ANORGASMIA o, più tecnicamente, Disturbo dell’Orgasmo è una disfunzione sessuale caratterizzata dal forte ritardo o assenza dell’orgasmo in quasi tutti i rapporti anche se la fase di eccitazione sessuale era andata benone e ci si stava divertendo, ma poi rimane solo… disagio e frustrazione. Può essere sempre presente oppure essere apparsa negli anni, può accadere in tutte le situazioni oppure no: ad esempio se ci si masturba in solitudine non v’è incertezza, ma quando c’è un partner la questione cambia. Ne soffre clinicamente il 10/15% delle donne e il 24% raggiunge raramente l’orgasmo (1 su 4). Il problema dal punto di vista sessuologico è che si richiede un sufficiente “rilassamento” per accogliere la stimolazione sessuale e una sufficiente “tensione” per esplodere in un orgasmo… e si tratta di un equilibrio fisico e mentale personalissimo, da esplorare e comprendere! Perché gli orgasmi sono come gli starnuti, non puoi comandarli. Ma puoi creare situazioni nelle quali diventano più probabili, quindi serve anche una buona complicità. Attenzione però: non per tutti è un problema non raggiungere l’orgasmo, ad alcune persone non interessa particolarmente ma trovano molta piacevolezza e soddisfazione dal contatto dei corpi eccitati e amati. Stiamo attenti a non pensare che un “giusto” rapporto erotico sia quello che ha un traguardo, una fine che è un fine.
Il disturbo dell’orgasmo maschile si chiama Eiaculazione Ritardata, sì: esiste. Ma viene portato come problema in studio clinico soprattutto quando la coppia cerca un figlio.
Nel 1972, Martin Rochlin, forse in un’altra epoca culturale perchè lui era nato nel 1928 (come mio nonno), si chiese come sarebbe chiedersi perchè si è etero.
Rochlin è stato uno dei terapeuti che più si è addoperato per giungere a quello che viene chiamato il pensiero gay-assertivo, ovvero una lotta all’omofobia prima del tempo. Cercava di trovare una dimensione di mediazione che non fosse ne’ di imposizione aggressiva, ne’ di accondiscendenza passiva. Per saperne di più dell’assertività leggi questo mio articolo.
E’ interessante perchè già nelle scuole primarie fanno molte domande su tutto, anche sugli orientamenti sessuali. Sono domande confuse, alle quali spesso non abbiamo risposta. Come se i ragazzi mi ponessero quelle che trovare qui di seguito.
Se sei etero, prova onestamente a farti alcune di queste domande. Quali sono per te le più insidiose?
E le domande del questionario di Rochlin, tantissime, suonano più o meno così:
Cosa credi che abbia causato la tua eterosessualità?
Quando e come hai deciso di essere eterosessuale la prima volta?
E’ possibile che la tua eterosessualità sia solo una fase dalla quale potresti uscire prima o poi?
E’ possibile che la tua eterosessualità derivi dalla paura di altri del tuo stesso sesso?
Se non hai mai fatto l’amore con una persona del tuo stesso sesso, come fai a sapere che non lo preferiresti?
Se la tua eterosessualità è normale, perché c’è un gran numero di eterosessuali con problemi mentali?
Con chi hai parlato delle tue tendenze eterosessuali? E come hanno reagito?
Perché alcuni etero cercano di influenzare altri e condurli al loro orientamento sessuale?
Perchè vorresti che i tuoi bambini siano etero, non sai quanti problemi comporta?
Perché insisti ad essere così esplicito e a fare spettacolo della tua eterosessualità in pubblico? Non potresti semplicemente essere quello che sei e tenertelo per te?
Come puoi sperare di mettere in pratica il disegno di Dio, se continui ad essere così compulsivamente eterosessuale?
Gli eterosessuali sono noti per aderire a dei ruoli sessuali rigidi e stereotipati. Perché sottostai a questi ruoli che creano malessere?
Come puoi godere di un’esperienza sessuale totalmente soddisfacente o di un rapporto emotivo con una persona del sesso opposto quando le ovvie differenze fisiche, biologiche e comportamentali sono così tante? Come può un uomo capire la sessualità di una donna e viceversa?
Perché gli eterosessuali enfatizzano così tanto il sesso?
Con tutto il supporto che il matrimonio riceve dalla società, i divorzi aumentano a livello esponenziale: perché ci sono così poche relazioni stabili tra gli eterosessuali?
Come potrebbe sopravvivere la razza umana se tutti fossero eterosessuali come te, considerando la minaccia di sovrappopolazione?
Con le condizioni di vita sessualmente separate della vita militare, l’eterosessualità non è incompatibile con il servizio militare?
Sembra che ci siano molti pochi etero felici. Sono state sviluppate delle tecniche e se volessi potresti cambiare. Hai mai provato una terapia?
Un numero sproporzionato di criminali, sociopatici o altre persone irresponsabili sono eterosessuali: perché si dovrebbero assumere eterosessuali per una carica di responsabilità?
Non dovresti chiedere ad alcune falangi sedicenti etero (come la convention di Verona) di stare zitte? Non migliorerebbe la tua immagine?
La grande maggioranza di molestatori di bambini è eterosessuale: pensi che sia sicuro esporre giovani a persone etero, insegnanti, pediatri, preti o capi scout?
Gli eterosessuali odiano e/o non si fidano degli altri del loro stesso sesso? È questo che li rende eterosessuali?
Perché gli eterosessuali sono così promiscui?
Perché volete sempre puntualizzare l’ipotesi di eterosessualità a persone omo famose? È per giustificare la vostra eterosessualità?
Credi che un terapeuta eterosessuale sia obiettivo? Non temi possa influenzare il tuo orientamento?
