Pagare il sesso per mio figlio disabile.

Ecco, questo sì che è un titolo che cattura l’attenzione!

Potrebbe sembrare una frase addirittura troppo forte. Eppure, davvero, di questo si parla ai convegni di sessuologia. E’ lecito pagare una prostituta perchè possa far conoscere il sesso ad un ragazzo con disabilità? Oppure devono essere i genitori ad insegnare i segreti della masturbazione ai figli?
Esistono altre soluzioni, magari più etiche e legali?

ETERNI RAGAZZI…

Il problema è sincero e sentito.
Perchè nonostante i disabili vengano considerati sempre ragazzi, non sono degli angeli senza pulsioni! Quante volte mi è capitato di sentire gli operatori dire “oggi sono stato coi ragazzi al lago di Fimon, per fare un giro” quando i ragazzi hanno anche 30 anni più degli sbarbatelli che li accompagnano. Se un uomo cinquantenne con disabilità intellettiva viene portato al lago da una giovane OSS, ecco, direi che lui potrebbe dire di essere stato in giro coi ragazzi, non di certo lei. Non sono ragazzi prepuberi. Sono uomini e donne: hanno pulsioni ormonali, storie d’amore e di rifiuti, come tutti noi. Si arrabbiano. Si eccitano.

…CON VITE AL LIMITE

Le difficoltà sono differenti per ogni tipo di disabilità che potremmo distinguere in due grandi categorie: mentale/fisica ed acquisita/dalla nascita. Ad esempio un ictus avuto a 45 anni crea dei danni cerebrali che portano ad una vita differente rispetto al ritardo mentale dalla nascita. Oppure nascere senza arti come Simona Atzori è ben diverso dal perderli in un incidente stradale come è successo ad Alex Zanardi.
In ogni caso sono vite che hanno come aspetto centrale la creazione di un’autonomia creativa formata attorno al limite.

CONVEGNO “DISABILITA’: SESSUALITA’ COME DIRITTO”

Sono stata ad un convegno, la scorsa settimana. Ho preparato anche io un contributo, davvero interessante a dire il vero, sull’educazione alla sessualità femminile nella disabilità acquisita. Avevo una gran voglia di fare bella figura perchè avrei parlato dopo Antonino D’Amato e Fabrizio Quattrini, i sessuologi che in Italia si potrebbero definire i più esperti di disabilità.
Quattrini è un’esponente dei Lovegiver, un progetto che vuole la creazione in Italia della figura dell’assistente sessuale. Non è che lo dice e basta: hanno presentato un disegno di legge nel 2014, il DDL 1442. Svelto e conciso lo trovate nel sito del Senato qui.
L’assistente sessuale è una figura che si occupa dell’educazione alla sessualità per i disabili. Farà un corso di 200 ore dopo il diploma. Sarà testata attraverso test psicologici come l’MMPI. Condurrà al massimo 10 sessioni con ogni disabile per impedire l’innamoramento reciproco. Non farà sesso penetrativo, ne’ orale. Permetterà al disabile di conoscere il proprio corpo, gli insegnerà a provare piacere, costruirà una relazione basata sul contatto.
Quattrini ha già incontrato 80 candidati per questo corso, moltissimi dei quali sono già infermieri, OSS, fisioterapisti… La maggior parte già svolge un altro lavoro in ambito sanitario, vuole solo migliorare la sua formazione per essere più utile ai pazienti che segue.

I MIEI DUBBI

Al convegno ero talmente assorta che non ho fatto domande. Ma ho i miei dubbi.
Ho deciso di renderli pubblici qui per creare un dibattito, forse la mia visione è lacunosa, magari qualcuno potrebbe aiutarmi a prendere posizione. O forse c’è in giro un’idea geniale per risolvere questo dilemma: è solo necessario confrontarsi!

E’ necessario un DDL per creare una nuova figura?

A mio parere no. Sembra che l’assistente sessuale in questo momento non esista in Italia perchè andrebbe a cozzare con la legge Merlin.
Non credo sia vero: in Italia la prostituzione non è reato. Lo sfruttamento della prostituzione lo è. Diciamo piuttosto che è lavoro nero perchè non esiste un Codice Attività presso l’Agenzia delle Entrate che possa permettere l’apertura di una Partita Iva riferita solo alla prostituzione.
D’altronde, fa notare proprio Quattrini, non esiste nemmeno il Codice Attività per i sessuologi. Infatti tecnicamente non esistono i sessuologi in Italia. Ognuno di noi fattura le sue prestazioni in base alla professione principale, ovvero “consulenza psicologica” per quanto riguarda me, Quattrini e D’Amato. Infatti si sta presentando proprio in questi tempi una richiesta allo Stato di riconoscimento rispetto al lavoro specializzato che facciamo. Eppure al momento non c’è nulla, e nonostante questo lavoriamo. Perchè non potrebbe accadere lo stesso al fisioterapista che vuole fare l’assistente sessuale? Fattura come fisioterapista libero professionista e poi si dedica alla sessualità.

A Firenze ho una cara amica e collega fisioterapista che si dedica solo ed esclusivamente al perineo: Desiree. Non credo che qualcuno possa dire che non è parte del suo lavoro toccare la zona genitale, aiutare il paziente a riscoprire la sua anatomia, aiutarlo ad esplorarsi.
La mia superamica Elena, ostetrica e consulente sessuale, ha portato come tesi presso la scuola Elementale di Arte Ostetrica l’uso dello specchio nell’esplorazione delle donne. Ora conduce con successo corsi sul perineo che terminano con una visita di valutazione.

Forse queste donne pioniere dovrebbero essere segnalate per abuso di professione e reato di prostituzione?

