Orgasmo: quale scopo?

Sul web c’è tutto.
Per quanto si sia già scritto molto dell’orgasmo sento che ancora c’è la necessità di aggiungere alcune informazioni e riflessioni.

La prima motivazione che mi spinge a scrivere è l’essere riuscita ad accedere ad una montagna di domande raccolte negli scorsi giorni su Instagram da MySecretCase. Le stories dell’azienda sono state sommerse da dubbi e perplessità delle ragazze online e questo dimostra che è necessario che se ne parli. Sono ancora tante le incertezze e le informazioni confuse. Inoltre l’argomento è delicato.

La seconda motivazione è legata all’attività clinica che svolgo: ho incontrato molte donne che mi hano parlato dei loro orgasmi. E anche dei loro non-orgasmi.
Avevano già letto tutto su internet, avevano raccolto montagne di informazioni. Ma le informazioni non erano assemblate tra loro: lo sguardo del professionista interpreta la domanda e coglie quali sono i dettagli che sono sfuggiti alle iternaute. Internet ha moltissime risposte, bisogna però saperle interpretare agli occhi saggi di chi conosce non solo il fenomeno, il dato, la ricerca, ma anche come questo si incastra in ciò che era precedentemente conosciuto.

Ecco quindi ciò che credo sia rilevante da sapere a proposito degli orgasmi femminili.

COS’E’ UN ORGASMO?

C’è solo un tipo di donna che fa questa domanda: ovvero chi non l’ha mai provato. Forse per poca esperienza (giovane età, casi della vita, scelte), forse per un’anorgasmia primaria (non aver mai raggiunto l’orgasmo nonostante diversi tentativi mirati: qui serve un colloquio clinico per capire la situazione!).

Per chi non lo ha ancora sperimentato è necessario focalizzarsi su un tema importante: l’orgasmo è come uno starnuto. Si tratta di un riflesso involontario causato da una reazione ad uno stimolo esterno. Un gruppo di ricercatori del Mit sostiene che lo starnuto è uno dei momenti di vita nei quali siamo più vicini alla morte (video). Il nostro corpo però, invece che liberare goccioline di saliva e muco, libera endorfine e ossitocina nel cervello a tal punto che la mente ripensa a quello che sta accadendo e dice “no, vabbè, ma che figata!” e si lascia andare come fosse una piccola morte (detta anche The Little Death).

Spiegone per gli uomini: si hanno piccole contrazioni ritmiche della zona genitale che possono essere accompagnate da sensazioni di spasmo (la schiena di innarca, i piedi si tendono, la pelle si arrossa) e sensazioni di abbandono e benessere (calore diffuso, spossatezza).

Intendo dire che il riflesso è involontario, ma la codifica è mentale.
L’orgasmo è più simile alle convulsioni che al piacere. E’ la testa che ci dice che si tratta di piacere! L’orgasmo inteso come estasi non accade nei genitali, accade nella testa.

COME FACCIO AD OTTENERE UN ORGASMO?

Come faresti con uno starnuto: non ci sono ricette assicurate, ci sono solo strategie che mediamente riescono a farti accedere più facilmente alla risposta incontrollabile che è l’orgasmo. Sai già che gli starnuti possono aumentare di probabilità se sei raffreddata, se annusi il pepe, se guardi il sole, se ti fanno il solletico alle narici (altre idee bizzare qui)… però ognuna di noi è differente ed ha accesso in maniera personale e particolare all’orgasmo.

Per l’orgasmo femminile abbiamo molte possibilità, come molte sono le possibili anatomie del femminile: possiamo solleticare il clitoride esterno/interno, possiamo insistere sul punto G all’interno della vagina, possiamo provare a giocare con i capezzoli, con l’ano, con le svariate zone erogene, con la sola fantasia… blablabla ma a proposito di questo trovi di tutto su internet. Googla. Fai quello che ti pare, ma non farti del male e cerca di non prendere malattie sessualmente trasmissibili.

Ogni orgasmo è di prima classe.
Se qualcuno vuole farti sentire sbagliata, c’è qualcosa di sbagliato.

Precisazione per gli uomini: le donne sentono molto il ciclo ormonale. Ci sono dei periodi nel mese nei quali hanno più desiderio, altri periodi in cui ehm… no.

QUAL E’ IL METODO MIGLIORE?

La donna è come una macchina: ha un freno a mano, un acceleratore e un freno a pedale per le frenate brusche. Altro che donne e motori.

Parliamo di acceleratore e di tutto ciò che preme in quella direzione: una buona salute fisica (anche del perineo), un contesto romantico e alcuni contenuti erotici.

La storia romantica serve: voglio intervistare personalmente le ragazze che dicono di provare piacere facendo sesso nel bagno della discoteca. Solo l’11% delle ragazze universitarie americane riferisce di raggiungere l’orgasmo la prima volta con un nuovo partner, mentre la percentuale sale al 67% per le studentesse la cui relazione dura da almeno 6 mesi.
Potrebbe essere che il “proibito” del bagno pubblico renda la cosa eccitante, ma credo possa compararsi con la scomodità della posizione.

C’è solo una tecnica erotica che funziona: la strada del desiderio. Se non c’è desiderio, se non c’è eccitazione, non c’è orgasmo. Nel divertente video a seguire la sessuologa Lorena Berdun spiega bene la dinamica con uno squisito accento madrileNo che evoca molto il mio Erasmus a Madrid ❤ . Guarda lo schema che disegna alla lavagna:

Il desiderio sessuale è una tensione che vuole essere risolta in uno o più picchi.

