Nel 1972, Martin Rochlin, forse in un’altra epoca culturale perchè lui era nato nel 1928 (come mio nonno), si chiese come sarebbe chiedersi perchè si è etero.
Rochlin è stato uno dei terapeuti che più si è addoperato per giungere a quello che viene chiamato il pensiero gay-assertivo, ovvero una lotta all’omofobia prima del tempo. Cercava di trovare una dimensione di mediazione che non fosse ne’ di imposizione aggressiva, ne’ di accondiscendenza passiva. Per saperne di più dell’assertività leggi questo mio articolo.
E’ interessante perchè già nelle scuole primarie fanno molte domande su tutto, anche sugli orientamenti sessuali. Sono domande confuse, alle quali spesso non abbiamo risposta. Come se i ragazzi mi ponessero quelle che trovare qui di seguito.
Se sei etero, prova onestamente a farti alcune di queste domande. Quali sono per te le più insidiose?
E le domande del questionario di Rochlin, tantissime, suonano più o meno così:
Cosa credi che abbia causato la tua eterosessualità?
Quando e come hai deciso di essere eterosessuale la prima volta?
E’ possibile che la tua eterosessualità sia solo una fase dalla quale potresti uscire prima o poi?
E’ possibile che la tua eterosessualità derivi dalla paura di altri del tuo stesso sesso?
Se non hai mai fatto l’amore con una persona del tuo stesso sesso, come fai a sapere che non lo preferiresti?
Se la tua eterosessualità è normale, perché c’è un gran numero di eterosessuali con problemi mentali?
Con chi hai parlato delle tue tendenze eterosessuali? E come hanno reagito?
Perché alcuni etero cercano di influenzare altri e condurli al loro orientamento sessuale?
Perchè vorresti che i tuoi bambini siano etero, non sai quanti problemi comporta?
Perché insisti ad essere così esplicito e a fare spettacolo della tua eterosessualità in pubblico? Non potresti semplicemente essere quello che sei e tenertelo per te?
Come puoi sperare di mettere in pratica il disegno di Dio, se continui ad essere così compulsivamente eterosessuale?
Gli eterosessuali sono noti per aderire a dei ruoli sessuali rigidi e stereotipati. Perché sottostai a questi ruoli che creano malessere?
Come puoi godere di un’esperienza sessuale totalmente soddisfacente o di un rapporto emotivo con una persona del sesso opposto quando le ovvie differenze fisiche, biologiche e comportamentali sono così tante? Come può un uomo capire la sessualità di una donna e viceversa?
Perché gli eterosessuali enfatizzano così tanto il sesso?
Con tutto il supporto che il matrimonio riceve dalla società, i divorzi aumentano a livello esponenziale: perché ci sono così poche relazioni stabili tra gli eterosessuali?
Come potrebbe sopravvivere la razza umana se tutti fossero eterosessuali come te, considerando la minaccia di sovrappopolazione?
Con le condizioni di vita sessualmente separate della vita militare, l’eterosessualità non è incompatibile con il servizio militare?
Sembra che ci siano molti pochi etero felici. Sono state sviluppate delle tecniche e se volessi potresti cambiare. Hai mai provato una terapia?
Un numero sproporzionato di criminali, sociopatici o altre persone irresponsabili sono eterosessuali: perché si dovrebbero assumere eterosessuali per una carica di responsabilità?
Non dovresti chiedere ad alcune falangi sedicenti etero (come la convention di Verona) di stare zitte? Non migliorerebbe la tua immagine?
La grande maggioranza di molestatori di bambini è eterosessuale: pensi che sia sicuro esporre giovani a persone etero, insegnanti, pediatri, preti o capi scout?
Gli eterosessuali odiano e/o non si fidano degli altri del loro stesso sesso? È questo che li rende eterosessuali?
Perché gli eterosessuali sono così promiscui?
Perché volete sempre puntualizzare l’ipotesi di eterosessualità a persone omo famose? È per giustificare la vostra eterosessualità?
Credi che un terapeuta eterosessuale sia obiettivo? Non temi possa influenzare il tuo orientamento?