Questo articolo de La Repubblica è da leggere. Ne ho tratto il titolo, ma vi faccio un riassunto.
Un’assessore alla Salute e Politiche Sociali scrive durante le vacanze natalizie una comunicazione con la quale blocca 83 percorsi scolastici contro la violenza di genere in Trentino, in partenza per gennaio. Si tratta di progetti studiati per ragazzi, genitori ed insegnanti delle scuole secondarie, con già 91mila euro di finanziamenti attivati.
Ma un genitore anonimo ha scritto all’assessore che non si poteva leggere Extraterrestre alla pari (1979) di Bianca Pitzorno in quarta elementare, sia mai!, quindi lei ha prontamente bloccato tutto.
Anche se i progetti non erano per le elementari e la lettura del libro non c’entrava nulla.
Al di là del fatto di cronaca, che a dire il vero mi fa anche sorridere, vorrei che guardassimo meglio quello che sta accadendo.
La stessa assessore ha dovuto in precedenza difendersi da attacchi per il suo essere donna. Un articolo qui. Leggetelo, fa arrossire. Ha invocato le Pari Opportunità denunciando situazioni che violano la dignità femminile.
Funziona così: abbiamo violenza tra i generi, una lotta intestina che non sembra destinata a placarsi. Una sorta di guerra civile che serpeggia nelle case.
Questo è semplicemente terribile.
Abbiamo due possibilità di cura: il tamponamento delle situazioni critiche e la prevenzione.
I dati ci dicono che la prevenzione è l’unica possibile.
Ma c’è un problema: un problema che in Italia sta prendendo piede in maniera dilagante. Il problema è la mancata fiducia negli esperti.
Non importa se i dati scientifici e le professionalità ci dicono cosa dobbiamo fare, dobbiamo ascoltare la casalinga di Voghera perchè lei si sente di poter avere voce in capitolo.
Il tema è filosofico, è il tema della democrazia: è vero che una voce vale quanto qualsiasi altra? E’ giusto un governo tecnico o la voce di tutti?
Guardate, è un problema politico. Ma la politica è ovunque: anche nella sanità, nell’educazione.
Politica è quando un paziente entra nel mio studio e si è già fatto la diagnosi su wikipedia, e pensa di riuscire a risolvere il suo problema leggendo dei rimedi letti in giro e non si fida di me.
Come dice Giddens la nostra società è autoriflessiva, pensa a se stessa. Ognuno riflette su di sè e si interroga su ciò che è meglio per sè.
E’ un grande pregio, una conquista dell’uomo. Una conquista ottenuta da decenni di pace e progressi scientifici che ci permettono di stare meglio fisicamente ed avere tempo libero. Tempo per pensare a noi stessi, per informarci, per leggere. Per leggere queste righe.
Ormai l’effetto Dunning-Kruger è noto: appena si approccia una materia ci si sente molto competenti, progressivamente la nostra percezione di auto-competenza decresce, fino a giungere ad una saggezza dell’esperto che è più cauta di chi invece è alle prime armi.
L’esperto non è certo. Non è spavaldo. Conosce il suo territorio, riconosce i pericoli.
Confidate in professionisti cauti, pronti al confronto e al dialogo. Fidatevi.
In un secolo che sta cercando di uscire dal machismo arriva Sex Education, la nuovissima serie lanciata da Netflix che sta ottenendo un meritatissimo successo planetario, 8 puntate super bingeabli.
La serie, creata dall’emergente Laurie Nunn e diretta da Ben Tylor, muove da un tema arcinoto: i ragazzi non hanno figure educative che parlino di sesso. Così in una scuola britannica nasce una clinica non autorizzata per problematiche sessuali inaspettatamente diretta da un adolescente incasinato e vergine.
L’ho guardata perchè dovevo. Non potevo farmi sfuggire il nuovo prodotto di punta per adolescenti. E invece mi ha conquistata. Divertente, elegante, istruttivo. Fuori dagli stereotipi.
Riesce a non essere dicotomico. Ha due anime che parlano tra loro: impegnato e leggero.
Ha una chiave sociale e politica brillante, conquista. Nessun tema è banalizzato. Serie seria. Temi complessi con soluzioni intelligenti.
Ed inoltre parla piacevolmente di piacere, non reprime, non giudica. Alleggerisce. E’ autoironica.
Non è come la serie Settimo Cielo che affronta temi complessi con soluzioni paternalistiche corroborate dall’evidenza dei fatti – se fai la cosa sbagliata il karma ti porta a soffrire.
L’atteggiamento al problema fa tutta la differenza.
Passa senza intoppi dall’humor esilarante al momento drammatico. I personaggi sono multidimensionali. Tutto compenetra opposti, trova sintesi.
SPOILER ALLERT: guardatevi la serie. La consiglio vivamente e mi aspetto che commentiate con me i passaggi irriverenti e rilevanti.
Fa ridere, è leggera, scorrevole. E’ inaspettata e credo che questo sia il suo pregio. Quindi finite le 8 puntate e tornate qui.
Sembra un classico: una british commedy per adolescenti.
Sembra un déjàvu: il ragazzetto sfigato, l’amico più sfigato, la femminista alternativa, i bulletti, il preside arcigno, la madre single che non ce la fa, la scuola lacunosa, la provincia, il ballo di fine anno. Sembra un mix di stereotipi: la famiglia dei neri ha un sacco di figli e va in chiesa, la terapeuta sessuologa è una ninfomane, perfino l’idraulico è quello che si fa le clienti. I gay sono effeminati, i figli litigano con i genitori, le bullette sembrano Le Ragazze di Beverly Hills, blablabla.
Il riassunto della trama è più o meno questo: non succede praticamente niente.
Due amichetti del cuore crescono assieme, litigano ma si ritrovano.