Non è naturale che una ragazza si stimoli per comprendere come è fatta la propria anatomia ed automaticamente giunga all’orgasmo. Anzi, sarebbe anche un po’ buffo. Potrebbe essere biologicamente possibile, ma non è questa la strada maestra. A volte capita addirittura che alcune donne stuprate raggiungano l’orgasmo ma questo non significa che a loro sia piaciuto, significa semplicemente che il corpo ha avuto una reazione automatica. E’ molto importante capire la differenza tra automatismo fisico e codifica mentale.

ORGASMO: QUALE SCOPO?

Eccoci tornate al titolo. In studio spesso chiedo “ma perchè?! Quale fine hai nella tua testa? A cosa ti serve?“.

Perchè vogliamo un orgasmo? Attenzione, perchè le risposte a questa domanda sono tutte molto valide. Una delle più probabili ragioni per le quali le coppie fanno sesso è perchè è un ansiolitico e antidepressivo: ovvero fa dormire meglio e attenua le brutte avventure della giornata.

Voglio che trovi la tua risposta. E, attenzione bene, la risposta “perchè è bello” non vale, è semplicemente tautologica. Non dice nulla di più della domanda.

Cosa desideri da un orgasmo?

Vuoi sentirti fusa, attraente, piena, rilassata, divertita, perversa, curiosa …? Quello è il tuo acceleratore. E’ quello che ti farà venire.

A questo proposito non mi spiego la frenesia di voler avere uno squirting a tutti i costi: è scomodo! Certamente siamo liete di non dover più subire il pregiudizio sociale delle piscialetto nel caso si abbia uno spruzzo dall’uretra, perchè è stato capito scientificamente che non era semplicemente incontinenza di pipì… ma a cosa sia dovuta questa moda indecifrabile di voler tutte acquisire l’abilità di essere scomode a letto proprio mi è oscuro! Non è vero che l’orgasmo è più intenso se squirti perchè l’orgasmo è nella testa.

E non è importante cosa hai nelle mutande se non hai un cervello a cui connetterlo!

DOMANDE VARIE SU ORGASMO E RAPPORTO SESSUALE PENETRATIVO VAGINALE…

Hanno una sola risposta: sono poche le donne che hanno un orgasmo perchè c’è qualcosa che le stantuffa in vagina. Quello è il modo maschile di raggiungere l’orgasmo.

Solo 1 donna su 3 raggiunge l’orgasmo finchè c’è una penetrazione vaginale. Finchè, non perchè.

COSA MI FRENA?

Preoccupazioni, stress, ansia, vergogna, tristezza, giudizio, senso di inadeguatezza. Queste possono essere causate anche e soprattutto dalla tua ricerca ossessiva di un orgasmo su Google.

Sono ricerche fuori di te e non dentro di te.

Il piacere è un processo che coinvolge molte parti della tua persona, non solamente uno stato.

Cerca di vedere in grande, non nello specifico. Non cercare il punto specifico che premuto darà l’effetto sperato. Non funziona così! Funziona solamente se ti prendi cura di te e del tuo corpo e crei condizioni di fiducia e desiderio attorno a te.

 

Per altre domande, sono qui!

Asessualità sensazionale a Le Iene

A-SESSUALITA’, non è mica una novità.
Qui ne parlo in un articolo del 2012: Più Diritti Sessuali… o asessuali?.
Figuriamoci che lo scorso anno una nota azienda di materassi spagnola ha pubblicizzato i propri prodotti con il seguente slogan: “il letto è l’ultimo bastione di libertà che ci rimane. Alla Flex pensiamo che sul tuo letto tutti possono fare – o non fare – quello che gli pare. Perchè la notte, la notte è nostra“.
 
Le Iene sono sempre sensazionalistiche e l’intervistatore Matteo Viviani pone delle domande tendenziose e pregiudizievoli da farmi venire il prurito alle mani (vabbè, ma io sono una con la collera e lo sdegno facile).
 
Quante faccine WOW hanno ottenuto sui social! Che meraviglia, l’ennesimo circo delle bestie rare a Le Iene!
Discreto e attento invece il breve intervento del sessuologo Fabrizio Quattrini…
Per la verità il movimento degli a-sessuali è attivo e si fa potentemente sentire: mi capita di avere in studio ragazzi e ragazze che ritengono di essere a-sessuali, anche se spesso sono solo confusi dal mondo delle etichette.
Avere un nome per descriverti è rassicurante, non c’è dubbio.
La comunità scientifica ancora si interroga sulla tematica: è calo del desiderio? E’ avversione sessuale? E’ asessualità? Come condurre una diagnosi corretta? Sapendo che la metà dei casi in consultazione sessuologica sono legati al disturbo del desiderio bisogna essere davvero ben informati per non cadere nell’errore diagnostico di pensare che l’asessualità (sana) sia un calo del desiderio lifelong (potenzialmente curabile) o il contrario.
Il tema scientificamente rilevante per cui vi suggerisco di leggere questa analisi della relazione tra asessualità e DSM-V, il manuale diagnostico dei disturbi psicologici usato in tutto il mondo per le diagnosi: L’Asessualità nel DSM5. Intersexioni (brav*! vi seguo sempre!) analizza come vengono percepiti gli orientamenti sessuali dagli psicologi e psichiatri.
Interessante è infatti questa loro valutazione, con la quale mi scontro quotidianamente in studio: “Innanzitutto, così come per altri cosiddetti “disturbi sessuali”, il DSM non dà indicazioni riguardo a cosa sia considerato “normale” o “non patologico”, ma allo stesso tempo non manca di descrivere taluni disturbi (incluso l’HSDD) come ipo- o iper- rispetto a una norma mai definita.”.
Dal DSM-5: “se sei asessuale non hai un calo del desiderio”:
DSM-1web

