Harry e la Camera degli Eco Segreti.

Ho cambiato lo sfondo alla chat di WhatsApp e ho fatto una riflessione che credo sia utile divulgare qui. Pensa te da dove colgo gli spunti sulle riflessioni psicologiche.

Mi sono ricordata di un interessante intervento di Guido Saraceni al TedXVicenza2018 riguardo la diffusione delle fake news e il principio della Camera dell’Eco. Appena caricheranno il video nella piattaforma YouTube lo includerò in questo post.
La camera dell’eco è un’immagine metaforica che vuole suggerire la percezione che molti di noi hanno quando scorrono le home page sui social: troviamo sempre le stesse cose, come fosse un eco continuo. Un pochino è dovuta al fatto che cerchiamo sempre gli stessi argomenti di cui siamo curiosi e un po’ è data dagli algoritmi delle aziende che permettono di farci trovare più in fretta proprio quello che stavamo cercando.

E’ il paradosso della democrazia su internet: per quanto sia vero che c’è il tutto e il contrario di tutto; è anche vero che trovo sempre le stesse cose (e a questo proposito non vi dico quanto sia difficile la vita da sessuologa).
Quindi non mi affaccio ad una pluralità di fonti che devo poi fondere e far interagire tra loro con la mia intelligenza personale, ma trovo sempre conferme di ciò che penso già. Un’economia di pensiero, in effetti. Zero sforzi, tutta salute!

Anche perchè anche i miei amici sono ugualmente noiosi e postano e ripostano sempre gli stessi contenuti. E’ per quello che alla luce delle elezioni politiche mi sono sorpresa: i risultati cozzavano sensibilmente con la mia percezione di realtà data dalla mia camera dell’eco virtuale e reale. Una camera dell’eco che mi ha illusa di non dover dire la mia, perchè non era necessario. Che sciocca.

 

Le stesse informazioni, le stesse idee, le stesse credenze, gli stessi pregiudizi. Quello che creerebbe differenza è già stato pre-censurato. Sembra incredibile perchè la censura dovrebbe essere un affare da canali TV nazionali o privati, invece ce la vendono come servizio incluso.
Ma siamo stati noi i primi a cercare i contenuti che ci piacevano, ad esporre il nostro credo, “loro” hanno solo seguito il flusso, filtrando poi al posto nostro.
Andiamo a crearci una realtà personale unica e costruita ad hoc estremamente coerente al suo interno.

 

Aggiungo un’informazione tecnica da psicologa che vi chiedo di assemblare alla spiegazione della camera dell’eco che vi ho appena fornito e di valutarne le conseguenze: non sono le emozioni che generano i comportamenti, sono i comportamenti che generano le emozioni.

Spiego meglio perchè si tratta di un rovesciamento di pensiero, una sorta di soluzione all’intrigo dell’uovo e della gallina. Per quanto questi siano indissolubilmente legati in una relazione perversa di causa-effetto senza soluzione di continuità esiste una possibilità di frattura del sistema: cioè si può uscire dal loop.

Noi siamo fortemente convinti che per essere realmente noi stessi dobbiamo essere congrui al nostro sentire. Le persone autentiche sono coerenti alle emozioni che provano. Se siamo arrabbiati allora siamo aggressivi. Se siamo tristi ci strafoghiamo di gelato col cucchiaio grande. Se siamo felici facciamo una festa.
Cazzate. (-lo scrivo così, volgarmente, per brevità d’intenti-)

Non solo non è vero, ma può essere anche dannoso.
Sembra che se uno è triste allora deve “fare il depresso” e sembra non uscirne più, in un loop emotivo che trova continuamente conferma in se stesso.

 

Questo accade per la nostra credenza di causalità: è l’emozione che causa il nostro agire?
-NO-

Non è l’emozione che ci governa: è la nostra identità! Potremmo avere tanti, moltissimi valori, ma ne scegliamo alcuni che diventano costellazioni che guidano la nostra vita. Scegliamo di voler essere liberi oppure uguali, veri, giusti, belli, generosi, degni, affermati, appassionati, creativi,… ed è per questa ragione, attraverso il pensiero, che scegliamo di mettere in atto alcuni comportamenti nella nostra quotidianità.

E saranno poi questi comportamenti che faranno scaturire delle emozioni: se passo il weekend sola e chiusa piuttosto che non immersa tra cultura, amici, famiglia, gastronomia, aria aperta… le emozioni che si genereranno saranno completamente differenti.