In un secolo che sta cercando di uscire dal machismo arriva Sex Education, la nuovissima serie lanciata da Netflix che sta ottenendo un meritatissimo successo planetario, 8 puntate super bingeabli.
La serie, creata dall’emergente Laurie Nunn e diretta da Ben Tylor, muove da un tema arcinoto: i ragazzi non hanno figure educative che parlino di sesso. Così in una scuola britannica nasce una clinica non autorizzata per problematiche sessuali inaspettatamente diretta da un adolescente incasinato e vergine.
L’ho guardata perchè dovevo. Non potevo farmi sfuggire il nuovo prodotto di punta per adolescenti. E invece mi ha conquistata. Divertente, elegante, istruttivo. Fuori dagli stereotipi.
Riesce a non essere dicotomico. Ha due anime che parlano tra loro: impegnato e leggero.
Ha una chiave sociale e politica brillante, conquista. Nessun tema è banalizzato. Serie seria. Temi complessi con soluzioni intelligenti.
Ed inoltre parla piacevolmente di piacere, non reprime, non giudica. Alleggerisce. E’ autoironica.
Non è come la serie Settimo Cielo che affronta temi complessi con soluzioni paternalistiche corroborate dall’evidenza dei fatti – se fai la cosa sbagliata il karma ti porta a soffrire.
L’atteggiamento al problema fa tutta la differenza.
Passa senza intoppi dall’humor esilarante al momento drammatico. I personaggi sono multidimensionali. Tutto compenetra opposti, trova sintesi.
SPOILER ALLERT: guardatevi la serie. La consiglio vivamente e mi aspetto che commentiate con me i passaggi irriverenti e rilevanti.
Fa ridere, è leggera, scorrevole. E’ inaspettata e credo che questo sia il suo pregio. Quindi finite le 8 puntate e tornate qui.
Sembra un classico: una british commedy per adolescenti.
Sembra un déjàvu: il ragazzetto sfigato, l’amico più sfigato, la femminista alternativa, i bulletti, il preside arcigno, la madre single che non ce la fa, la scuola lacunosa, la provincia, il ballo di fine anno. Sembra un mix di stereotipi: la famiglia dei neri ha un sacco di figli e va in chiesa, la terapeuta sessuologa è una ninfomane, perfino l’idraulico è quello che si fa le clienti. I gay sono effeminati, i figli litigano con i genitori, le bullette sembrano Le Ragazze di Beverly Hills, blablabla.
Il riassunto della trama è più o meno questo: non succede praticamente niente.
Due amichetti del cuore crescono assieme, litigano ma si ritrovano.
E INVECE
Credo sia una meravigliosa commedia legata allo stile narrativo degli “e invece”. Le situazioni si capovolgono continuamente. Gli autori ti portano a credere fino in fondo che la trama si avvicinerà alle tue aspettative, e invece. Con questo stile si comprende come si può uscire dallo schema: una serie contro gli stereotipi che esce dagli streotipi.
Inghilterra, scuola superiore, anno incerto.
Non si coglie il tempo nel quale si muovono i personaggi. Anni 80 e 90, con degli elementi precedenti, un po’ preppy. Ottimo escamotage – penso io – così non dovranno trovare risposte ai temi contemporanei! Mantiene questa atmosfera vintage dai toni color terra, inquadrature ampie ed eteree, fino a quando, dal niente, estraggono dalla tasca un cellulare e… chattano!
Poi infatti compaiono i temi del cyberbullismo e del sexting.
Ciò fa ben intendere che non si tratta di temi nuovi, gli strumenti cambiano ma le dinamiche sono un classico. Gli adolescenti non sono alieni post-moderni incomprensibili, sono come siamo sempre stati.