Mi capita di vedere “persone googlate“: cioè che costruiscono la loro identità facendo surf sulle pagine dei risultati di Google. Apprezziamo la ricerca, ma la questione non è semplicissima: la costruzione dell’identità sessuale è un mix tra sesso d’appartenenza, espressione di genere e orientamento sessuale. La ricerca online è fondamentale per confrontarsi ma deve essere ancorata ad un quadro di riferimento che sappia leggere le informazioni che ne scaturiscono. L’identità sessuale infatti non è meramente un equilibrio delicato, ma piuttosto di un sistema in evoluzione continua che necessita di essere svincolato dai pregiudizi sociali e personali per poter crescere e maturare.
Molti sono infatti anche i pregiudizi personali: “se sono asessuale devo comportarmi secondo una certa etichetta, si presuppone che io faccia, dovrei avere queste fantasie…”. Chiaramente ciò accade anche per altri orientamenti (ad esempio l’eterosessuale o l’omosessuale) che invece di essere semplicemente una espressione di sè diventano l’espressione di un comunità culturale di appartenenza. Quanto è difficile, ad esempio, essere omosessuali se si viene automaticamente valutati come esponenti della cultura gay.
Insomma non è una questione sensazionalistica, anzi. E’ un tema di dibattito culturale che mette in discussione molti dei cardini della società contemporanea tra i quali “perchè l’umanità fa sesso” soprattutto ora che il concepimento può avvenire anche in laboratorio.
Un’analisi liberante-liberatoria in un recente articolo, tradotto in italiano qui, scritto da un asessuale cismale forse romantico o eterotomantico o forse no.
E’ in arrivo una nuova rivoluzione sessuale?
 
(Il color viola dell’asessualità è colore Pantone 2018, parliamone)

I Dispacci dalla Vagina

In questi giorni molto fa discutere la nuova produzione video de The Guardian, il quotidiano britannico, che ha deciso di aggiugere alla sua versione digitale una serie di video dedicati ai genitali femminili. Direi quasi un giornalismo d’inchiesta!
Infatti la giornalista inglese Mona Chalabi e la regista statunitense Mae Ryan cominciano un viaggio di esplorazione per rompere i tabù sul sesso femminile, parlando di anatomia, mestruazioni, orgasmo ed educazione sessuale.

Molte donne non si sentono a proprio agio con il loro corpo. E molte non lo conoscono abbastanza”, dice Mona, in dialetto veneto un nome che fa da garanzia.

Mixano incredibilmente i modi per parlare dei genitali femminili: accostano la neuroscienza all’arte, partecipano alle riunioni e creano focus group, fanno interviste a donne e uomini di ogni età e si raccontano in prima persona… in un calendoscopio di possibilità… purchè se ne parli!

Mi piace la modalità di presentazione delle tematiche del femminile perchè non giudicanti. Si tratta di allargare le conoscenze, aumentare la propria capacità critica di saper prendere delle decisioni a proposito della propria salute genitale.
Direi di un femminismo di seconda generazione, quello che cerca consapevolezza del femminile ed assunzione di responsabilità, piuttosto che un nemico contro il quale battersi.

Nel primo episodio Mona e Mae vanno in giro per New York con una vulva gigante, incontrano una ginecologa, una chirurga specializzata in plastica vaginale e una donna transessuale per cercare di conoscere l’anatomia femminile e capire perché fa ancora tanta paura.
Qui potete trovare, tradotto da L’Internazionale, il primo episodio sottotitolato in italiano ed, a seguire, gli altri tre.

Dispacci della Vagina: primo episodio, La Vulva

Invece, per chi se la cava con l’inglese e sa cogliere le sfumature delle parole scelte, potrete trovare i video caricati su youtube.

Pagare il sesso per mio figlio disabile.

Ecco, questo sì che è un titolo che cattura l’attenzione!

Potrebbe sembrare una frase addirittura troppo forte. Eppure, davvero, di questo si parla ai convegni di sessuologia. E’ lecito pagare una prostituta perchè possa far conoscere il sesso ad un ragazzo con disabilità? Oppure devono essere i genitori ad insegnare i segreti della masturbazione ai figli?
Esistono altre soluzioni, magari più etiche e legali?

ETERNI RAGAZZI…

Il problema è sincero e sentito.
Perchè nonostante i disabili vengano considerati sempre ragazzi, non sono degli angeli senza pulsioni! Quante volte mi è capitato di sentire gli operatori dire “oggi sono stato coi ragazzi al lago di Fimon, per fare un giro” quando i ragazzi hanno anche 30 anni più degli sbarbatelli che li accompagnano. Se un uomo cinquantenne con disabilità intellettiva viene portato al lago da una giovane OSS, ecco, direi che lui potrebbe dire di essere stato in giro coi ragazzi, non di certo lei. Non sono ragazzi prepuberi. Sono uomini e donne: hanno pulsioni ormonali, storie d’amore e di rifiuti, come tutti noi. Si arrabbiano. Si eccitano.