La gioia non capita per sbaglio.

Si tratta della differenza tra vivere e farsi vivere. Noi siamo un filtro tra ciò che ci accade e ciò che vogliamo che accada. Siamo NOI la frattura al loop.
Noi siamo i primi a generare la camera dell’eco delle nostre emozioni.

La testa nel cielo è vero, ma il camminare ti entra da terra,
e pronti a partire, rischiare la strada,
i fiori più veri non son quelli di serra.
 – E va, più in su, più in là, controvento,
è lotta dura, ma tendi lo spago
e se sta a cuore a noi non è vana speranza:
cambierà; oltre la siepe và.

E’ per questo che dobbiamo decidere come vogliamo sentirci e quindi decidere cosa vogliamo fare stasera, cosa vogliamo fare questo weekend, come vogliamo rispondere al nostro capo, cosa vogliamo dire alla persona che amiamo, cosa fare per cena, con chi passare un’oretta al telefono la sera, a chi scrivere una mail, che musica ascoltare in auto, che tipo di sfondo vogliamo vedere sulla chat di WhatsApp, che articolo scrivere sul blog… blablabla
E non sarà comodo. Decidere non è mai comodo, eh. Bisogna immaginarsi le conseguenze delle nostre azioni (capacità predittiva), capire come potremmo stare dopo (metacognizione) e fare (il comportamento è sempre più forte dell’atteggiamento, Festinger). Vedere oltre e prenderci quella responsabilità.

Così saremo veramente autentici, perchè avremo scelto tra le possibilità infinite, non perchè ci siamo fatti scegliere dalla situazione.

Sempre più sta diventando per me un mantra la frase “scelgo quindi sono”.
Ma poi sarà più semplice perchè la camera dell’eco si autoalimenterà filtrando ciò che si avvicina sempre più alle nostre decisioni. Le gioie si moltiplicano, si rispecchiano infinitamente le une sulle altre, si autoconfermano.

Bisogna solo shiftare nel mondo nel quale vogliamo vivere.

solo

 

In bocca al lupo a tutti noi.
Io scelgo il cambiamento per me. Per questo ora schiaccerò il pulsante “Pubblica” e seguo il flow che mi dimostrerà che avevo ragione. Ovviamente.

 

(a cosa servono quindi le emozioni? a conoscere il mondo)

Sesso online e pornografia: tutte le risposte

Un giorno di primavera sboccia nei messaggi in arrivo una mail così:

Buongiorno dottoressa,
mi chiamo Gaia Torti, sono una studentessa dell’Accademia di Belle Arti (NABA) di Milano, per l’esame di Interaction Design io ed alcuni miei compagni stiamo sviluppando una ricerca sul sesso online e la pornografia: come viene percepita dalle persone qui in Italia e se è da considerare come un processo naturale dell’uomo oppure una deformazione.
Siamo partiti osservando fenomeni tecnologici come videogame erotici (tipicamente giapponesi) con controller specifici per i genitali maschili e tecnologie più generiche come Oculus Rift che hanno avuto un ampio utilizzo e sviluppo nel porno. Per dare delle basi più interessanti e solide alla nostra ricerca, stiamo organizzando delle brevi interviste, ci sarebbe piaciuto avere anche un’opinione esperta.

Come posso rifiutare?
Gaia sogna in grande, vuol far partire un progetto in Italia, forse un documentario. E’ una ragazza che interroga e si interroga.
Decido di approfondire con lei il tema, ricontrollo appunti, navigo, faccio domande ad altri. Per prepararmi adeguatamente passo una serata a bere vinelli e a discutere sui giapponesi e il porno.
Quando mi sento pronta rispondo.

Gaia:
Secondo Lei il sesso online è un fattore positivo per le persone? Oppure rischia di allontanarle progressivamente dalla realtà, più complessa e meno immediata?

