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Il Rosso Ciliegia

Sessualità: dubbi inconfessabili, timori e curiosità. Il blog di Studio Zanellato, psicologia e sessuologia a Vicenza.

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A cosa ti serve l’amore

Posted on 5 Maggio 2016 by Il Rosso Ciliegia
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Ci ho pensato.

Ci penso molto, a dire il vero. E scommetto che ci pensi anche tu.

Ci sono risposte facili sull’amore, ad esempio le coppie monogamiche assicurano una vita più lunga e una sopravvivenza maggiore della specie. Facile no?
Amare serve all’umanità per esistere. Come il pollice opponibile.
Ritengo che questa sia una risposta facile perchè così te ne fai una ragione e basta. Non devi indagare più in là di così, accetti l’amore come accetti il pollice opponibile.

Ma il pollice non ti fa soffrire. Non lo maledici, a volte, finchè ti rigiri nel letto con i pensieri fissi.

Ci sono infatti risposte difficili, come quella che ti sto per raccontare ora.
Mi è difficile anche trovare le parole giuste per raccontartela.

Partiamo dal principio, come direbbe un Freud Ignorante: Oh, madre!

Mamma e bambino hanno una relazione speciale: all’inizio sono l’una il contenitore perfetto dell’altro. Il bambino non sa nemmeno di esistere, per la precisione non sa nemmeno cos’è l’esistenza. Poi, progressivamente, si allontana dall’adorata mamma: esce da lei e diventa sempre più autonomo. Comincia a pensare, a vedere, a immaginare. Comincia a crearsi un’immagine di se stesso grazie al supporto di una mamma sufficientemente adeguata a prestargli cura.

In questo modo si crea un’immagine del proprio corpo:
questo è il tuo nasino, ma di chi sono queste cosciette, ciao occhi blu

E poi un’immagine del proprio agire:
cosa fa questa polpetta, che sorrisoni, ecco che tira la lingua alla nonna

Ed anche un’immagine del proprio sentire:
perchè piangi, sei arrabbiato, non essere triste sono qui

E così anche un’immagine del mondo, degli affetti, dei valori. Queste immagini della mamma che amo mi aiutano anche a capire che tipo di persona sarò in futuro:
guarda come calcia sarà uno sportivo, ha il senso del ritmo innato, è uno scassamaroni

Perchè i genitori sono il primo filtro che mi ha fatto conoscere me e il mondo. Noi li amiamo e siamo frutto del loro amore. Amo la mamma e lei pensa a me, mi dice chi sono. E, ecco il punto fondamentale, io voglio diventare la persona che è nell’immaginazione della mia mamma. Voglio essere un bravo bambino. Oppure uno simpatico o temerario. Cercherò di essere ciò che la persona che più amo vuole che io sia.

 

E ciò mi permetterà di crescere, di essere migliore.

A questo serve l’amore: ad essere delle persone migliori.

Torniamo ora adulti.

Io amo una persona che stimo, lei ama me e mi stima. Addirittura mi guarda con gli occhi a cuoricino, attribuendomi qualità che, forse, non credo di possedere. O almeno non come lei crede. Ripone in me alcune sue adorabili speranze. Allora mento, o meglio imbroglio, anzi direi seduco: mi faccio migliore di quello che sono pur di conquistare la persona che amo. Ed ecco che divento davvero una persona migliore: curo il mio aspetto, presto attenzione alle parole che dico, compio azioni forse a me inusuali.
Compro rose, chiedo scusa, mi depilo.

Favoloso.

Se hai compreso quello che ho scritto di qui in poi potrai farti dei viaggi mentali gigagalattici.
Potrai capire perchè si parla di amore di Dio, oppure perchè è sempre un casino quando ci si innamora di una persona che stimiamo sbagliata. Perchè l’amore è la pulsione vitale e creativa. Perchè si dice che si muore per amore.

Tutto acquista un senso: l’amore ci serve per esistere, per farci muovere dalle nostre comfort zone, ovvero dal nostro accattivante divano.

Chi amo mi restituisce un’immagine positiva di me: mi dice che sono sexy.
Anche se inizialmente non ci credo, come posso non credere ad una persona che stimo? Comincerò sinceramente a credere di essere sexy.
Mi dice che faccio ridere quando racconto la barzelletta della maglietta di Superman. Ed ecco che “sapete perchè è attillata? Perchè è una S!” è stato il mio tormentone 2013.
Mi dice che sono brava a fare le torte. E così contemporaneamente alla cena imbastisco -maledicendo- uno strudel di mele, il suo preferito.

