arbitrariamente. Per questo non possiamo dire se il sesso online è un fattore positivo, poiché dipende dalle persone che lo praticano. E qui giungiamo ad un’altra difficoltà: come possiamo dire se le persone sono positive o negative?

A questo si aggiunge una complessità importante, quella dimensionale. La vita è in 3D e in più c’è il tempo. Sono variabili importanti che permettono di poter esporre parti di noi un poco alla volta. Nessuno ci conosce con gli stessi occhi: io sono diversa per Silvia, Maria o Gaia. Invece su internet progettare una privacy diversificata è difficile e quindi tutti possono vedere tutto contemporaneamente: io sono uguale sia per Silvia che per Maria che per Gaia. Potremmo dire che sono appiattita in 2D e il tempo è una variabile schiacciata. La conoscenza dell’altro non avviene per gradi, ma tutta contemporanea: basta sfogliare profili.
In ogni caso si tratta di una realtà: internet non è falso perché è creato da persone vere. Così come nella vita offline ci possono essere difficoltà di relazione. E prostituzione.

G: Sono molti i siti e le applicazioni che permettono alle persone di fare “sesso via chat” tra persone che non si conoscono e probabilmente non avranno mai un vero contatto fuori dalla realtà virtuale.
Su alcuni siti, come ad esempio Habbo, c’erano casi di prostituzione online, utenti che offrivano in cambio di semplici chat erotiche pagamenti in oggetti del gioco (che erano a loro volta pagati in moneta reale dall’utente).

Cosa c’è nell’esperienza sessuale ­virtuale di così attraente da arrivare a pagarla?

A: Ogni esperienza può essere così attraente da far giungere le persone a pagarla. Quante volte abbiamo comprato oggetti inutili solo per il gusto di farlo (magari gli stessi oggetti del gioco). La psicologia della decisione ci insegna che non è l’acquisto in sé la parte rilevante, ma spesso il senso di possesso che ne deriva. Qui ritorna la premessa sulla morale: è solo perché è sesso che dobbiamo valutarla come impropria?

G: E per quanto riguarda il sesso online tra coppie che vivono a distanza, è un fattore che può contribuire al rafforzamento della coppia?

Alcune aziende hanno creato dei prototipi di robot in grado di trasmettere un bacio, basandosi sui movimenti percepiti dai sensori, ad un altro robot che li riproduce in tempo reale.

E’ una tecnologia che potrebbe essere effettivamente utile per una coppia a distanza?

A: Le coppie che vivono a distanza hanno moltissime difficoltà, ma anche dei benefici. Ad esempio la convivenza può essere considerata una difficoltà che per molte coppie risulta insuperabile. Quindi partiamo dal presupposto che molto dipende dalla coppia e dalla relazione che si è instaurata tra i due: può essere difficile vivere lontani, ma anche un ottimo terreno dove far crescere la propria relazione. Sicuramente ogni coppia deve avere una buona comunicazione, chiara, intima e complice. Se la complicità cresce anche con la sperimentazione di prototipi che fanno sentire più vicini… perché no? E’ chiaro che non sarà un vero bacio, ma se questo ci fa sorridere e giocare virtualmente con il nostro amato…
A mio parere è importante non prendersi troppo sul serio e non credere che uno strumento sia l’espressione reale di un bacio. Sarebbe come, e qui faccio un paragone forte, pensare che la fecondazione in vitro sia sesso. Certamente è generativo, spesso raggiunge l’obiettivo della fecondità meglio dell’originale, ma è evidente che non si tratta della stessa cosa. Il bacio può non essere uguale, bisogna essere coscienti del limite. E, all’interno del limite, giocarsela.

­G: Negli ultimi anni sono state sviluppate nuove tecnologie in ambito videoludico per aumentare l’esperienza di gioco, in Giappone, queste nuove tecnologie si sono fuse con la pornografia, dando vita a controller specifici per genitali maschili, una sorta di fusione tra sex toys e controller per console, indirizzati a videogame erotici dove il giocatore simula un effettivo rapporto sessuale.

hanno allegato 2 immagini:

(Immagine del gioco Custom Maid 3D con cui si può giocare con il controller di cui stiamo parlando, dove ci si crea la propria domestica personalizzata in ogni minimo dettaglio)

(Altra immagine di Custom Maid 3d che lo pubblicizza insieme all’uso dell’Oculus e dello specifico controller)

L’uomo ha davvero bisogno di questa tecnologia per il proprio appagamento sessuale?

E’ una cosa che si può definire sana, come un normale sex toy, oppure è un modo per alienarsi definitivamente dal contatto con altre persone?