Anna:
Parto da una premessa generale. Il sesso online non è ne’ positivo ne’ negativo: è solo sesso! Il problema della morale legato alla sessualità è molto ampio ma interessante: l’autore Jung, quasi 100 anni fa, scriveva
“Come nel primo Medioevo le attività connesse col denaro erano considerate con disprezzo, perché non esisteva ancora una morale casuistica e differenziata che regola questo settore, ma esisteva solo una morale “complessiva”, una morale “globale”, così oggi abbiamo soltanto una morale sessuale anch’essa globale. […] Una forma d’amore che non sia contemplata dalla legge è immorale, sia che nasca tra uomini degni, sia che nasca tra mascalzoni.
La sessualità è quindi considerata immorale come accadde per il denaro durante il primo Medioevo, ovvero perché non possediamo ancora delle regole che possano attribuirle una morale specifica. Non la consideriamo un argomento a sé stante. Il denaro può essere buono o cattivo a seconda della persona che lo possiede, non perché è denaro. Gode di un’ambiguità innata. Allo stesso modo il sesso è solo un atto che non possiede di per sé morale: possiamo attribuirgliela arbitrariamente. Per questo non possiamo dire se il sesso online è un fattore positivo, poiché dipende dalle persone che lo praticano. E qui giungiamo ad un’altra difficoltà: come possiamo dire se le persone sono positive o negative?

A questo si aggiunge una complessità importante, quella dimensionale. La vita è in 3D e in più c’è il tempo. Sono variabili importanti che permettono di poter esporre parti di noi un poco alla volta. Nessuno ci conosce con gli stessi occhi: io sono diversa per Silvia, Maria o Gaia. Invece su internet progettare una privacy diversificata è difficile e quindi tutti possono vedere tutto contemporaneamente: io sono uguale sia per Silvia che per Maria che per Gaia. Potremmo dire che sono appiattita in 2D e il tempo è una variabile schiacciata. La conoscenza dell’altro non avviene per gradi, ma tutta contemporanea: basta sfogliare profili.
In ogni caso si tratta di una realtà: internet non è falso perché è creato da persone vere. Così come nella vita offline ci possono essere difficoltà di relazione. E prostituzione.

G: Sono molti i siti e le applicazioni che permettono alle persone di fare “sesso via chat” tra persone che non si conoscono e probabilmente non avranno mai un vero contatto fuori dalla realtà virtuale.
Su alcuni siti, come ad esempio Habbo, c’erano casi di prostituzione online, utenti che offrivano in cambio di semplici chat erotiche pagamenti in oggetti del gioco (che erano a loro volta pagati in moneta reale dall’utente).

Cosa c’è nell’esperienza sessuale ­virtuale di così attraente da arrivare a pagarla?

A: Ogni esperienza può essere così attraente da far giungere le persone a pagarla. Quante volte abbiamo comprato oggetti inutili solo per il gusto di farlo (magari gli stessi oggetti del gioco). La psicologia della decisione ci insegna che non è l’acquisto in sé la parte rilevante, ma spesso il senso di possesso che ne deriva. Qui ritorna la premessa sulla morale: è solo perché è sesso che dobbiamo valutarla come impropria?

G: E per quanto riguarda il sesso online tra coppie che vivono a distanza, è un fattore che può contribuire al rafforzamento della coppia?

Alcune aziende hanno creato dei prototipi di robot in grado di trasmettere un bacio, basandosi sui movimenti percepiti dai sensori, ad un altro robot che li riproduce in tempo reale.

E’ una tecnologia che potrebbe essere effettivamente utile per una coppia a distanza?

A: Le coppie che vivono a distanza hanno moltissime difficoltà, ma anche dei benefici. Ad esempio la convivenza può essere considerata una difficoltà che per molte coppie risulta insuperabile. Quindi partiamo dal presupposto che molto dipende dalla coppia e dalla relazione che si è instaurata tra i due: può essere difficile vivere lontani, ma anche un ottimo terreno dove far crescere la propria relazione. Sicuramente ogni coppia deve avere una buona comunicazione, chiara, intima e complice. Se la complicità cresce anche con la sperimentazione di prototipi che fanno sentire più vicini… perché no? E’ chiaro che non sarà un vero bacio, ma se questo ci fa sorridere e giocare virtualmente con il nostro amato…
A mio parere è importante non prendersi troppo sul serio e non credere che uno strumento sia l’espressione reale di un bacio. Sarebbe come, e qui faccio un paragone forte, pensare che la fecondazione in vitro sia sesso. Certamente è generativo, spesso raggiunge l’obiettivo della fecondità meglio dell’originale, ma è evidente che non si tratta della stessa cosa. Il bacio può non essere uguale, bisogna essere coscienti del limite. E, all’interno del limite, giocarsela.