E INVECE
Credo sia una meravigliosa commedia legata allo stile narrativo degli “e invece”. Le situazioni si capovolgono continuamente. Gli autori ti portano a credere fino in fondo che la trama si avvicinerà alle tue aspettative, e invece. Con questo stile si comprende come si può uscire dallo schema: una serie contro gli stereotipi che esce dagli streotipi.
Inghilterra, scuola superiore, anno incerto.
Non si coglie il tempo nel quale si muovono i personaggi. Anni 80 e 90, con degli elementi precedenti, un po’ preppy. Ottimo escamotage – penso io – così non dovranno trovare risposte ai temi contemporanei! Mantiene questa atmosfera vintage dai toni color terra, inquadrature ampie ed eteree, fino a quando, dal niente, estraggono dalla tasca un cellulare e… chattano!
Poi infatti compaiono i temi del cyberbullismo e del sexting.
Ciò fa ben intendere che non si tratta di temi nuovi, gli strumenti cambiano ma le dinamiche sono un classico. Gli adolescenti non sono alieni post-moderni incomprensibili, sono come siamo sempre stati.
Ecco, la serie è così. Si crea un’atmosfera parallela in cui tutto sembra possibile e poi te la sbrandellano in faccia, per poi ricostruirla con dei voli pindarici narrativi che ho adorato. Pensate all’episodio in cui Otis ed Eric si vestono da Hedwig, ovvero da -diciamo- drag queen. [nota. Da Hedwig!!! Un film che adoro! Ho la colonna sonora in auto e la uso come spinta prima di andare nelle classi a fare educazione sessuale! Ho scritto su di lei questo post.] Il mio cuore batteva perchè attendevo con angoscia il momento in cui sarebbero stati ridicolizzati e picchiati per questa ragione: non puoi andare in giro per la provincia con minigonna-jeans e parrucca bionda, dai. E invece passano i minuti e gli altri personaggi interagiscono con loro quasi con nonchalance. Surreale. Mi lascio conquistare da questo mondo parallelo, dove tutte le cose sembrano possibili. Improvvisamente vengo svegliata da un pugno allo stomaco, anzi sullo zigomo.
Il ritmo è serrato, i personaggi intensi: la causalità è multipla, complessa, le cose accadono a causa di molte ragioni. Intendo dire che negli episodi succedono così tante cose che farne un riassunto sarebbe talmente lungo che… a questo punto guardatevi la serie. Succede di tutto per fare in modo che non accada nulla. La staticità è un sistema mutevole. L’amore come motore immobile.
Personaggio preferito: il padre di Eric. All’inizio pensi sia totalmente incapace di comprendere la complessità, poi capisci che è l’unico che ha semplicemente capito, poi nonostante la sua perfezione paterna ammette di poter essere migliore. Uao. Un personaggio lineare, solido, a tutto tondo. Non ha grandi evoluzioni, ma permette allo spettatore di conoscerlo meglio. Ho letto in rete alcune descrizioni che lo dipingevano come “il padre conservatore del ragazzo gay”. Naaah, avete capito male. All’inizio ci fanno intendere che è così, in realtà è il vero alleato, la vera forza del figlio.
Attrice preferita: Tanya Reynolds, ovvero Lily. Si tratta di una studentessa che disegna fumetti erotici fantascientifici. Ha la fissa di perdere la verginità al più presto e invece scopre di avere un vaginismo, ça va sans dire. La scena in cui viene introdotta fa subito pensare ad American Pie, il flauto della banda. E invece. Durante il suo ballo in camera di Otis ho fatto una standing ovation dal divano con forti applausi e faccia convinta per la sua performance! (davvero) E’ la fatina madrina del 2019.
Scena TOP: “it’s my vagina”. La scena è tremendamente femminista, eccessiva, struggente. Ma la narrazione che l’accompagna nel corso della puntata fa percepire la sua forza, togliendo lo stucchevole. Olivia e Ruby, nemiche-amiche. Il femminismo è una cosa tra donne, il bodyshame è una cosa da donne. Non è una contraposizione banale con il maschile. Vediamo la compenetrazione tra contesto sociale e situazioni personali.
Probabilmente la soluzione razionale sarebbe stata semplicemente andare dalla polizia postale, la serie punta ad una soluzione più elegante.
Carellata di “e invece”:
Maeve scappa dalla casa di Jackson dopo aver conosciuto la sua perfetta famiglia, nessun commento sul fatto che siano due mamme.
Le coppie sono spesso modello ringo: Maeve e Jackson, Otis e Ola, Eric e Adam, Lily e Octoboy, Sean e Tiana, le mamme di Jackson.
Jean, la mamma terapeuta, non dice mai la cosa giusta, fino alla fine, senza redenzione. E’ sbagliata almeno quanto riesce ad essere tremendamente sexy. Ma mai si dubita che al lavoro possa essere brava e professionale. E’ Skully di Xfiles.
Aimee fa spesso sesso con i ragazzi più sexy, sembra le piaccia davvero, e invece. Scopre il piacere in sè stessa: banale ma giusto.
Adam ha un approccio omosessuale che sembra essere solo una sbandata. Invece cerca di sfiorare e carezzare Eric durante le ore di scienze. Potrebbe nascere qualcosa di corrisposto, e invece.
Maeve è una tigre brillante nata in una famiglia disastrata, incredibilmente capisce di volere Otis e invece lui si mette con Ola. Io spero vivamente che ci sia solo questa stagione e che si concluda così! Mi sarei aspettata un “vissero per sempre felici e contenti” e invece. Meglio così, meno stucchevole, più reale.
Jackson vince la gara di nuoto per far rimanere Maeve a scuola, e invece.
Il sesso è una scusa per parlare d’altro. Perchè la sessualità è così: un luogo dove tutti i temi si toccano e si intrecciano.