Ecco, la serie è così. Si crea un’atmosfera parallela in cui tutto sembra possibile e poi te la sbrandellano in faccia, per poi ricostruirla con dei voli pindarici narrativi che ho adorato. Pensate all’episodio in cui Otis ed Eric si vestono da Hedwig, ovvero da -diciamo- drag queen. [nota. Da Hedwig!!! Un film che adoro! Ho la colonna sonora in auto e la uso come spinta prima di andare nelle classi a fare educazione sessuale! Ho scritto su di lei questo post.] Il mio cuore batteva perchè attendevo con angoscia il momento in cui sarebbero stati ridicolizzati e picchiati per questa ragione: non puoi andare in giro per la provincia con minigonna-jeans e parrucca bionda, dai. E invece passano i minuti e gli altri personaggi interagiscono con loro quasi con nonchalance. Surreale. Mi lascio conquistare da questo mondo parallelo, dove tutte le cose sembrano possibili. Improvvisamente vengo svegliata da un pugno allo stomaco, anzi sullo zigomo.
Il ritmo è serrato, i personaggi intensi: la causalità è multipla, complessa, le cose accadono a causa di molte ragioni. Intendo dire che negli episodi succedono così tante cose che farne un riassunto sarebbe talmente lungo che… a questo punto guardatevi la serie. Succede di tutto per fare in modo che non accada nulla. La staticità è un sistema mutevole. L’amore come motore immobile.
Personaggio preferito: il padre di Eric. All’inizio pensi sia totalmente incapace di comprendere la complessità, poi capisci che è l’unico che ha semplicemente capito, poi nonostante la sua perfezione paterna ammette di poter essere migliore. Uao. Un personaggio lineare, solido, a tutto tondo. Non ha grandi evoluzioni, ma permette allo spettatore di conoscerlo meglio. Ho letto in rete alcune descrizioni che lo dipingevano come “il padre conservatore del ragazzo gay”. Naaah, avete capito male. All’inizio ci fanno intendere che è così, in realtà è il vero alleato, la vera forza del figlio.
Attrice preferita: Tanya Reynolds, ovvero Lily. Si tratta di una studentessa che disegna fumetti erotici fantascientifici. Ha la fissa di perdere la verginità al più presto e invece scopre di avere un vaginismo, ça va sans dire. La scena in cui viene introdotta fa subito pensare ad American Pie, il flauto della banda. E invece. Durante il suo ballo in camera di Otis ho fatto una standing ovation dal divano con forti applausi e faccia convinta per la sua performance! (davvero) E’ la fatina madrina del 2019.
Scena TOP: “it’s my vagina”. La scena è tremendamente femminista, eccessiva, struggente. Ma la narrazione che l’accompagna nel corso della puntata fa percepire la sua forza, togliendo lo stucchevole. Olivia e Ruby, nemiche-amiche. Il femminismo è una cosa tra donne, il bodyshame è una cosa da donne. Non è una contraposizione banale con il maschile. Vediamo la compenetrazione tra contesto sociale e situazioni personali.
Probabilmente la soluzione razionale sarebbe stata semplicemente andare dalla polizia postale, la serie punta ad una soluzione più elegante.
Carellata di “e invece”:
Maeve scappa dalla casa di Jackson dopo aver conosciuto la sua perfetta famiglia, nessun commento sul fatto che siano due mamme.
Le coppie sono spesso modello ringo: Maeve e Jackson, Otis e Ola, Eric e Adam, Lily e Octoboy, Sean e Tiana, le mamme di Jackson.
Jean, la mamma terapeuta, non dice mai la cosa giusta, fino alla fine, senza redenzione. E’ sbagliata almeno quanto riesce ad essere tremendamente sexy. Ma mai si dubita che al lavoro possa essere brava e professionale. E’ Skully di Xfiles.
Aimee fa spesso sesso con i ragazzi più sexy, sembra le piaccia davvero, e invece. Scopre il piacere in sè stessa: banale ma giusto.
Adam ha un approccio omosessuale che sembra essere solo una sbandata. Invece cerca di sfiorare e carezzare Eric durante le ore di scienze. Potrebbe nascere qualcosa di corrisposto, e invece.
Maeve è una tigre brillante nata in una famiglia disastrata, incredibilmente capisce di volere Otis e invece lui si mette con Ola. Io spero vivamente che ci sia solo questa stagione e che si concluda così! Mi sarei aspettata un “vissero per sempre felici e contenti” e invece. Meglio così, meno stucchevole, più reale.
Jackson vince la gara di nuoto per far rimanere Maeve a scuola, e invece.