…CON VITE AL LIMITE

Le difficoltà sono differenti per ogni tipo di disabilità che potremmo distinguere in due grandi categorie: mentale/fisica ed acquisita/dalla nascita. Ad esempio un ictus avuto a 45 anni crea dei danni cerebrali che portano ad una vita differente rispetto al ritardo mentale dalla nascita. Oppure nascere senza arti come Simona Atzori è ben diverso dal perderli in un incidente stradale come è successo ad Alex Zanardi.
In ogni caso sono vite che hanno come aspetto centrale la creazione di un’autonomia creativa formata attorno al limite.

CONVEGNO “DISABILITA’: SESSUALITA’ COME DIRITTO”

Sono stata ad un convegno, la scorsa settimana. Ho preparato anche io un contributo, davvero interessante a dire il vero, sull’educazione alla sessualità femminile nella disabilità acquisita. Avevo una gran voglia di fare bella figura perchè avrei parlato dopo Antonino D’Amato e Fabrizio Quattrini, i sessuologi che in Italia si potrebbero definire i più esperti di disabilità.
Quattrini è un’esponente dei Lovegiver, un progetto che vuole la creazione in Italia della figura dell’assistente sessuale. Non è che lo dice e basta: hanno presentato un disegno di legge nel 2014, il DDL 1442. Svelto e conciso lo trovate nel sito del Senato qui.
L’assistente sessuale è una figura che si occupa dell’educazione alla sessualità per i disabili. Farà un corso di 200 ore dopo il diploma. Sarà testata attraverso test psicologici come l’MMPI. Condurrà al massimo 10 sessioni con ogni disabile per impedire l’innamoramento reciproco. Non farà sesso penetrativo, ne’ orale. Permetterà al disabile di conoscere il proprio corpo, gli insegnerà a provare piacere, costruirà una relazione basata sul contatto.
Quattrini ha già incontrato 80 candidati per questo corso, moltissimi dei quali sono già infermieri, OSS, fisioterapisti… La maggior parte già svolge un altro lavoro in ambito sanitario, vuole solo migliorare la sua formazione per essere più utile ai pazienti che segue.

I MIEI DUBBI

Al convegno ero talmente assorta che non ho fatto domande. Ma ho i miei dubbi.
Ho deciso di renderli pubblici qui per creare un dibattito, forse la mia visione è lacunosa, magari qualcuno potrebbe aiutarmi a prendere posizione. O forse c’è in giro un’idea geniale per risolvere questo dilemma: è solo necessario confrontarsi!

E’ necessario un DDL per creare una nuova figura?

A mio parere no. Sembra che l’assistente sessuale in questo momento non esista in Italia perchè andrebbe a cozzare con la legge Merlin.
Non credo sia vero: in Italia la prostituzione non è reato. Lo sfruttamento della prostituzione lo è. Diciamo piuttosto che è lavoro nero perchè non esiste un Codice Attività presso l’Agenzia delle Entrate che possa permettere l’apertura di una Partita Iva riferita solo alla prostituzione.
D’altronde, fa notare proprio Quattrini, non esiste nemmeno il Codice Attività per i sessuologi. Infatti tecnicamente non esistono i sessuologi in Italia. Ognuno di noi fattura le sue prestazioni in base alla professione principale, ovvero “consulenza psicologica” per quanto riguarda me, Quattrini e D’Amato. Infatti si sta presentando proprio in questi tempi una richiesta allo Stato di riconoscimento rispetto al lavoro specializzato che facciamo. Eppure al momento non c’è nulla, e nonostante questo lavoriamo. Perchè non potrebbe accadere lo stesso al fisioterapista che vuole fare l’assistente sessuale? Fattura come fisioterapista libero professionista e poi si dedica alla sessualità.

A Firenze ho una cara amica e collega fisioterapista che si dedica solo ed esclusivamente al perineo: Desiree. Non credo che qualcuno possa dire che non è parte del suo lavoro toccare la zona genitale, aiutare il paziente a riscoprire la sua anatomia, aiutarlo ad esplorarsi.
La mia superamica Elena, ostetrica e consulente sessuale, ha portato come tesi presso la scuola Elementale di Arte Ostetrica l’uso dello specchio nell’esplorazione delle donne. Ora conduce con successo corsi sul perineo che terminano con una visita di valutazione.

Forse queste donne pioniere dovrebbero essere segnalate per abuso di professione e reato di prostituzione?

Sono davvero necessarie queste figure in Italia? Non sarebbe invece meglio lavorare sulla costruzione di una rete di professionisti già specializzati nel settore che possono acquisire maggiore sensibilità nei confronti della disabilità? Non si dovrebbe porre il problema all’interno delle equipe delle Comunità e delle Case di Riposo, dei Centri Diurni e degli Ospedali? Così che ogni professionista che passa nella vita di un disabile abbia la sensibilità di confrontarsi sulla sessualità. Ad ognuno il suo pezzetto: lo psicologo un po’, il fisioterapista un po’, l’OSS un po’, e poi i gruppi di confronto, le famiglie, la società…

Perchè non può essere Desiree la professionista giusta per la riabilitazione di un perineo di una donna che ha subito un incidente?
Da 12 anni studio psicologia sociale e sessuologia: davvero la mia formazione per la costruzione di modelli di educazione alla sessualità può essere abbattuta da un corso di 200 ore? Fatico a crederlo.