Otis dice spesso la cosa davvero giusta -come fosse una di quelle belle frasi motivazionali che incorniciano i selfie fatti in bagno-, che però si rivela essere quella sbagliata: peggiora la vita ad Adam (che si mette in ridicolo), a Sean (che tenta il suicidio), alle ragazze lesbiche (che si mollano), a Ruby (che litiga con Olivia)…; cerca di dire la cosa sbagliata a Jackson e invece è quella giusta (e si mette con Maeve).
Lui ci prova, ma resta solo un sex coach, non un terapeuta: i suoi discorsi sono ben piazzati. Un sacco di belle parole che destano l’ammirazione del pubblico adulto: infatti sono cazzate. Otis non sa fare questo lavoro, ricalca ciò che fa la madre solo perchè vuole stare vicino a Maeve.
I suoi pazienti capiscono quello che vogliono capire, infatti lui suggerisce soluzioni che a suo parere potrebbero essere funzionali. Fa fare ad altri lavori su loro stessi che lui non ha mai sperimentato, non è un vero empatico. Mette etichette, non fa un’analisi del caso personalizzata.
Sarà Lily ❤ a farlo scendere dalla collina a tutta velocità perdendo le inibizioni, così lui finalmente potrà correre da Ola e farle un discorso mal fatto ma autentico e carico di emotività.
Sul web c’è tutto.
Per quanto si sia già scritto molto dell’orgasmo sento che ancora c’è la necessità di aggiungere alcune informazioni e riflessioni.
La prima motivazione che mi spinge a scrivere è l’essere riuscita ad accedere ad una montagna di domande raccolte negli scorsi giorni su Instagram da MySecretCase. Le stories dell’azienda sono state sommerse da dubbi e perplessità delle ragazze online e questo dimostra che è necessario che se ne parli. Sono ancora tante le incertezze e le informazioni confuse. Inoltre l’argomento è delicato.
La seconda motivazione è legata all’attività clinica che svolgo: ho incontrato molte donne che mi hano parlato dei loro orgasmi. E anche dei loro non-orgasmi.
Avevano già letto tutto su internet, avevano raccolto montagne di informazioni. Ma le informazioni non erano assemblate tra loro: lo sguardo del professionista interpreta la domanda e coglie quali sono i dettagli che sono sfuggiti alle iternaute. Internet ha moltissime risposte, bisogna però saperle interpretare agli occhi saggi di chi conosce non solo il fenomeno, il dato, la ricerca, ma anche come questo si incastra in ciò che era precedentemente conosciuto.
Ecco quindi ciò che credo sia rilevante da sapere a proposito degli orgasmi femminili.
COS’E’ UN ORGASMO?
C’è solo un tipo di donna che fa questa domanda: ovvero chi non l’ha mai provato. Forse per poca esperienza (giovane età, casi della vita, scelte), forse per un’anorgasmia primaria (non aver mai raggiunto l’orgasmo nonostante diversi tentativi mirati: qui serve un colloquio clinico per capire la situazione!).
Per chi non lo ha ancora sperimentato è necessario focalizzarsi su un tema importante: l’orgasmo è come uno starnuto. Si tratta di un riflesso involontario causato da una reazione ad uno stimolo esterno.Un gruppo di ricercatori del Mit sostiene che lo starnuto è uno dei momenti di vita nei quali siamo più vicini alla morte (video). Il nostro corpo però, invece che liberare goccioline di saliva e muco, libera endorfine e ossitocina nel cervello a tal punto che la mente ripensa a quello che sta accadendo e dice “no, vabbè, ma che figata!” e si lascia andare come fosse una piccola morte (detta anche The Little Death).
Spiegone per gli uomini: si hanno piccole contrazioni ritmiche della zona genitale che possono essere accompagnate da sensazioni di spasmo (la schiena di innarca, i piedi si tendono, la pelle si arrossa) e sensazioni di abbandono e benessere (calore diffuso, spossatezza).
Intendo dire che il riflesso è involontario, ma la codifica è mentale. L’orgasmo è più simile alle convulsioni che al piacere. E’ la testa che ci dice che si tratta di piacere! L’orgasmo inteso come estasi non accade nei genitali, accade nella testa.
COME FACCIO AD OTTENERE UN ORGASMO?
Come faresti con uno starnuto: non ci sono ricette assicurate, ci sono solo strategie che mediamente riescono a farti accedere più facilmente alla risposta incontrollabile che è l’orgasmo. Sai già che gli starnuti possono aumentare di probabilità se sei raffreddata, se annusi il pepe, se guardi il sole, se ti fanno il solletico alle narici (altre idee bizzare qui)… però ognuna di noi è differente ed ha accesso in maniera personale e particolare all’orgasmo.
Per l’orgasmo femminile abbiamo molte possibilità, come molte sono le possibili anatomie del femminile: possiamo solleticare il clitoride esterno/interno, possiamo insistere sul punto G all’interno della vagina, possiamo provare a giocare con i capezzoli, con l’ano, con le svariate zone erogene, con la sola fantasia… blablabla ma a proposito di questo trovi di tutto su internet. Googla. Fai quello che ti pare, ma non farti del male e cerca di non prendere malattie sessualmente trasmissibili.
Ogni orgasmo è di prima classe.
Se qualcuno vuole farti sentire sbagliata, c’è qualcosa di sbagliato.
Precisazione per gli uomini: le donne sentono molto il ciclo ormonale. Ci sono dei periodi nel mese nei quali hanno più desiderio, altri periodi in cui ehm… no.
QUAL E’ IL METODO MIGLIORE?
La donna è come una macchina: ha un freno a mano, un acceleratore e un freno a pedale per le frenate brusche. Altro che donne e motori.