Il sesso è una scusa per parlare d’altro. Perchè la sessualità è così: un luogo dove tutti i temi si toccano e si intrecciano.
Otis dice spesso la cosa davvero giusta -come fosse una di quelle belle frasi motivazionali che incorniciano i selfie fatti in bagno-, che però si rivela essere quella sbagliata: peggiora la vita ad Adam (che si mette in ridicolo), a Sean (che tenta il suicidio), alle ragazze lesbiche (che si mollano), a Ruby (che litiga con Olivia)…; cerca di dire la cosa sbagliata a Jackson e invece è quella giusta (e si mette con Maeve).
Lui ci prova, ma resta solo un sex coach, non un terapeuta: i suoi discorsi sono ben piazzati. Un sacco di belle parole che destano l’ammirazione del pubblico adulto: infatti sono cazzate. Otis non sa fare questo lavoro, ricalca ciò che fa la madre solo perchè vuole stare vicino a Maeve.
I suoi pazienti capiscono quello che vogliono capire, infatti lui suggerisce soluzioni che a suo parere potrebbero essere funzionali. Fa fare ad altri lavori su loro stessi che lui non ha mai sperimentato, non è un vero empatico. Mette etichette, non fa un’analisi del caso personalizzata.
Sarà Lily ❤ a farlo scendere dalla collina a tutta velocità perdendo le inibizioni, così lui finalmente potrà correre da Ola e farle un discorso mal fatto ma autentico e carico di emotività.
Figuriamoci che lo scorso anno una nota azienda di materassi spagnola ha pubblicizzato i propri prodotti con il seguente slogan: “il letto è l’ultimo bastione di libertà che ci rimane. Alla Flex pensiamo che sul tuo letto tutti possono fare – o non fare – quello che gli pare. Perchè la notte, la notte è nostra“.
Le Iene sono sempre sensazionalistiche e l’intervistatore Matteo Viviani pone delle domande tendenziose e pregiudizievoli da farmi venire il prurito alle mani (vabbè, ma io sono una con la collera e lo sdegno facile).
Quante faccine WOW hanno ottenuto sui social! Che meraviglia, l’ennesimo circo delle bestie rare a Le Iene!
Discreto e attento invece il breve intervento del sessuologo Fabrizio Quattrini…
Per la verità il movimento degli a-sessuali è attivo e si fa potentemente sentire: mi capita di avere in studio ragazzi e ragazze che ritengono di essere a-sessuali, anche se spesso sono solo confusi dal mondo delle etichette.
Avere un nome per descriverti è rassicurante, non c’è dubbio.
La comunità scientifica ancora si interroga sulla tematica: è calo del desiderio? E’ avversione sessuale? E’ asessualità? Come condurre una diagnosi corretta? Sapendo che la metà dei casi in consultazione sessuologica sono legati al disturbo del desiderio bisogna essere davvero ben informati per non cadere nell’errore diagnostico di pensare che l’asessualità (sana) sia un calo del desiderio lifelong (potenzialmente curabile) o il contrario.
Il tema scientificamente rilevante per cui vi suggerisco di leggere questa analisi della relazione tra asessualità e DSM-V, il manuale diagnostico dei disturbi psicologici usato in tutto il mondo per le diagnosi: L’Asessualità nel DSM5. Intersexioni (brav*! vi seguo sempre!) analizza come vengono percepiti gli orientamenti sessuali dagli psicologi e psichiatri.
Interessante è infatti questa loro valutazione, con la quale mi scontro quotidianamente in studio: “Innanzitutto, così come per altri cosiddetti “disturbi sessuali”, il DSM non dà indicazioni riguardo a cosa sia considerato “normale” o “non patologico”, ma allo stesso tempo non manca di descrivere taluni disturbi (incluso l’HSDD) come ipo- o iper- rispetto a una norma mai definita.”.