Se il DDL prevedesse la rinascita della prostituzione potrei capire che si tratta di un’importante novità. Ma qui si parla di educazione alla sessualità a 360gradi… meno 1, ovvero il sesso. Perchè di sesso agito in realtà non si parla.

Come mai del resto in Italia. Anche perchè c’è quel “piccolo” dettaglio della circonvenzione di incapace che rimane essere reato…

Insomma, non credo possa essere la svolta. Qualcos’altro forse. Ma non questo.

Oppure, forse, non riesco a credere che per alcune persone gli abbracci possano essere solo a pagamento.

— !!! video interessanti !!! —

UNO:
Ne approfitto per sponsorizzare il bellissimo documentario del 2014 sul tema The Special Need, girato tra il Friuli, l’Austria e la Germania alla ricerca di assistenti sessuali per il divertente Enea… un mio coetaneo con un po’ di autismo e molta (aiutatemi a dire molta) voglia di. Molta. Ce la faranno i suoi amici a soddisfarlo? Ma soprattutto… cosa vuole Enea in realtà?
[nono, non sono sardi, sono friulani, errore da principianti: mandi!]

DUE:
Più sul classico, più internazionale, ma forse più esaustivo riguardo alle problematiche connesse all’esplorazione reciproca dei corpi, The Sessions.

Salva

Sesso online e pornografia: tutte le risposte

Un giorno di primavera sboccia nei messaggi in arrivo una mail così:

Buongiorno dottoressa,
mi chiamo Gaia Torti, sono una studentessa dell’Accademia di Belle Arti (NABA) di Milano, per l’esame di Interaction Design io ed alcuni miei compagni stiamo sviluppando una ricerca sul sesso online e la pornografia: come viene percepita dalle persone qui in Italia e se è da considerare come un processo naturale dell’uomo oppure una deformazione.
Siamo partiti osservando fenomeni tecnologici come videogame erotici (tipicamente giapponesi) con controller specifici per i genitali maschili e tecnologie più generiche come Oculus Rift che hanno avuto un ampio utilizzo e sviluppo nel porno. Per dare delle basi più interessanti e solide alla nostra ricerca, stiamo organizzando delle brevi interviste, ci sarebbe piaciuto avere anche un’opinione esperta.

Come posso rifiutare?
Gaia sogna in grande, vuol far partire un progetto in Italia, forse un documentario. E’ una ragazza che interroga e si interroga.
Decido di approfondire con lei il tema, ricontrollo appunti, navigo, faccio domande ad altri. Per prepararmi adeguatamente passo una serata a bere vinelli e a discutere sui giapponesi e il porno.
Quando mi sento pronta rispondo.

Gaia:
Secondo Lei il sesso online è un fattore positivo per le persone? Oppure rischia di allontanarle progressivamente dalla realtà, più complessa e meno immediata?

Anna:
Parto da una premessa generale. Il sesso online non è ne’ positivo ne’ negativo: è solo sesso! Il problema della morale legato alla sessualità è molto ampio ma interessante: l’autore Jung, quasi 100 anni fa, scriveva
“Come nel primo Medioevo le attività connesse col denaro erano considerate con disprezzo, perché non esisteva ancora una morale casuistica e differenziata che regola questo settore, ma esisteva solo una morale “complessiva”, una morale “globale”, così oggi abbiamo soltanto una morale sessuale anch’essa globale. […] Una forma d’amore che non sia contemplata dalla legge è immorale, sia che nasca tra uomini degni, sia che nasca tra mascalzoni.
La sessualità è quindi considerata immorale come accadde per il denaro durante il primo Medioevo, ovvero perché non possediamo ancora delle regole che possano attribuirle una morale specifica. Non la consideriamo un argomento a sé stante. Il denaro può essere buono o cattivo a seconda della persona che lo possiede, non perché è denaro. Gode di un’ambiguità innata. Allo stesso modo il sesso è solo un atto che non possiede di per sé morale: possiamo attribuirgliela arbitrariamente. Per questo non possiamo dire se il sesso online è un fattore positivo, poiché dipende dalle persone che lo praticano. E qui giungiamo ad un’altra difficoltà: come possiamo dire se le persone sono positive o negative?

A questo si aggiunge una complessità importante, quella dimensionale. La vita è in 3D e in più c’è il tempo. Sono variabili importanti che permettono di poter esporre parti di noi un poco alla volta. Nessuno ci conosce con gli stessi occhi: io sono diversa per Silvia, Maria o Gaia. Invece su internet progettare una privacy diversificata è difficile e quindi tutti possono vedere tutto contemporaneamente: io sono uguale sia per Silvia che per Maria che per Gaia. Potremmo dire che sono appiattita in 2D e il tempo è una variabile schiacciata. La conoscenza dell’altro non avviene per gradi, ma tutta contemporanea: basta sfogliare profili.
In ogni caso si tratta di una realtà: internet non è falso perché è creato da persone vere. Così come nella vita offline ci possono essere difficoltà di relazione. E prostituzione.