­G: Negli ultimi anni sono state sviluppate nuove tecnologie in ambito videoludico per aumentare l’esperienza di gioco, in Giappone, queste nuove tecnologie si sono fuse con la pornografia, dando vita a controller specifici per genitali maschili, una sorta di fusione tra sex toys e controller per console, indirizzati a videogame erotici dove il giocatore simula un effettivo rapporto sessuale.

hanno allegato 2 immagini:

(Immagine del gioco Custom Maid 3D con cui si può giocare con il controller di cui stiamo parlando, dove ci si crea la propria domestica personalizzata in ogni minimo dettaglio)

(Altra immagine di Custom Maid 3d che lo pubblicizza insieme all’uso dell’Oculus e dello specifico controller)

L’uomo ha davvero bisogno di questa tecnologia per il proprio appagamento sessuale?

E’ una cosa che si può definire sana, come un normale sex toy, oppure è un modo per alienarsi definitivamente dal contatto con altre persone?

A: L’uomo non necessita di nessun oggetto per il proprio appagamento sessuale. Eppure l’eros è una pulsione primaria che necessita la soddisfazione. E’ anche istinto di vita, di generatività, di creatività, di passionalità. Nonostante questa forza dalle straordinarie qualità questo istinto può essere troppo dirompente e deve sapersi contenere entro regole sociali apprese nel corso della nostra vita. Ma rimane. Per questo la società dei consumi cerca di stimolarlo per riuscire a portare le persone a compiere azioni d’acquisto non ragionate, ma istintive. Pensate ad ogni pubblicità con ammiccamenti sessuali, doppi sensi o semplicemente l’uso di bellissime donne. Vogliono sguinzagliare l’istinto primordiale. Le persone spendono capitali per sentirsi sexy (intimo, abiti, estetista). Razionalmente sarebbero tutte spese inutili: quindi in linea generale direi che qualsiasi oggetto per l’appagamento sessuale non ha “bisogno” di essere acquistato.
Nonostante questo uomini e donne acquistano frivolezze. E spesso fanno bene.

Aggiungo che bisogna differenziare lo strumento da chi ne fa uso.
I giocatori online non sono isolati socialmente, anzi direi che spesso hanno gruppi di appartenenza molto forti con i quali instaurano reali rapporti d’amicizia. Chi è in grado di relazionarsi con persone diverse e mantenere relazioni di lungo corso online è in grado di farlo anche offline. E’ stata notata una correlazione molto forte tra numero di amici nella vita reale e numero di amici virtuali: chi ha molti amici li ha in entrambi i mondi. Chi non possiede una intelligenza sociale (una delle più difficili da sviluppare) non sarà in grado di creare contatti.
In ogni caso persone instabili psicologicamente ci sono in ogni ambito, probabilmente anche in questo. Ma l’alienazione non dipende dallo strumento: non può esserne la causa. La causa è prima, o meglio dentro. Prima dell’alienazione, dentro di noi.
Bisogna saper distinguere la causa dall’uso. L’uso di eroina non ne è la sua causa prima, giusto? Sarebbe paradossale.

G: Perché, secondo lei, viene prediletto da alcune persone, in particolar modo dai giapponesi, lo stile manga, rispetto a quello reale, sia nella pornografia classica che in quella dei videogame?

A: Ogni cultura ha delle rappresentazioni specifiche. Molto della sessualità è basato sulla cultura: ad esempio in molte culture l’eiaculazione è inibita (indù, giainiste, buddiste) mentre in occidente questo non avrebbe significato. Oppure l’omosessualità: Stati dello stesso continente hanno una grandissima differenziazione per quanto riguarda le coppie di persone dello stesso sesso. I Kàbada (Colombia) considerano la masturbazione più eccitante del rapporto penetrativo. Gli esempi possono essere centinaia perché il sesso non è innato, ma è appreso. Nasciamo non fecondi e attraversiamo la pubertà che modifica il nostro modo di essere. Tutto questo avviene in una cultura che ci plasma e ci modella.
Perché i giapponesi mangiano sushi e non risotto ai frutti di mare?

G: Il Giappone è conosciuto per avere una florida industria pornografica, che non si limita a video e fumetti, ma soprattutto a videogame, che molto spesso hanno tematiche di violenza, stupro e sottomissione.

C’è un gioco dove l’obbiettivo è pedinare e poi stuprare una determinata ragazza, dove il gameplay si basa appunto sul pedinamento, evitando ostacoli e cercando di nascondersi, dove come finale, in caso di vittoria, si potrà afferrare la ragazza e violentarla.

Hanno allegato 2 immagini.