Parliamo di acceleratore e di tutto ciò che preme in quella direzione: una buona salute fisica (anche del perineo), un contesto romantico e alcuni contenuti erotici.
La storia romantica serve: voglio intervistare personalmente le ragazze che dicono di provare piacere facendo sesso nel bagno della discoteca. Solo l’11% delle ragazze universitarie americane riferisce di raggiungere l’orgasmo la prima volta con un nuovo partner, mentre la percentuale sale al 67% per le studentesse la cui relazione dura da almeno 6 mesi.
Potrebbe essere che il “proibito” del bagno pubblico renda la cosa eccitante, ma credo possa compararsi con la scomodità della posizione.
C’è solo una tecnica erotica che funziona: la strada del desiderio. Se non c’è desiderio, se non c’è eccitazione, non c’è orgasmo. Nel divertente video a seguire la sessuologa Lorena Berdun spiega bene la dinamica con uno squisito accento madrileNo che evoca molto il mio Erasmus a Madrid ❤ . Guarda lo schema che disegna alla lavagna:
Il desiderio sessuale è una tensione che vuole essere risolta in uno o più picchi.
Non è naturale che una ragazza si stimoli per comprendere come è fatta la propria anatomia ed automaticamente giunga all’orgasmo. Anzi, sarebbe anche un po’ buffo. Potrebbe essere biologicamente possibile, ma non è questa la strada maestra. A volte capita addirittura che alcune donne stuprate raggiungano l’orgasmo ma questo non significa che a loro sia piaciuto, significa semplicemente che il corpo ha avuto una reazione automatica. E’ molto importante capire la differenza tra automatismo fisico e codifica mentale.
ORGASMO: QUALE SCOPO?
Eccoci tornate al titolo. In studio spesso chiedo “ma perchè?! Quale fine hai nella tua testa? A cosa ti serve?“.
Perchè vogliamo un orgasmo? Attenzione, perchè le risposte a questa domanda sono tutte molto valide. Una delle più probabili ragioni per le quali le coppie fanno sesso è perchè è un ansiolitico e antidepressivo: ovvero fa dormire meglio e attenua le brutte avventure della giornata.
Voglio che trovi la tua risposta. E, attenzione bene, la risposta “perchè è bello” non vale, è semplicemente tautologica. Non dice nulla di più della domanda.
Cosa desideri da un orgasmo?
Vuoi sentirti fusa, attraente, piena, rilassata, divertita, perversa, curiosa …? Quello è il tuo acceleratore. E’ quello che ti farà venire.
A questo proposito non mi spiego la frenesia di voler avere uno squirting a tutti i costi: è scomodo! Certamente siamo liete di non dover più subire il pregiudizio sociale delle piscialetto nel caso si abbia uno spruzzo dall’uretra, perchè è stato capito scientificamente che non era semplicemente incontinenza di pipì… ma a cosa sia dovuta questa moda indecifrabile di voler tutte acquisire l’abilità di essere scomode a letto proprio mi è oscuro! Non è vero che l’orgasmo è più intenso se squirti perchè l’orgasmo è nella testa.
E non è importante cosa hai nelle mutande se non hai un cervello a cui connetterlo!
DOMANDE VARIE SU ORGASMO E RAPPORTO SESSUALE PENETRATIVO VAGINALE…
Hanno una sola risposta: sono poche le donne che hanno un orgasmo perchè c’è qualcosa che le stantuffa in vagina. Quello è il modo maschile di raggiungere l’orgasmo.
Solo 1 donna su 3 raggiunge l’orgasmo finchè c’è una penetrazione vaginale. Finchè, non perchè.
COSA MI FRENA?
Preoccupazioni, stress, ansia, vergogna, tristezza, giudizio, senso di inadeguatezza. Queste possono essere causate anche e soprattutto dalla tua ricerca ossessiva di un orgasmo su Google.
Sono ricerche fuori di te e non dentro di te.
Il piacere è un processo che coinvolge molte parti della tua persona, non solamente uno stato.
Cerca di vedere in grande, non nello specifico. Non cercare il punto specifico che premuto darà l’effetto sperato. Non funziona così! Funziona solamente se ti prendi cura di te e del tuo corpo e crei condizioni di fiducia e desiderio attorno a te.
Ci sono dei consigli per il mantenimento e miglioramento della coppia che sono fuffa vera.
E poi spicca un geniaccio, un vecchiarello che ha studiato per 40 anni le coppie nel suo “love-lab”, che dispensa dei consigli utilissimi e fondati sulla ricerca: è il professore emerito John Gottman, riconosciuto come uno dei 10 più influenti terapisti dell’ultimo quarto del secolo scorso. Nella foto è con la sua co-terapeuta, la moglie Julie, sposata 30 anni fa, dopo 2 divorzi.
Vi riassumo il suo lavoro con le parole di Martin Seligman, padre della psicologia positiva, che così descrive il lavoro di Gottman nel suo best-seller “La costruzione della felicità” (libro che ho comprato usato a 2 euro 12 anni fa e ho letto in una calda estate in Toscana con i grilli di sottofondo, inconsapevole di quale tesoro della psicologia fosse):
Gottman riesce a prevedere con una buona approsimazione quali coppie divorzieranno e quali rimarranno sposate, e usa questi dati per formulare programmi di sostegno per le coppie in crisi. Osservano centinaia di coppie interagire per 12 ore al giorno in un intero fine settimana nel suo “love-lab” (una confortevole casa-laboratorio, in cui la coppia viene osservata attraverso gli specchi unidirezionali), Gottman riesce a prevedere il divorzio con un’attendibilità media di oltre il 90 per cento. I sintomi sono i seguenti:
forte disaccordo iniziale
atteggiamento critico verso il parner, più che lamentele
manifestazioni di disprezzo
suscettibilità e atteggiamenti difensivi
mancanza di conferme (e atteggiamenti di ostruzionismo)
linguaggio corporeo negativo
Sul versante positivo, Gottman riesce anche a prevedere quali matrimoni miglioreranno negli anni. Egli ha scoperto che queste coppie dedicano al proprio matrimonio almeno 5 ore la settimana. Ecco ciò che fanno, e vi consiglio di riflettere su questi suggerimenti:
nell’accomiatarsi, la mattina, queste coppie si informano su almeno una cosa che il partner farà durante la giornata (2 minuti per 5 giorni = 10 minuti).