Una selva di esempi di stupidaggini quotidiane che, alla lunga, definiranno ciò che io sono al meglio delle mie possibilità.

E’ importante, di conseguenza, che due pilastri della relazione rimangano saldi:
1. la persona che amo è anche una persona che stimo e di cui mi fido
2. credo a ciò che dice di me chi io amo perchè anche io sono certo di essere una persona meritevole d’amore

Ritengo quindi necessario cominciare da sè per comprendere che fuori da noi il mondo è bello e tante sono le persone degne della mia stima e della mia fiducia. E, tra tutte le interessanti persone che sono fuori da qui, una di queste sarà quella che amerò più di tutte.
E sarò in grado di accettare la sua stima, perchè, in tutta questa storia, anche l’altra persona fa di tutto per somigliare alla bella immagine che io ho di lei. Forse non scelgo chi mi attrae sessualmente, ma SCELGO DI AVERE UNA RELAZIONE D’AMORE.

Non saremo perfetti, ma saremo una coppia in cammino. E questo è già molto perchè significa che abbiamo la propulsione per voler essere migliori.

Dicevo che questa non è una risposta facile perchè vuole il nostro impegno. Dobbiamo andare, muoverci, spostarci da noi stessi. Dobbiamo scommettere sulla relazione, fare all in. E quando le cose lo necessitano fare anche dei cambiamenti importanti, dei colpi di reni.

Seguo l’idea dell’altro, ma non è un altro a caso: è il migliore che ho incontrato nella mia vita. Ho scelto il mio amato ANCHE per come lui mi ha valutata. Perchè ai suoi occhi io risplendo.
Amo in lui l’idea che ha di me stessa, così libera dai miei difetti, così tenace nel mio voler migliorare. Sono il suo capolavoro e lui è, in effetti, il mio. Ci sproniamo alla bellezza, alla pienezza.
Mi fido di una persona che stimo e che amo, mi fido della sua certezza.

A questo serve l’amore.

A renderci migliori.

Ma quanto è difficile!

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Minority stress, traduzione

Posted on 10 febbraio 2016 by Il Rosso Ciliegia
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C’è una lingua che parla una minoranza del mondo: lo psicologichese. Ci sono parole che significano mondi, e sono davvero difficili da tradurre nella lingua corrente.

Se vi va di passare una serata davvero ALterNaTiva e non avete a disposizione unicorni (strano, no?) chiedete di spiegare al primo psicologo che vi passa sotto le mani cosa significa in psicologichese la banale parola IO. E preparatevi a salire sulla montagna russa dei trip mentali…!

All’inizio sentirete quel rumore tipico della montagna russa che s’arrampica in salita, sgransgransgran, e vi sembrerà che il vostro amico si stia arrampicando sugli specchi. Ma soprattutto sentirete che non potete più scappare da lì, agganciati come siete. Può causare claustrofobia, in effetti. Avrei dovuto avvertirvi. Poi però arriverete al plateau (passatemi il termine, dai) ovvero quel secondo nel quale finalmente vedete il panorama dal suo punto di vista. Dura pochinopochino perchè poi… swoooooom, swiiiiift, swooooaaauuummmm… Si prega di rimanere seduti e di tenersi all’apposito sostegno.

Yzma, alza le braccia dai!

Se volete ripetere il giro della morte fate una domanda come “Ma questa definizione a quale orientamento si riferisce?”. Pura ebbrezza. I ❤ psi.

Per questo nascono le infografiche. Per evitare di intrippare troppo la gente. Per impedire alle persone di sentirsi annebbiati, esaltati, storditi dall’afferrare un concetto difficile attraverso il confronto con altri.

Ed ecco la vignetta di Leoni che spiega il concetto complicatissimo di minority stress, ovvero lo stato di stress dato dall’essere una minoranza. Dice: “i figli di coppie gay potranno anche apparire felici, ma studi scientifici dimostrano che se gli continui a ripetere che i loro genitori sono due froci egoisti che fanno sesso contronatura e per questo bruceranno all’inferno… a quei bambini prima o poi viene il trauma!“.

 

Chiaro, no? Vi ho risparmiato un po’ di pare.

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Tutte, tutte le scimmiette di questi giorni

Posted on 3 febbraio 2016 by Il Rosso Ciliegia
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Carissimi,

che giornate!