Dal DSM-5: “se sei asessuale non hai un calo del desiderio”:
Mi capita di vedere “persone googlate“: cioè che costruiscono la loro identità facendo surf sulle pagine dei risultati di Google. Apprezziamo la ricerca, ma la questione non è semplicissima: la costruzione dell’identità sessuale è un mix tra sesso d’appartenenza, espressione di genere e orientamento sessuale. La ricerca online è fondamentale per confrontarsi ma deve essere ancorata ad un quadro di riferimento che sappia leggere le informazioni che ne scaturiscono. L’identità sessuale infatti non è meramente un equilibrio delicato, ma piuttosto di un sistema in evoluzione continua che necessita di essere svincolato dai pregiudizi sociali e personali per poter crescere e maturare.
Molti sono infatti anche i pregiudizi personali: “se sono asessuale devo comportarmi secondo una certa etichetta, si presuppone che io faccia, dovrei avere queste fantasie…”. Chiaramente ciò accade anche per altri orientamenti (ad esempio l’eterosessuale o l’omosessuale) che invece di essere semplicemente una espressione di sè diventano l’espressione di un comunità culturale di appartenenza. Quanto è difficile, ad esempio, essere omosessuali se si viene automaticamente valutati come esponenti della cultura gay.
Insomma non è una questione sensazionalistica, anzi. E’ un tema di dibattito culturale che mette in discussione molti dei cardini della società contemporanea tra i quali “perchè l’umanità fa sesso” soprattutto ora che il concepimento può avvenire anche in laboratorio.
Un’analisi liberante-liberatoria in un recente articolo, tradotto in italiano qui, scritto da un asessuale cismale forse romantico o eterotomantico o forse no.
E’ in arrivo una nuova rivoluzione sessuale?
(Il color viola dell’asessualità è colore Pantone 2018, parliamone)
L’altra sera sono stata alla presentazione di un libro presso il palazzo delle Opere Sociali a Vicenza: “L’Amore Omosessuale. Saggi di psicoanalisi, teologia e pastorale. In dialogo per una nuova sintesi“.
Come potevo non andare?
Ma cosa aspettarmi?
Sarà un’aula vuota: nessuno vorrà recarsi/farsi vedere in quel contesto. I religiosi contesteranno la pubblicazione, mentre l’arcigay penserà che si tratti di un libro sfida. Devo andare a far presenza.
Oppure… ci andranno tutti per potersi tirare per le gonne, sia dei preti, sia del mondo gay. Voleranno insulti, sarà un carnaio. Devo andare a vedere!
Ma anche: ci saranno solo frati / preti / suore che cercano di parlare difficile. Oppure solo omosessuali che parlano di diritti. Oppure solo giovani. Ma no, è una cosa da vecchi.
Invece c’erano tutti.
Strapieno. Giovani ed anziani. Rappresentanze da tutte le associazioni e le realtà.
Ho pensato: forse questa volta ce la facciamo. Riusciremo a trovare la via del dialogo, del confronto.
Il libro, per la verità, l’ho solo sfogliato. Anche perchè è un tomo di 500 pagine. Damiano Migliorini, uno degli autori.
Del libro non capisco tutto, anche se sono un po’ lontana da certe affermazioni della parte psicanalitica. Ma non posso ancora sbilanciarmi.
La parte filosofico – teologica per me invece è affascinante. Sarà che faccio fatica ad avere un confronto e quindi la considero una totale novità.
In ogni caso ben venga!, un grande applauso per il lavoro compiuto. Credo in ciò che ha sostenuto il prof. Battocchio nella presentazione: ora abbiamo un documento, chiunque voglia esserne a favore o contro dovrà esserne all’altezza, portando la discussione a livelli più elevati di semplici pregiudizi.
L’Ordine degli Psicologi del Veneto (di cui faccio parte) questa settimana ha redatto un documento che ricorda, ancora una volta, la posizione etica che lo psicologo adotta nella questione controversa dell’omosessualità.
Quale ruolo assume l’educazione sessuale? Che posto occupano le terapie riparative?
La bellezza del documento, di semplicità quasi disarmante, risiede nel essere un copiaincolla di tutta una serie di documentazioni che dicono: lo psicologo ha una sua ferrea etica, è un professionista indipendente, che ha il diritto e il dovere di mantenere la sua autonomia professionale e pertanto rispetta i valori e le credenze di tutti i suoi clienti. Full stop.