Nel ritrovarsi, al termine di ogni giornata di lavoro, la prima conversazione di queste coppie verte su argomenti a basso tenore di stress (20 minuti per 5 giorni = 1 ora e 40 minuti).
Manifestazioni di affetto: toccarsi, stringersi, stare abbracciati, baciarsi, il tutto con tenerezza e indulgenza (5 minuti per 7 giorni = 35 minuti).
Un appuntamento settimanale. Queste coppie hanno l’abitudine di riservarsi almeno 2 ore la settimana per star soli loro due in un’atmosfera rilassata: una piccola “revisione” periodica del loro amore (2 ore a settimana).
Ammirazione e apprezzamento reciproci. Ogni giorno queste coppie si manifestano almeno una volta questi sentimenti (5 minuti per 7 giorni = 35 minuti).
Totale: 5 ore.
Quando chiedo alle coppie di quanto tempo assieme avrebbero bisogno per stare bene mi sparano sempre numeri altissimi: l’intero weekend? No, meno. Tutte le sere tornando presto da lavoro? No, non serve. Bastano 5 ore. Ma siamo in grado di trovare 5 ore ogni settimana da dedicare alla nostra relazione?
Non è molto tempo, ma è un buon tempo.
Infatti la qualità dell’incontro è più importante della quantità. Dopotutto che aspettiamo? Si tratta di stare in compagnia con l’uomo o la donna migliori del mondo, quelli che abbiamo scelto. Trovatele. Niente scuse. Se non le trovate è perchè in realtà non vi interessa: impegnatevi nel trovare delle oasi di intimità, ammirazione, confronto all’interno di routine che possono sembrare fagocitanti.
E dopo che siamo riusciti ad organizzarci il nostro appuntamento settimanale?
… NEWS!
Per aiutarci ancor di più John Gottman (sempre sul pezzo il vecchiarello) ha anche appena prodotto una APP! Che è esattamente il contrario di una app per appuntamenti: cioè, gli appuntamenti ci sono davvero, ma sempre con la stessa persona. Non devi cercare altrove quello che non hai, ma lo devi costruire con chi ti sta al fianco.
Io e mio marito ci abbiamo giocato tutta la sera, è carina, semplice, anche se in inglese. Si chiama Gottman Card Decks e contiene domande stimolo da farsi l’un l’altra, suggerimenti di attività da fare assieme, frasi carine da dire, provala: …qui su Google Play!
Siete talmente in crisi che vorreste andare direttamente al “love-lab”? Sappiate che la casa-laboratorio si trova su un’isola, ci sono mesi d’attesa e costa 7500 dollari per un weekend…! Hanno anche inventato uno schema a casetta che riassume la teoria di Gottman, qui vi si può riflettere gratis.
Figuriamoci che lo scorso anno una nota azienda di materassi spagnola ha pubblicizzato i propri prodotti con il seguente slogan: “il letto è l’ultimo bastione di libertà che ci rimane. Alla Flex pensiamo che sul tuo letto tutti possono fare – o non fare – quello che gli pare. Perchè la notte, la notte è nostra“.
Le Iene sono sempre sensazionalistiche e l’intervistatore Matteo Viviani pone delle domande tendenziose e pregiudizievoli da farmi venire il prurito alle mani (vabbè, ma io sono una con la collera e lo sdegno facile).
Quante faccine WOW hanno ottenuto sui social! Che meraviglia, l’ennesimo circo delle bestie rare a Le Iene!
Discreto e attento invece il breve intervento del sessuologo Fabrizio Quattrini…
Per la verità il movimento degli a-sessuali è attivo e si fa potentemente sentire: mi capita di avere in studio ragazzi e ragazze che ritengono di essere a-sessuali, anche se spesso sono solo confusi dal mondo delle etichette.
Avere un nome per descriverti è rassicurante, non c’è dubbio.
La comunità scientifica ancora si interroga sulla tematica: è calo del desiderio? E’ avversione sessuale? E’ asessualità? Come condurre una diagnosi corretta? Sapendo che la metà dei casi in consultazione sessuologica sono legati al disturbo del desiderio bisogna essere davvero ben informati per non cadere nell’errore diagnostico di pensare che l’asessualità (sana) sia un calo del desiderio lifelong (potenzialmente curabile) o il contrario.
Il tema scientificamente rilevante per cui vi suggerisco di leggere questa analisi della relazione tra asessualità e DSM-V, il manuale diagnostico dei disturbi psicologici usato in tutto il mondo per le diagnosi: L’Asessualità nel DSM5. Intersexioni (brav*! vi seguo sempre!) analizza come vengono percepiti gli orientamenti sessuali dagli psicologi e psichiatri.
Interessante è infatti questa loro valutazione, con la quale mi scontro quotidianamente in studio: “Innanzitutto, così come per altri cosiddetti “disturbi sessuali”, il DSM non dà indicazioni riguardo a cosa sia considerato “normale” o “non patologico”, ma allo stesso tempo non manca di descrivere taluni disturbi (incluso l’HSDD) come ipo- o iper- rispetto a una norma mai definita.”.