(Immagini di gioco prese da Biko 3 dove appunto si pedina e poi si violenta la ragazza scelta tra 3 o più candidate)

Chi apprezza questo genere è da considerare una persona pericolosa, un potenziale maniaco sessuale?
Oppure semplicemente una persona con dei gusti particolari, che si diverte in maniera innocente, senza nuocere fisicamente a nessuno?

Perché certe persone piace giocare a giochi dove si può stuprare, oppure leggere\vedere fumetti\video sempre su questi argomenti?
Molte persone a difesa dei giocatori di questi videogiochi, affermano che se una persona gioca ad un gioco di guerra, non crederà di poter imbracciare un’arma ed uscire ad uccidere la gente, quindi stesso discorso vale per giochi con tematiche come lo stupro.

A: La fantasia più diffusa tra le donne è la fantasia dello stupro. Eppure nessuna di loro davvero vuole che questo avvenga, ma l’idea immaginata è considerata eccitante.
In sessuologia vi è una grandissima differenza tra fantasie e desideri. Farò un esempio forse banale ma di sicuro successo: molte persone, durante il rapporto sessuale, immaginano di essere fusi con l’altro. Questo può essere considerato romantico e culturalmente apprezzato: “ci siamo sentiti una cosa sola”. E’ ovvio che è falso: non si è realmente fusi! E’ solo una fantasia impossibile. Non si è una sola carne: è sesso.
Quindi diventa chiaro ai nostri occhi cos’è la fantasia. Altro invece è il desiderio: questo vuole essere messo in pratica. Se un desiderio verrà continuamente frustrato verrà abbandonato.

Se una donna fantastica lo stupro non ha nulla di strano o malato: è una normale variante di gusto. Se lo desidera invece cade in un paradosso irrealizzabile: desidera un atto non desiderato.

In ogni caso questa fantasia è più diffusa nelle donne che negli uomini. E questo accade senza l’uso di videogiochi violenti e, tra l’altro, senza nessun sostegno della società. E’ una fantasia non culturalmente accettata. Addirittura donne che vengono realmente stuprate aspettano a denunciare il fatto perché ritengono di esserselo meritato perché ne hanno fantasticato l’evento e perciò si sentono in parte responsabili dell’accaduto. Nulla di più sbagliato: per questo ribadisco anche qui la differenza tra fantasie e realtà.

Capisco le perplessità legate al gioco, che sembra collocarsi in una nicchia tra la fantasia e il desiderio perché in un certo senso permette un maggiore agito rispetto alla mera fantasia. I giochi esistono da sempre nella società e permettono ai bambini di sperimentarsi in ambiti controllati. Poi gli adulti li perfezionano, ma nessuno di noi smette di giocare. Esistono giochi che servono per finalità diverse e l’online riesce a raggruppare più finalità in una.
Giochi di competizione (agon): in genere tutte le competizioni, sia sportive che mentali
Giochi di azzardo (alea): i giochi dove il fattore primario è la fortuna
Giochi di simulacro (mimicry): i cosiddetti “giochi di ruolo” dove si diventa “altro”
Giochi di vertigine (ilinx): Tutti quei giochi in cui si gioca a provocare noi stessi.
Possiamo quindi capire perché questo gioco piaccia.
Ogni gioco può far perdere il controllo, vedi i giochi d’azzardo oppure sport estremamente pericolosi in cui si prova il brivido della vertigine. Questo forse è il dato più interessante.

Un’altra variabile però interessante è quella legata all’apprendimento: quanto di quello che impariamo è legato all’emulazione? Bandura, psicologo padre dell’apprendimento, direbbe moltissimo. Altri autori invece definiscono riduttivo immaginare che tutto ciò che facciamo è causato direttamente da un precedente. Questa è una questione cardine della psicologia e non è ancora stata risolta.

G: Secondo lei, a fronte della forte diminuzione delle nascite in Giappone, c’è una qualche correlazione tra i problemi relazionali uomo­/donna e la loro produzione di materiale pornografico, che tende sempre di più a rendere soddisfacente a livello sensoriale ciò che è virtuale?

Da parte di alcuni paesi come il Giappone c’è una concezione della pornografia e dell’erotismo in generale, molto diversa dalla concezione che ne hanno paesi come il nostro. Tuttavia, secondo lei, perché l’occidente ha una visione del sesso fisico molto più aperta mentre invece i giochi di sesso online sono visti più spesso come pratiche per menti distorte? Invece nel mondo orientale come hanno fatto così tanti prodotti inerenti alla violenza sessuale o altro ad emergere se in quel mondo spesso il sesso fisico è considerato un tabù?