Tra Family Day, Cirinnà, Sveglia Italia, scandali Gender… è difficile per me seguire tutto il dibattito italiano. Immaginate che ieri sera avevo un incontro coi genitori per lanciare un progetto di educazione alla sessualità per le quinte elementari. Un pubblico perplesso da ciò che sta accadendo in Italia ed un po’ diffidente. Dovevo risultare informatissima, soprattutto sui dettagli delle ultime svolte. Arg! Ma è andata molto bene! Evviva!
Anna batte la fobia dell’educazione alla sessualità ancora una volta! (per saperne di più del mio stato di esaltazione, leggere qui)

Finalmente un po’ di vita, in effetti! Ma forse ascoltare gli interventi della Cirinnà, in contemporanea alla lettura di post di blog e articoli di giornale, mi sta un po’ confondendo…

Ed improvvisamente (link lega link) ecco un video del Corriere che ben esprime quello che c’è nella mia testa: scimmiette coi cembali. Un video che fa vedere che è veramente possibile qualsiasi sfumatura.
Cattolicesimo e cembali. Femminielli ed StepDestinyChildAddoccciòn. E alloooora!

Ecco il link del video:

I «femminielli» di Mamma Schiavona

Il tradizionale pellegrinaggio al santuario della Madonna di Montevergine nel giorno della Candelora

Ogni anno, il 2 febbraio, i “femminielli” napoletani di ogni età salgono in pellegrinaggio al santuario di Montevergine. Una tradizione antichissima che affonda le sue radici nella leggenda, secondo cui – in una notte di tempesta del 1256 – una coppia di giovani omosessuali fu salvata dalla Madonna, detta pure Mamma Schiavona. Nell’antica abbazia si ritrova tutta la galassia LGBT (lesbiche, gay, bisessuali e transgender): alle preghiere e alle tammurriate mistiche si uniscono sempre pellegrini comuni. Quest’anno, anche a Montevergine, si è parlato del Ddl Cirinnà sulle Unioni civili.

Ovvero: lo so che è facile per la mia e la vostra mente andare a spasso, ma voglio che vi concentriate bene su ciò che sta accadendo…

 

Informatevi scimmiette, fatevi un’idea chiara. Non lasciatevi trascinare dalle parti, così contrapposte, ma trovate il vostro ruolo. La vostra verità.

Scegliete. Perchè una parte della sessualità è politica, e per ciò riguarda tutti, anche te. Sveglia scimmietta!

Tutte, tutte le scimmiette, in fila per sette, ballan il charleston!

AGGIORNAMENTO POST #SANREMO2016

TESTO DELLA CANZONE CHE PRESENTERANNO GLI ELII: VINCERE L’ODIO
Per me, che seguo gli sproloqui su San Paolo della Miriano, che parlo spesso della patata e che ho appena pubblicato un post sui femminielli… questo testo sembra avere quantomai un senso. Aggiungo, il nuovo album si chiamerà Figgatta de Blanc (ispirazione Police?) e sarà venduto in un cofanetto degli eelst dal nome Lelo e le storie tese. Lelo è la rinomata marca di sex toys… sarà infatti incluso il SIRI 2, un vibratore che si muove a ritmo di musica, o di voce.
Insomma, anche questa volta ne hanno combinate delle belle…

Se mi guardi con quel sguardo dentro agli occhi
io ti sfido a innamorarmi di te
ma due occhi per sguardarsi sono pochi
per amarci ce ne vuole almeno tre
ce ne vogliono tre
Femminiello che vivi a Napoli
coi problemi presenti a Napoli
femminiello di una metropoli sul mare chiaro
femminiello ma quanti ostacoli
nel tuo cuore disperso a Napoli
per fortuna che poi c’è il Napoli
al San Paolo di Napoli
San Paolo, San Paolo, convertitoti nei pressi di Damasco
San Paolo, San Paolo, quante lettere scrivevi tu
San Paolo, San Paolo, ebreo ellenizzato di Tarso
San Paolo, San Paolo, per fortuna che il Signore ti è apparso
perché tu perseguitavi i cristiani
e giustamente lui ti ha detto stop stop stop
Sto partendo con il treno per andare a Kathmandu
dove ti sei trasferita per fondare una tv
che trasmette televendite di vini calabresi
che in Nepal vanno forte ma li fanno a Kathmandu
quanto è bella la Calabria, quanto che sei bella tu
Tubero che mediti tranquillo sotto terra
finché c’è una mano nerboruta che ti afferra
tu dici “No no no”, poi dici “Forse forse forse”
poi ti lasci prendere
e ti abbandoni a questo mio pelapatate
accompagnato dal tuo amico topinambur
Topinamburbera, sedicente burbera
chi l’avrebbe detto, nascondevi un cuore d’oro
sotto a quei 90 chili di burbera
non cambiare mai burbera
energumena, accarezzami lo stesso
Cantando questa canzone brutta
brutta da cantare se vuoi
sarà pure brutta però a me mi piace
canzone brutta
sarà capitato anche a voi
di avere una canzone in testa
Brutta
Brutta
E il messaggio che noi qui vogliam comunicar con questi ritornelli è:
Vincere l’odio.