Dal DSM-5: “se sei asessuale non hai un calo del desiderio”:
Mi capita di vedere “persone googlate“: cioè che costruiscono la loro identità facendo surf sulle pagine dei risultati di Google. Apprezziamo la ricerca, ma la questione non è semplicissima: la costruzione dell’identità sessuale è un mix tra sesso d’appartenenza, espressione di genere e orientamento sessuale. La ricerca online è fondamentale per confrontarsi ma deve essere ancorata ad un quadro di riferimento che sappia leggere le informazioni che ne scaturiscono. L’identità sessuale infatti non è meramente un equilibrio delicato, ma piuttosto di un sistema in evoluzione continua che necessita di essere svincolato dai pregiudizi sociali e personali per poter crescere e maturare.
Molti sono infatti anche i pregiudizi personali: “se sono asessuale devo comportarmi secondo una certa etichetta, si presuppone che io faccia, dovrei avere queste fantasie…”. Chiaramente ciò accade anche per altri orientamenti (ad esempio l’eterosessuale o l’omosessuale) che invece di essere semplicemente una espressione di sè diventano l’espressione di un comunità culturale di appartenenza. Quanto è difficile, ad esempio, essere omosessuali se si viene automaticamente valutati come esponenti della cultura gay.
Insomma non è una questione sensazionalistica, anzi. E’ un tema di dibattito culturale che mette in discussione molti dei cardini della società contemporanea tra i quali “perchè l’umanità fa sesso” soprattutto ora che il concepimento può avvenire anche in laboratorio.
Un’analisi liberante-liberatoria in un recente articolo, tradotto in italiano qui, scritto da un asessuale cismale forse romantico o eterotomantico o forse no.
E’ in arrivo una nuova rivoluzione sessuale?
(Il color viola dell’asessualità è colore Pantone 2018, parliamone)
C’era una volta lo Stato Italiano che voleva fare il FertilityDay.
Sembra passato un sacco di tempo dalla polemica, dalla bufera, dalla tragedia, eppure è solo un anno.
Le intenzioni, sappiamo, non erano malvagie, ma la gestione della comunicazione è stata pessima. Soprattutto perchè forse ha generato una gran confusione tra il termine fertilità (biologico, che sta diventando un problema italiano) e la parola natalità (sociologica, che è Il Problema Italiano).
Per fortuna nel giro di 12 mesi le cose sono cambiate, la comunicazione ha fatto passi avanti giganteschi riguardo la promozione di sani stili di vita!
…cosa c’è di maledettamente più marcio nella comunicazione se non fare un LOGO con l’hashtag?!
Cose da strapparmi gli occhi.
E’ come intitolare un nuovo cinema “Modernissimo” o “Progresso”: l’apoteosi dell’improbabile paradosso. Vecchi. Siete vecchi dentro.
In ogni caso il sito #IdeeFertili che sta sviluppando la Società Italiana di Fertilità e Sterilità (SIFeS) è esteticamente bello. Ovviamente il cash l’ha messo una farmaceutica privata. Non solo, nella home (qui) trovate un quiz su “scopri quante ne sai” che è davvero interessante e per nulla banale se non che… anche io ne ho sbagliata qualcuna!
Ora, se una sessuologa sbaglia qualche risposta ad un quiz sulla sterilità pensato per i gggiovani (14 – 26 anni), penso ci sia qualcosa che non funziona dal punto di vista comunicativo. Soprattutto pensando che il sito è stato creato in risposta ad una ricerca condotta questa primavera su quasi 1500 ragazzi: che domande avranno posto? Il linguaggio è esageratamente tecnicoscientifico.
O meglio, in realtà penso che hanno centrato il target che più è in difficoltà con il tema della fertilità: i trentenni laureati. Quegli uomini troppo giovani per aver fatto la visita urologica a Naia, quelle coppie troppo studiate per essere uscite di casa ancora ventenni, quei ragazzi degli anni ’80 che sono stati contagiati dallo spot sull’AIDS da mettere i brividi, quelli troppo vecchi per poter googlare “ho una perdita biancastra” a 17 anni.
Insomma noi, i “modernissimi”.
Ecco dunque un ottimo sito da seguire per trentenni che sanno che l’orologio biologico ticchetta. Ciò che avrebbe dovuto fare la Lorenzin è stato realizzato da una farmaceutica che ha a sua volta sbagliato il target. Olè.
Un abbraccio, miei coetanei, ed un consiglio:
prendetevi cura della vostra salute di coppia, nessun altro lo farà.
Ed invece, video promozionali fatti bene:
PS. Un dato rilevante vero e valido che è emerso dalla ricerca: 9 ragazzi su 10 non hanno mai fatto una visita urologica/andrologica. Regà: eddai.
Non è facile trovare ciò che le donne ritengono essere del materiale erotico, da una googlata. Spesso ne discuto, qui in studio.
Ho visto molte ragazze che mi dicono che i video di youporn non dicono loro nulla. Oscenità poco interessanti, che non eccitano, che passano tra il disinteresse e il disgusto.
Alcune hanno letto 50 Sfumature di Grigio, apprezzano di più la storia, come fosse un grande ritorno degli Harmony che così andavano di moda anni fa, dall’edicolante. Ricordate la serie di libri passionali a basso costo? Esistono ancora, pubblicati incessantemente dal 1981, con centinaia di nuovi titoli ogni anno.
[NDR. Per un’incredibile fatalità che non posso non segnalarvi con tono divertito (!) proprio da domani sarà in vendita un romanzo che parla di una psicologa esperta di sessuologia che si ritrova a lavorare in una clinica per disfunzioni sessuali e deve apprendere velocemente, sulla sua pelle, tutte le dinamiche scottanti del sesso. Il suo partner è un collega figaccione che sta investigando la relazione tra materiale pornografico audio ed eccitazione femminile. Il libro si chiamerà Lezioni Fuori Orario e potete leggerne uno stralcio qui.]