G: Sono molti i siti e le applicazioni che permettono alle persone di fare “sesso via chat” tra persone che non si conoscono e probabilmente non avranno mai un vero contatto fuori dalla realtà virtuale.
Su alcuni siti, come ad esempio Habbo, c’erano casi di prostituzione online, utenti che offrivano in cambio di semplici chat erotiche pagamenti in oggetti del gioco (che erano a loro volta pagati in moneta reale dall’utente).

Cosa c’è nell’esperienza sessuale ­virtuale di così attraente da arrivare a pagarla?

A: Ogni esperienza può essere così attraente da far giungere le persone a pagarla. Quante volte abbiamo comprato oggetti inutili solo per il gusto di farlo (magari gli stessi oggetti del gioco). La psicologia della decisione ci insegna che non è l’acquisto in sé la parte rilevante, ma spesso il senso di possesso che ne deriva. Qui ritorna la premessa sulla morale: è solo perché è sesso che dobbiamo valutarla come impropria?

G: E per quanto riguarda il sesso online tra coppie che vivono a distanza, è un fattore che può contribuire al rafforzamento della coppia?

Alcune aziende hanno creato dei prototipi di robot in grado di trasmettere un bacio, basandosi sui movimenti percepiti dai sensori, ad un altro robot che li riproduce in tempo reale.

E’ una tecnologia che potrebbe essere effettivamente utile per una coppia a distanza?

A: Le coppie che vivono a distanza hanno moltissime difficoltà, ma anche dei benefici. Ad esempio la convivenza può essere considerata una difficoltà che per molte coppie risulta insuperabile. Quindi partiamo dal presupposto che molto dipende dalla coppia e dalla relazione che si è instaurata tra i due: può essere difficile vivere lontani, ma anche un ottimo terreno dove far crescere la propria relazione. Sicuramente ogni coppia deve avere una buona comunicazione, chiara, intima e complice. Se la complicità cresce anche con la sperimentazione di prototipi che fanno sentire più vicini… perché no? E’ chiaro che non sarà un vero bacio, ma se questo ci fa sorridere e giocare virtualmente con il nostro amato…
A mio parere è importante non prendersi troppo sul serio e non credere che uno strumento sia l’espressione reale di un bacio. Sarebbe come, e qui faccio un paragone forte, pensare che la fecondazione in vitro sia sesso. Certamente è generativo, spesso raggiunge l’obiettivo della fecondità meglio dell’originale, ma è evidente che non si tratta della stessa cosa. Il bacio può non essere uguale, bisogna essere coscienti del limite. E, all’interno del limite, giocarsela.

­G: Negli ultimi anni sono state sviluppate nuove tecnologie in ambito videoludico per aumentare l’esperienza di gioco, in Giappone, queste nuove tecnologie si sono fuse con la pornografia, dando vita a controller specifici per genitali maschili, una sorta di fusione tra sex toys e controller per console, indirizzati a videogame erotici dove il giocatore simula un effettivo rapporto sessuale.

hanno allegato 2 immagini:

(Immagine del gioco Custom Maid 3D con cui si può giocare con il controller di cui stiamo parlando, dove ci si crea la propria domestica personalizzata in ogni minimo dettaglio)

(Altra immagine di Custom Maid 3d che lo pubblicizza insieme all’uso dell’Oculus e dello specifico controller)

L’uomo ha davvero bisogno di questa tecnologia per il proprio appagamento sessuale?

E’ una cosa che si può definire sana, come un normale sex toy, oppure è un modo per alienarsi definitivamente dal contatto con altre persone?

A: L’uomo non necessita di nessun oggetto per il proprio appagamento sessuale. Eppure l’eros è una pulsione primaria che necessita la soddisfazione. E’ anche istinto di vita, di generatività, di creatività, di passionalità. Nonostante questa forza dalle straordinarie qualità questo istinto può essere troppo dirompente e deve sapersi contenere entro regole sociali apprese nel corso della nostra vita. Ma rimane. Per questo la società dei consumi cerca di stimolarlo per riuscire a portare le persone a compiere azioni d’acquisto non ragionate, ma istintive. Pensate ad ogni pubblicità con ammiccamenti sessuali, doppi sensi o semplicemente l’uso di bellissime donne. Vogliono sguinzagliare l’istinto primordiale. Le persone spendono capitali per sentirsi sexy (intimo, abiti, estetista). Razionalmente sarebbero tutte spese inutili: quindi in linea generale direi che qualsiasi oggetto per l’appagamento sessuale non ha “bisogno” di essere acquistato.
Nonostante questo uomini e donne acquistano frivolezze. E spesso fanno bene.

Aggiungo che bisogna differenziare lo strumento da chi ne fa uso.
I giocatori online non sono isolati socialmente, anzi direi che spesso hanno gruppi di appartenenza molto forti con i quali instaurano reali rapporti d’amicizia. Chi è in grado di relazionarsi con persone diverse e mantenere relazioni di lungo corso online è in grado di farlo anche offline. E’ stata notata una correlazione molto forte tra numero di amici nella vita reale e numero di amici virtuali: chi ha molti amici li ha in entrambi i mondi. Chi non possiede una intelligenza sociale (una delle più difficili da sviluppare) non sarà in grado di creare contatti.
In ogni caso persone instabili psicologicamente ci sono in ogni ambito, probabilmente anche in questo. Ma l’alienazione non dipende dallo strumento: non può esserne la causa. La causa è prima, o meglio dentro. Prima dell’alienazione, dentro di noi.
Bisogna saper distinguere la causa dall’uso. L’uso di eroina non ne è la sua causa prima, giusto? Sarebbe paradossale.