A: L’uomo non necessita di nessun oggetto per il proprio appagamento sessuale. Eppure l’eros è una pulsione primaria che necessita la soddisfazione. E’ anche istinto di vita, di generatività, di creatività, di passionalità. Nonostante questa forza dalle straordinarie qualità questo istinto può essere troppo dirompente e deve sapersi contenere entro regole sociali apprese nel corso della nostra vita. Ma rimane. Per questo la società dei consumi cerca di stimolarlo per riuscire a portare le persone a compiere azioni d’acquisto non ragionate, ma istintive. Pensate ad ogni pubblicità con ammiccamenti sessuali, doppi sensi o semplicemente l’uso di bellissime donne. Vogliono sguinzagliare l’istinto primordiale. Le persone spendono capitali per sentirsi sexy (intimo, abiti, estetista). Razionalmente sarebbero tutte spese inutili: quindi in linea generale direi che qualsiasi oggetto per l’appagamento sessuale non ha “bisogno” di essere acquistato.
Nonostante questo uomini e donne acquistano frivolezze. E spesso fanno bene.

Aggiungo che bisogna differenziare lo strumento da chi ne fa uso.
I giocatori online non sono isolati socialmente, anzi direi che spesso hanno gruppi di appartenenza molto forti con i quali instaurano reali rapporti d’amicizia. Chi è in grado di relazionarsi con persone diverse e mantenere relazioni di lungo corso online è in grado di farlo anche offline. E’ stata notata una correlazione molto forte tra numero di amici nella vita reale e numero di amici virtuali: chi ha molti amici li ha in entrambi i mondi. Chi non possiede una intelligenza sociale (una delle più difficili da sviluppare) non sarà in grado di creare contatti.
In ogni caso persone instabili psicologicamente ci sono in ogni ambito, probabilmente anche in questo. Ma l’alienazione non dipende dallo strumento: non può esserne la causa. La causa è prima, o meglio dentro. Prima dell’alienazione, dentro di noi.
Bisogna saper distinguere la causa dall’uso. L’uso di eroina non ne è la sua causa prima, giusto? Sarebbe paradossale.

G: Perché, secondo lei, viene prediletto da alcune persone, in particolar modo dai giapponesi, lo stile manga, rispetto a quello reale, sia nella pornografia classica che in quella dei videogame?

A: Ogni cultura ha delle rappresentazioni specifiche. Molto della sessualità è basato sulla cultura: ad esempio in molte culture l’eiaculazione è inibita (indù, giainiste, buddiste) mentre in occidente questo non avrebbe significato. Oppure l’omosessualità: Stati dello stesso continente hanno una grandissima differenziazione per quanto riguarda le coppie di persone dello stesso sesso. I Kàbada (Colombia) considerano la masturbazione più eccitante del rapporto penetrativo. Gli esempi possono essere centinaia perché il sesso non è innato, ma è appreso. Nasciamo non fecondi e attraversiamo la pubertà che modifica il nostro modo di essere. Tutto questo avviene in una cultura che ci plasma e ci modella.
Perché i giapponesi mangiano sushi e non risotto ai frutti di mare?

G: Il Giappone è conosciuto per avere una florida industria pornografica, che non si limita a video e fumetti, ma soprattutto a videogame, che molto spesso hanno tematiche di violenza, stupro e sottomissione.

C’è un gioco dove l’obbiettivo è pedinare e poi stuprare una determinata ragazza, dove il gameplay si basa appunto sul pedinamento, evitando ostacoli e cercando di nascondersi, dove come finale, in caso di vittoria, si potrà afferrare la ragazza e violentarla.

Hanno allegato 2 immagini.

(Immagini di gioco prese da Biko 3 dove appunto si pedina e poi si violenta la ragazza scelta tra 3 o più candidate)

Chi apprezza questo genere è da considerare una persona pericolosa, un potenziale maniaco sessuale?
Oppure semplicemente una persona con dei gusti particolari, che si diverte in maniera innocente, senza nuocere fisicamente a nessuno?

Perché certe persone piace giocare a giochi dove si può stuprare, oppure leggere\vedere fumetti\video sempre su questi argomenti?
Molte persone a difesa dei giocatori di questi videogiochi, affermano che se una persona gioca ad un gioco di guerra, non crederà di poter imbracciare un’arma ed uscire ad uccidere la gente, quindi stesso discorso vale per giochi con tematiche come lo stupro.

A: La fantasia più diffusa tra le donne è la fantasia dello stupro. Eppure nessuna di loro davvero vuole che questo avvenga, ma l’idea immaginata è considerata eccitante.
In sessuologia vi è una grandissima differenza tra fantasie e desideri. Farò un esempio forse banale ma di sicuro successo: molte persone, durante il rapporto sessuale, immaginano di essere fusi con l’altro. Questo può essere considerato romantico e culturalmente apprezzato: “ci siamo sentiti una cosa sola”. E’ ovvio che è falso: non si è realmente fusi! E’ solo una fantasia impossibile. Non si è una sola carne: è sesso.
Quindi diventa chiaro ai nostri occhi cos’è la fantasia. Altro invece è il desiderio: questo vuole essere messo in pratica. Se un desiderio verrà continuamente frustrato verrà abbandonato.