A: Quando guardiamo le altre culture portiamo sempre dei cannocchiali con delle lenti particolari: le nostre. I giapponesi potrebbero considerare invece molto strano l’uso dei video porno amatoriali che fanno gli occidentali.
La cultura giapponese ha dei valori di fondo che ne orientano la crescita in un modo che per noi non è concepibile. Non saprei dire se la diminuzione delle nascite è in realtà in qualche modo correlata con i loro modi di lavorare piuttosto che dalla religione.

Quel che sappiamo è che la pornografia non rende ciechi. Come già detto in precedenza è uno strumento e nessuno strumento è male di per sé, ma può essere sbagliato nelle mani di alcune persone che lo usano malamente.
Non rende ciechi, ma piuttosto può creare delle difficoltà relazionali se a lungo andare viene usata come unico approccio all’altro (o allo stesso) sesso. Uomini e donne pensano che tutti i genitali siano depilati perché la cultura pornografica li rappresenta così. I ragazzi delle scuole superiori non sanno dove dovrebbero crescere i peli della vulva semplicemente perché non li hanno mai visti. Confrontarsi con un mondo solamente prestazionale può dare delle aspettative distorte rispetto alla realtà. Donne dagli orgasmi facili e prolungati; uomini dalle prestazioni di marmo.
Aggiungo che la visione massiccia di pornografia fa in modo che sia l’utente a adeguarsi al ritmo del video, spesso causando eiaculazione precoce nella vita reale.

E’ evidente che non è la realtà. Ma è una realtà con delle sue logiche. L’importante è considerare questa scissione, questo limite presente. E divertirsi all’interno del limite. Sondarne le sue possibilità, trovare ciò che è di nostro gusto ed evitare quello che non ci piace.

Non è la tecnologia ad avere problemi psicologici. Se lo fosse saremmo giunti ad un’intelligenza artificiale.
Siamo noi che abbiamo problemi, o forse, che ce li facciamo.

#escile, tra ironia ed umiliazione

Importante sfida di femminilità a colpi di hashtag tra gli atenei. #escile diventa un tormentone.

In questi giorni le studentesse di Milano si sfidano, mostrando i seni con scritto in pennarello l’ateneo di appartenenza.

Partito da un gruppo su facebook, sembra non riuscire più a fermarsi il tamtam dei selfie delle tette delle future dottoresse. Bocconi, Policlinico… e poi si allarga.

Rispondono le ragazze di Palermo che si fanno i selfie con i pesanti tomi delle loro materie di studio: i Codici, i manuali. Vengono prese per puritane del Sud.

E poi le veneziane che decidono di scarabocchiarsi la fronte, per indicare che il cervello è sicuramente la parte da far uscire. Ma forse il Veneto non è la patria della goliardia universitaria? Cos’è successo, da quando hanno cominciato a prendersi sul serio?

Mh, si vede che è periodo di esami. La sessione di gennaio può fare brutti scherzi.

E’ sempre più difficile fare formazione ai ragazzi sul sexting quando l’opinione pubblica si scatena a suon di #escile.

In questi giorni ho incontrato molti ragazzi diciottenni per un progetto contro la violenza di genere, ai quali ho chiesto di dirmi come si sentirebbero se scoprissero che sta girando online una foto che li ritrae in slip in una posa umiliante. Volendo lavorare sulle emozioni e il confronto attivo in una comunità autoeducante che si stimola suggerendosi buone prassi mi interessava sinceramente avere una loro opinione.
Davanti alla notizia che una tua foto umiliante stia girando tra i tuoi amici e compagni di scuola, che emozioni proveresti? Rabbia, tristezza…?
I ragazzi sono rimasti un po’ di stucco alla domanda per poi chiedermi: “ma cosa vuol dire umiliante?“.

Ecco.

Come si può credere di fare un percorso contro le violenze se 130 ragazzi di quarta superiore non sanno cosa significa umiliante e non riescono ad afferrare il concetto?!

Sono talmente spiazzata dalla domande, che si ripete per tutte le 8 classi che ho incontrato, che temo di non essere riuscita a trasmetterne il concetto di fondo.

Cosa può significare umiliante per un ragazzo nel 2016?