G: Perché, secondo lei, viene prediletto da alcune persone, in particolar modo dai giapponesi, lo stile manga, rispetto a quello reale, sia nella pornografia classica che in quella dei videogame?

A: Ogni cultura ha delle rappresentazioni specifiche. Molto della sessualità è basato sulla cultura: ad esempio in molte culture l’eiaculazione è inibita (indù, giainiste, buddiste) mentre in occidente questo non avrebbe significato. Oppure l’omosessualità: Stati dello stesso continente hanno una grandissima differenziazione per quanto riguarda le coppie di persone dello stesso sesso. I Kàbada (Colombia) considerano la masturbazione più eccitante del rapporto penetrativo. Gli esempi possono essere centinaia perché il sesso non è innato, ma è appreso. Nasciamo non fecondi e attraversiamo la pubertà che modifica il nostro modo di essere. Tutto questo avviene in una cultura che ci plasma e ci modella.
Perché i giapponesi mangiano sushi e non risotto ai frutti di mare?

G: Il Giappone è conosciuto per avere una florida industria pornografica, che non si limita a video e fumetti, ma soprattutto a videogame, che molto spesso hanno tematiche di violenza, stupro e sottomissione.

C’è un gioco dove l’obbiettivo è pedinare e poi stuprare una determinata ragazza, dove il gameplay si basa appunto sul pedinamento, evitando ostacoli e cercando di nascondersi, dove come finale, in caso di vittoria, si potrà afferrare la ragazza e violentarla.

Hanno allegato 2 immagini.

(Immagini di gioco prese da Biko 3 dove appunto si pedina e poi si violenta la ragazza scelta tra 3 o più candidate)

Chi apprezza questo genere è da considerare una persona pericolosa, un potenziale maniaco sessuale?
Oppure semplicemente una persona con dei gusti particolari, che si diverte in maniera innocente, senza nuocere fisicamente a nessuno?

Perché certe persone piace giocare a giochi dove si può stuprare, oppure leggere\vedere fumetti\video sempre su questi argomenti?
Molte persone a difesa dei giocatori di questi videogiochi, affermano che se una persona gioca ad un gioco di guerra, non crederà di poter imbracciare un’arma ed uscire ad uccidere la gente, quindi stesso discorso vale per giochi con tematiche come lo stupro.

A: La fantasia più diffusa tra le donne è la fantasia dello stupro. Eppure nessuna di loro davvero vuole che questo avvenga, ma l’idea immaginata è considerata eccitante.
In sessuologia vi è una grandissima differenza tra fantasie e desideri. Farò un esempio forse banale ma di sicuro successo: molte persone, durante il rapporto sessuale, immaginano di essere fusi con l’altro. Questo può essere considerato romantico e culturalmente apprezzato: “ci siamo sentiti una cosa sola”. E’ ovvio che è falso: non si è realmente fusi! E’ solo una fantasia impossibile. Non si è una sola carne: è sesso.
Quindi diventa chiaro ai nostri occhi cos’è la fantasia. Altro invece è il desiderio: questo vuole essere messo in pratica. Se un desiderio verrà continuamente frustrato verrà abbandonato.

Se una donna fantastica lo stupro non ha nulla di strano o malato: è una normale variante di gusto. Se lo desidera invece cade in un paradosso irrealizzabile: desidera un atto non desiderato.

In ogni caso questa fantasia è più diffusa nelle donne che negli uomini. E questo accade senza l’uso di videogiochi violenti e, tra l’altro, senza nessun sostegno della società. E’ una fantasia non culturalmente accettata. Addirittura donne che vengono realmente stuprate aspettano a denunciare il fatto perché ritengono di esserselo meritato perché ne hanno fantasticato l’evento e perciò si sentono in parte responsabili dell’accaduto. Nulla di più sbagliato: per questo ribadisco anche qui la differenza tra fantasie e realtà.

Capisco le perplessità legate al gioco, che sembra collocarsi in una nicchia tra la fantasia e il desiderio perché in un certo senso permette un maggiore agito rispetto alla mera fantasia. I giochi esistono da sempre nella società e permettono ai bambini di sperimentarsi in ambiti controllati. Poi gli adulti li perfezionano, ma nessuno di noi smette di giocare. Esistono giochi che servono per finalità diverse e l’online riesce a raggruppare più finalità in una.
Giochi di competizione (agon): in genere tutte le competizioni, sia sportive che mentali
Giochi di azzardo (alea): i giochi dove il fattore primario è la fortuna
Giochi di simulacro (mimicry): i cosiddetti “giochi di ruolo” dove si diventa “altro”
Giochi di vertigine (ilinx): Tutti quei giochi in cui si gioca a provocare noi stessi.
Possiamo quindi capire perché questo gioco piaccia.
Ogni gioco può far perdere il controllo, vedi i giochi d’azzardo oppure sport estremamente pericolosi in cui si prova il brivido della vertigine. Questo forse è il dato più interessante.