Cos’è il fulcro del desiderio femminile?
La stessa domanda se la sta ponendo un’abile illustratrice (forse) francese che vi consiglio di tenere sott’occhio: Apollonia Saintclair. Sta pubblicando sotto pseudonimo le sue tavole erotiche in una collezione di tre libri. Una rassegna intitolata Ink Is My Blood.
Ho selezionato qui le più realiste e meno pornografiche, che possano stuzzicare la vostra attenzione ma non scandalizzare i cuori e le anime.
Sta raccogliendo molti consensi, la sua operazione di crowdfunding per la pubblicazione del secondo volume ha superato le aspettative. Rimangono 5 giorni a disposizione per sostenere la stampa del libro con 130 tavole erotiche, un po’ ironiche, un po’ dark.
Molto noir, a volte realiste, a volte surrealiste. Forse a tratti ricorda Milo Manara, ma è proprio il punto di vista che vuole fare la differenza: è femmina!
Un successo inaspettato? Forse è riuscita a colpire l’immaginario, ad accedere al proprio senso del piacere e a renderlo fruibile. Riesce a parlare alla parte nascosta, chiaramente, nero su bianco. Non sono semplici tavole erotiche, qui c’è del genio. Introspezione. Ricerca. Immagini che parlano di sensazioni vere. Vuole illustrare le possibilità della sessualità, liberare l’immaginario che è stato colonizzato (Latouche porta pazienza, ma è vero ❤ ).
Trovate una sua interessante intervista qui sul magazine Dazed che parla di avanguardie culturali.
Non solo libri…
Irriverente, divertente, femminile, giovane. Stupenda! Quando l’ho vista ho proprio pensato che in fondo io, a questa Apollonia, mi sa che voglio bene. Grazie che ci sei!
PS. Se siete a conoscenza di materiale interessante che può essere clinicamente rilevante per i disturbi del desiderio maschile e femminile… scrivetemi in privato! Aspetto sempre suggerimenti! 😉
Il pettegolezzo ha una fama abbastanza cattiva ma forse non del tutto meritata. Ma com’è possibile, dirà qualcuno, che ci sia qualcosa di buono nello sparlare di amici e conoscenti, per di più alle loro spalle? E’ vero che certi pettegolezzi nascono dalla meschinità o dall’invidia, ma ciò non basta a screditare in generale un’attività che ha spesso una connotazione morale positiva.
Una persona maligna farà pettegolezzi maligni, una persona spiritosa farà pettegolezzi spiritosi, una persona cauta farà pettegolezzi cauti. Ci sono molti tipi di pettegolezzo e nessuno di questi è necessariamente cattivo o ostile. Non dobbiamo confondere il pettegolezzo con la calunnia o la maldicenza. Dire che Gianni è un violento significa formulare un giudizio morale, fondato o infondato che sia, non è fare pettegolezzo. Affermare che Gianni è un truffatore, se questo non è vero, non è un pettegolezzo, ma una calunnia. La calunnia e sua sorella minore, la maldicenza, producono mere menzogne, mentre il pettegolezzo ha un certo rispetto per la verità. Esso aspira a stabilire come siano andate realmente le cose, cita quando possibili le fonti, cerca riscontri indipendenti, lascia margini di dubbio. Il pettegolezzo si propone non di denigrare il suo oggetto ma di svelarne la vera identità morale. Esso muove dal desiderio di sapere e dal bisogno di valutare, di immaginare, anche di recitare una parte in una commedia. Di qui nasce il rapporto paradossale con la verità, che viene rispettata e nello stesso tempo tradita.
Lo spunto della storia è spesso vero, ma viene trasfigurato da un lussureggiante fiorire di interpretazioni. E’ vero, come dice Garboli, che “i pettegolezzi dicono quasi sempre la verità sulle cose che accadono, ma le cose non accadono quasi mai come i pettegolezzi le raccontano“.
[…] Il problema a cui il pettegolezzo vuol dare risposta è dunque molto concreto: poichè la rappresentazione pubblica di una persona vincola gli altri a considerarla in un dato modo, gli altri vogliono sapere se le richieste che la persona fa di essere trattata in quel modo siano giustificate. “Quando un individuo si presenta, in modo esplicito o implicito, come una persona di un certo tipo, egli fa agli altri una richiesta di tipo morale, obbligandoli a trattarlo nel modo in cui una persona di quel tipo ha diritto di essere trattata” (Goffman).
Giuseppe Mantovani, L’Elefante Invisibile
Il pettegolezzo è una narrazione drammatica che vuole fare scalpore, è un’operetta teatrale! Ci vuole del genio per saper creare un’ottimo gossip! Inoltre serve empatia, capacità di riconoscere i dettagli, conoscenza delle norme implicite, fiducia nell’ascoltatore. Dice molto di chi lo fa, più che del soggetto che è giudicato: quale valore sta sostenendo come rilevante? E’ la quintessenza dell’intelligenza sociale.
Inoltre il gossip opera una sorta di manutenzione morale del gruppo poichè narra di possibili scostamenti delle condotte delle persone rispetto alla loro immagine pubblica: più la posizione è di rilievo, più la condotta deve essere vicina alle aspettative della comunità di appartenza. Le figure religiose e politiche sono monitorate dal gruppo. Un patto di coppia, come il matrimonio, è un patto sociale proprio perchè vuole approfittarsi della forze del gruppo per il suo mantenimento nel tempo: chi sparla sostiene!
Il pettegolezzo non solo valuta la persona, ma valuta il senso di scostamento in rapporto alla morale del gruppo per portare possibili aggiornamenti. Il gossip può e deve modificare l’etica, la rende più umana, più possibilista, più vicina ai tempi che corrono.