E’ un termine che ha ancora senso?

Cosa significa oggi prevenzione della violenza psicologica?

Squirting: un Duro sbaglio!

Mannaggia a te Angelo Duro!

Mannaggia alla tua beata ignoranza!
Mannaggia alla tua bravura, alla tua incredibile comicità che ha portato in questo mese il tuo video La Maturità Che Vorrei campione di visualizzazioni!

Esilarante, niente da dire. Fabio de Luigi sempre mitico. Peccato per il finale che mi ha fatto prudere le mani (come dice mia nonna).

Angelo, l’eiaculazione femminile non esce dal naso. No. Nemmeno dagli occhi. Ma nemmeno dalla vagina! Esce dal canale uretrale, ovvero da dove le donne fanno la pipì.

Ripeto: IL FLUIDO DELLO SQUIRTING ESCE DALL’URETRA. Non dalla vagina.

So che per gli uomini l’informazione può essere una scossa troppo forte: le donne hanno due canali diversi, la vagina (penetrabile) e l’uretra. Invece per il maschio coincidono. Lo spiego sempre ai bambini, a scuola. E la domanda dei maschietti è sempre… “e se ci confondiamo e facciamo la pipì nella vagina?”. Ehm. Da lì si sviluppano mie esilaranti performance di scalata sugli specchi con uso di metafore come “la gola mangia e respira, ma non si confonde”.
“Ma maestra Anna a volte tossisco e mi si confonde!”.

“Non ti preoccupare, qualsiasi cosa succeda sarai meno confuso di Angelo Duro” sarà la mia futura risposta.

Perchè mi accanisco in questa risposta?

Generazioni di donne hanno creduto di urinare, di essere sbagliate, di non poter godere. Silenzio e vergogna dovuti proprio al fatto che il liquido non uscisse dalla vagina, ma dall’uretra. Era evidentemente pipì…! O no?

Poi arrivò youporn e lo squirting (o eiaculazione femminile) diventò un fenomeno interessante. Eccitante. Un fenomeno da baraccone.

Ora la sessuologia cerca di rassicurare le donne: alcune di voi nel momento di massima eccitazione eiaculano. Capita. Non è urina. E’ la prostata.

La prostata sarebbe esclusiva maschile, ma tutte le donne ne hanno un pezzettino in ricordo. E’ lì, nel punto G. Alcune hanno una prostata più sviluppata ed eiaculano. Altre invece non riescono nemmeno ad identificare la zona, tanto è minuta.

In ogni caso, tutte normali. O almeno: donne.

Quindi ridiamoci su, con un’altra sbagliata canzone sull’eiaculazione femminile che canta così…

spruzzavi acqua dalla vagina ed io mi spaventai,
ora lo chiaman squirting, ma ai tempi non sapevo, credevo stessi male.
Mi visitò un dottore mi disse “non è niente, è nettare d’amore”

Ruggero dei Timidi

Il piacere di illustrare la sessualità ordinaria

Mi piace molto il mondo dell’illustrazione, e trovo interessante il progetto sviluppato da Masonry. Masonry è una massoneria di illustratori i quali, stanchi di lavorare su progetto altrui in un mondo di competizione, decidono di fondare una corporazione e di dedicarsi a ciò che a loro piace.

E cosa poteva essere se non illustrare la sessualità?

Il progetto completo di tutte le tavole lo trovare qui. Sono presenti tra queste le mie dieci preferite: a mio parere hanno saputo caratterizzarsi per lo stile e il tema affrontato. Senza strafare sono rimasti vicini alla quotidianità e al piacere delle piccole cose.

Le altre tavole sono decisamente più pungenti. E detto questo… vi conviene andarle a vedere tutte! 🙂

Zero sfumature di grigio

Forse avrei dovuto guardare/leggere le 50 sfumature di grigio.

Per cultura personale? Per cultura professionale…?

Devi farlo! Così hai un elemento in comune per poter parlare coi tuoi pazienti!” dicono le colleghe sessuologhe.

All’inizio mi sono fatta consigliare dal mio inconscio procrastinatore: “fallo domani, oggi ci sfondiamo di plumcake e serie tv“.
Poi ho dato ascolto all’amico Paraocchi. E ho letto delle ottime recensioni, come quella di ZeroCalcare (clicca sulla foto per ingrandire).

Così riesco a mantenere la conversazione al giusto livello.

Interessante… e lei come si è sentita a riguardo?“.