Un’altra variabile però interessante è quella legata all’apprendimento: quanto di quello che impariamo è legato all’emulazione? Bandura, psicologo padre dell’apprendimento, direbbe moltissimo. Altri autori invece definiscono riduttivo immaginare che tutto ciò che facciamo è causato direttamente da un precedente. Questa è una questione cardine della psicologia e non è ancora stata risolta.

G: Secondo lei, a fronte della forte diminuzione delle nascite in Giappone, c’è una qualche correlazione tra i problemi relazionali uomo­/donna e la loro produzione di materiale pornografico, che tende sempre di più a rendere soddisfacente a livello sensoriale ciò che è virtuale?

Da parte di alcuni paesi come il Giappone c’è una concezione della pornografia e dell’erotismo in generale, molto diversa dalla concezione che ne hanno paesi come il nostro. Tuttavia, secondo lei, perché l’occidente ha una visione del sesso fisico molto più aperta mentre invece i giochi di sesso online sono visti più spesso come pratiche per menti distorte? Invece nel mondo orientale come hanno fatto così tanti prodotti inerenti alla violenza sessuale o altro ad emergere se in quel mondo spesso il sesso fisico è considerato un tabù?

A: Quando guardiamo le altre culture portiamo sempre dei cannocchiali con delle lenti particolari: le nostre. I giapponesi potrebbero considerare invece molto strano l’uso dei video porno amatoriali che fanno gli occidentali.
La cultura giapponese ha dei valori di fondo che ne orientano la crescita in un modo che per noi non è concepibile. Non saprei dire se la diminuzione delle nascite è in realtà in qualche modo correlata con i loro modi di lavorare piuttosto che dalla religione.

Quel che sappiamo è che la pornografia non rende ciechi. Come già detto in precedenza è uno strumento e nessuno strumento è male di per sé, ma può essere sbagliato nelle mani di alcune persone che lo usano malamente.
Non rende ciechi, ma piuttosto può creare delle difficoltà relazionali se a lungo andare viene usata come unico approccio all’altro (o allo stesso) sesso. Uomini e donne pensano che tutti i genitali siano depilati perché la cultura pornografica li rappresenta così. I ragazzi delle scuole superiori non sanno dove dovrebbero crescere i peli della vulva semplicemente perché non li hanno mai visti. Confrontarsi con un mondo solamente prestazionale può dare delle aspettative distorte rispetto alla realtà. Donne dagli orgasmi facili e prolungati; uomini dalle prestazioni di marmo.
Aggiungo che la visione massiccia di pornografia fa in modo che sia l’utente a adeguarsi al ritmo del video, spesso causando eiaculazione precoce nella vita reale.

E’ evidente che non è la realtà. Ma è una realtà con delle sue logiche. L’importante è considerare questa scissione, questo limite presente. E divertirsi all’interno del limite. Sondarne le sue possibilità, trovare ciò che è di nostro gusto ed evitare quello che non ci piace.

Non è la tecnologia ad avere problemi psicologici. Se lo fosse saremmo giunti ad un’intelligenza artificiale.
Siamo noi che abbiamo problemi, o forse, che ce li facciamo.

Vulva in studio

IMG_1985

Avevo (finalmente?!) qualcosa da dire: così ho fatto il mio primo video… sulla vulva.

Spero che sentendomi parlare per un quarto d’ora svaniscano molti dubbi. Se dovesse ancora esserci qualche perplessità, sapete dove trovarmi!


In questo video il disegno anatomico verrà realizzato passo passo, evidenziando tutte le componenti della zona della vulva: grandi labbra, piccole labbra, clitoride, ingresso della vagina e dell’uretra.

Si vedranno anche le funzioni delle varie componenti, per dare risposta a molti dubbi: com’è fatto il clitoride e dove si trova? Da dove fanno la pipì le donne? Grandi e piccole labbra, sono davvero grandi e piccole? L’ingresso della vagina dov’è? Come fa ad aprirsi? L’imene di una donna… scompare?

Voglio soprattutto rispondere alla domanda femminile: sono normale? Cosa c’è lì sotto che non posso vedere?

Nulla è meglio di uno specchietto, comunque! 😉
Poichè la rappresentazione del reale non è mai reale, come la mappa non è il territorio: nulla è di meglio dell’originale.

SEX PILLS – Donne e uomini che si autorealizzano

Mi sono commossa guardando questo video in lingua spagnola di sostegno alla campagna ONU di promozione dell’uguaglianza di diritti tra uomini e donne HeForShe, lanciata da Emma Watson. E’ esattamente quello che voglio da questo mondo. E’ la mia lotta, il mio respiro.
 
Parla di un’uguaglianza civile vera, senza pregiudizio, per le donne e per, spesso lo scordiamo, per gli uomini.
Parla delle gioie della vita: la soddisfazione di fare ciò che ci viene bene e di cui ci assumiamo una responsabilità, senza scordare il genere a cui apparteniamo. Di come arrampicarci sulla piramide di Maslow, per giungere a ciò che ognuno di noi ambisce: l’autorealizzazione.
Questa è la mia vocazione di vita, la mia scelta come donna di questa polis, la mia scelta di servizio al prossimo.
 
“Un uomo deve essere ciò che è capace di fare. Egli deve essere coerente con la propria natura. L’autorealizzazione è un desiderio di diventare sempre più ciò che si è idiosincraticamente, di diventare tutto ciò che si è capaci di diventare”.
Maslow