Sono davvero necessarie queste figure in Italia? Non sarebbe invece meglio lavorare sulla costruzione di una rete di professionisti già specializzati nel settore che possono acquisire maggiore sensibilità nei confronti della disabilità? Non si dovrebbe porre il problema all’interno delle equipe delle Comunità e delle Case di Riposo, dei Centri Diurni e degli Ospedali? Così che ogni professionista che passa nella vita di un disabile abbia la sensibilità di confrontarsi sulla sessualità. Ad ognuno il suo pezzetto: lo psicologo un po’, il fisioterapista un po’, l’OSS un po’, e poi i gruppi di confronto, le famiglie, la società…

Perchè non può essere Desiree la professionista giusta per la riabilitazione di un perineo di una donna che ha subito un incidente?
Da 12 anni studio psicologia sociale e sessuologia: davvero la mia formazione per la costruzione di modelli di educazione alla sessualità può essere abbattuta da un corso di 200 ore? Fatico a crederlo.

Se il DDL prevedesse la rinascita della prostituzione potrei capire che si tratta di un’importante novità. Ma qui si parla di educazione alla sessualità a 360gradi… meno 1, ovvero il sesso. Perchè di sesso agito in realtà non si parla.

Come mai del resto in Italia. Anche perchè c’è quel “piccolo” dettaglio della circonvenzione di incapace che rimane essere reato…

Insomma, non credo possa essere la svolta. Qualcos’altro forse. Ma non questo.

Oppure, forse, non riesco a credere che per alcune persone gli abbracci possano essere solo a pagamento.

— !!! video interessanti !!! —

UNO:
Ne approfitto per sponsorizzare il bellissimo documentario del 2014 sul tema The Special Need, girato tra il Friuli, l’Austria e la Germania alla ricerca di assistenti sessuali per il divertente Enea… un mio coetaneo con un po’ di autismo e molta (aiutatemi a dire molta) voglia di. Molta. Ce la faranno i suoi amici a soddisfarlo? Ma soprattutto… cosa vuole Enea in realtà?
[nono, non sono sardi, sono friulani, errore da principianti: mandi!]

DUE:
Più sul classico, più internazionale, ma forse più esaustivo riguardo alle problematiche connesse all’esplorazione reciproca dei corpi, The Sessions.

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4 pensieri su “Pagare il sesso per mio figlio disabile.

  1. Il tema “sesso e disabilità” è sicuramente una questione spinosa. Oggi più di un tempo, dato che oggi più di una volta si parla della dimensione sessuale nelle sua varie accezioni. Trovo che l’approccio della proposta che vorrebbe l’istituzione di questa nuova figura professionale sia un tantino riduttivo. Infatti pare che la pulsione sessuale venga considerata come un bisogno primario dell’uomo al pari del mangiare o del dormire e che quindi il soddisfacimento sessuale deve in qualche modo essere garantito a tutti. Il ragionamento ha una sua logica… tuttavia credo che il sesso più bello è quello che si gioca all’interno di una relazione speciale… Uno scambio reciproco tra un Io ed un Tu. Quello che intendo dire è che il soddisfacimento di questa dimensione penso che non si misuri semplicemente con la quantità di orgasmi settimanali o mensili.
    Mi chiedo in che modo possa un assistente sessuale rispondere su questo piano…
    Probabilmente la questione è complessa e le risposte a volte sono possibili (e diverse da caso a caso) altre volte forse non si riesce neppure a trovare una risposta.
    Credo però che dobbiamo resistere alla tentazione di dare soluzioni preconfezionate in nome del “diritto di avere diritti” perchè rischiamo svuotare di significato una dimensione fondamentale della vita.

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  2. Tento per la seconda volta di inserire ciò che penso e spero di non fare un doppione…
    Credo che la prospettiva di chi propone l’istituzione dell’assistente sessuale rischi di semplificare troppo una dimensione che è ricca di sfaccettature oltre ad essere tanto importante quanto complessa.
    Si punta al diritto ad una vita sessuale la quale pare intesa come espressione di un bisogno primario come mangiare o dormire. E’ un ragionamento che da un lato è comprensibile ma dall’altro prescinde da una caratteristica essenziale della sessualità: l’orizzonte relazionale.
    Quel che voglio dire è che sono del parere che la soddisfazione in campo sessuale non si misuri unicamente con la quantità di orgasmi settimanali o mensili. Anzi credo che tanto più il sesso si esprime dentro una relazione privilegiata, tra un io e un tu, e tanto più è appagante.
    Mi chiedo cosa possa fare un’assistente sessuale su questo piano. Non ci sarebbe sempre un forte squilibrio tra l’operatore che deve giustamente mantenere un distacco professionale e “l’Utente” che con ogni probabilità desidererebbe un maggior coinvolgimento? Una simile situazione è una prospettiva desiderabile?

    Certo la materia è delicata, bisogna valutare caso per caso, però credo sia necessario resistere alla tentazione di voler accomodare tutto con una crociata sul “diritto ad avere diritti” perchè la posta in gioco è alta e preziosa. Voler trovare la panacea a tutti i costi rischia di svuotare di significato una delle dimensioni umane più importanti lasciandoci alla fine impoveriti.

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    • Ciao Giampaolo, sono arrivati i tuoi commenti!
      Anzi, ti ringrazio per i contributo. Questo tema è così delicato che ogni opinione è ben accetta!
      Il mio intervento al convegno è stato videoregistrato, spero di poter caricare presto tutto sulla piattaforma youtube e poi fartelo vedere.
      Intanto ti anticipo questo video:

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  3. Pingback: Pagare il sesso per mio figlio disabile. Un interessante articolo de Il Rosso Ciliegia – autismocomehofatto

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