Se una donna fantastica lo stupro non ha nulla di strano o malato: è una normale variante di gusto. Se lo desidera invece cade in un paradosso irrealizzabile: desidera un atto non desiderato.

In ogni caso questa fantasia è più diffusa nelle donne che negli uomini. E questo accade senza l’uso di videogiochi violenti e, tra l’altro, senza nessun sostegno della società. E’ una fantasia non culturalmente accettata. Addirittura donne che vengono realmente stuprate aspettano a denunciare il fatto perché ritengono di esserselo meritato perché ne hanno fantasticato l’evento e perciò si sentono in parte responsabili dell’accaduto. Nulla di più sbagliato: per questo ribadisco anche qui la differenza tra fantasie e realtà.

Capisco le perplessità legate al gioco, che sembra collocarsi in una nicchia tra la fantasia e il desiderio perché in un certo senso permette un maggiore agito rispetto alla mera fantasia. I giochi esistono da sempre nella società e permettono ai bambini di sperimentarsi in ambiti controllati. Poi gli adulti li perfezionano, ma nessuno di noi smette di giocare. Esistono giochi che servono per finalità diverse e l’online riesce a raggruppare più finalità in una.
Giochi di competizione (agon): in genere tutte le competizioni, sia sportive che mentali
Giochi di azzardo (alea): i giochi dove il fattore primario è la fortuna
Giochi di simulacro (mimicry): i cosiddetti “giochi di ruolo” dove si diventa “altro”
Giochi di vertigine (ilinx): Tutti quei giochi in cui si gioca a provocare noi stessi.
Possiamo quindi capire perché questo gioco piaccia.
Ogni gioco può far perdere il controllo, vedi i giochi d’azzardo oppure sport estremamente pericolosi in cui si prova il brivido della vertigine. Questo forse è il dato più interessante.

Un’altra variabile però interessante è quella legata all’apprendimento: quanto di quello che impariamo è legato all’emulazione? Bandura, psicologo padre dell’apprendimento, direbbe moltissimo. Altri autori invece definiscono riduttivo immaginare che tutto ciò che facciamo è causato direttamente da un precedente. Questa è una questione cardine della psicologia e non è ancora stata risolta.

G: Secondo lei, a fronte della forte diminuzione delle nascite in Giappone, c’è una qualche correlazione tra i problemi relazionali uomo­/donna e la loro produzione di materiale pornografico, che tende sempre di più a rendere soddisfacente a livello sensoriale ciò che è virtuale?

Da parte di alcuni paesi come il Giappone c’è una concezione della pornografia e dell’erotismo in generale, molto diversa dalla concezione che ne hanno paesi come il nostro. Tuttavia, secondo lei, perché l’occidente ha una visione del sesso fisico molto più aperta mentre invece i giochi di sesso online sono visti più spesso come pratiche per menti distorte? Invece nel mondo orientale come hanno fatto così tanti prodotti inerenti alla violenza sessuale o altro ad emergere se in quel mondo spesso il sesso fisico è considerato un tabù?

A: Quando guardiamo le altre culture portiamo sempre dei cannocchiali con delle lenti particolari: le nostre. I giapponesi potrebbero considerare invece molto strano l’uso dei video porno amatoriali che fanno gli occidentali.
La cultura giapponese ha dei valori di fondo che ne orientano la crescita in un modo che per noi non è concepibile. Non saprei dire se la diminuzione delle nascite è in realtà in qualche modo correlata con i loro modi di lavorare piuttosto che dalla religione.

Quel che sappiamo è che la pornografia non rende ciechi. Come già detto in precedenza è uno strumento e nessuno strumento è male di per sé, ma può essere sbagliato nelle mani di alcune persone che lo usano malamente.
Non rende ciechi, ma piuttosto può creare delle difficoltà relazionali se a lungo andare viene usata come unico approccio all’altro (o allo stesso) sesso. Uomini e donne pensano che tutti i genitali siano depilati perché la cultura pornografica li rappresenta così. I ragazzi delle scuole superiori non sanno dove dovrebbero crescere i peli della vulva semplicemente perché non li hanno mai visti. Confrontarsi con un mondo solamente prestazionale può dare delle aspettative distorte rispetto alla realtà. Donne dagli orgasmi facili e prolungati; uomini dalle prestazioni di marmo.
Aggiungo che la visione massiccia di pornografia fa in modo che sia l’utente a adeguarsi al ritmo del video, spesso causando eiaculazione precoce nella vita reale.

E’ evidente che non è la realtà. Ma è una realtà con delle sue logiche. L’importante è considerare questa scissione, questo limite presente. E divertirsi all’interno del limite. Sondarne le sue possibilità, trovare ciò che è di nostro gusto ed evitare quello che non ci piace.

Non è la tecnologia ad avere problemi psicologici. Se lo fosse saremmo giunti ad un’intelligenza artificiale.
Siamo noi che abbiamo problemi, o forse, che ce li facciamo.

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