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In principio fu l’addio

Posted on 3 gennaio 2016 by Il Rosso Ciliegia
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Forse per la prima volta scriverò un post sul mio lavoro.
Forse ispirata dall’anno nuovo. Più probabilmente dalla chiusura di quello vecchio.

Di solito non tratto gli argomenti che affronto quando incontro le persone nel mio studio. Non vorrei si sentissero raccontati dalle mie righe, mi piace che sentano sempre rispettata la loro privacy.

Eppure avrei così tanto da raccontare! Sapete, si dice che chi legge molto vivrà non solo la propria vita, ma molte, molte altre: quelle dei protagonisti dei libri letti. Allo stesso modo credo che il lavoro di psicologa e sessuologa mi permetta di ampliare i miei orizzonti, sempre un po’ più in là, sentendo sconfinate gioie ed interminabili dolori. Storie.

Ma tutte le storie con cui condivido una parte del viaggio hanno un solo elemento in comune: la prevedibile fine.

Nel momento in cui una persona varca la porta dello studio so per certo che ne uscirà. Uscirà dalla mia vita, per sempre.

Questa è l’essenziale differenza tra un rapporto amicale e quello professionale. Intrisecamente è già scolpita la parola fine.

Ed è importante che io sia pronta. Ci saranno fini lievi e fini gravi. Chiaramente il termine del rapporto si ha nel momento in cui non si ha più bisogno di me. Si potrebbe, grossolanamente, dire che le persone che entrano nella mia vita ne escono col sorriso. Ma non godrò della loro fioritura. Sarò stata solo il terreno fertile.

E a volte diventa difficile lasciar andare. Riconoscere la pienezza e farla volare. Fidarsi dell’autonomia e riporre la propria fiducia nelle mani di persone che hanno attraversato la tua vita, a volte non certo in punta di piedi.

Vedo spesso lacrime. I fazzoletti vengono estratti con quel fruscio che quasi potrei associare al mio mestiere.
Più frequentemente sento fragorose risate. A volte di imbarazzo, a volte di sollievo. A volte date dalla presa di coscienza.
Ascolto silenzi, perplessi.

E poi c’è l’intesa. Io, davvero, non saprei spiegarlo, ma poco prima dell’addio compare netta l’intesa. L’aria è pesante e sembra un continuo rimando di “so a cosa stai pensando”. Sorrisi eloquienti. Ci siamo detti tutto. Un uomo, una donna, spalancati sul mondo.

Non sarà che siamo arrivati?

E poi tocca a me: “sei arrivato, sai che questo è un addio?”.

Ovvio, può essere un arrivederci e si fanno quelle promesse tipiche dei compagni d’Erasmus: verremo a trovarti, appena ho notizie ti faccio sapere. Quelle frasi che servono a ricordarci che per qualsiasi cosa siamo qui.

A volte ritornano. Ma l’idea, sempre all’interno, è l’addio.

Carissimi,
vi penso spesso.
Sorrido alle vostre parole che mi ritornano alla mente nella mia quotidianità, vive nel mistero di chi non le può raccontare.
Grazie del dono della vostra ricchezza, che mi permette di vivere forte e vera.
L’incredibile non narrabile che accade in una relazione particolarissima.

Finisce l’agenda 2015, dico addio ad un anno denso.

E sono pronta per nuovi addii. Benvenuto 2016.

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Farmaci? Avanti un altro!

Posted on 2 dicembre 2015 by Il Rosso Ciliegia
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Gliel’ho detto, popopopopo… ma mica sono matto! Due goccette!

– Perchè non un po’ di Cialis? Una pasticchetta, un weekend.
Ma poi… perchè a me il Viagra non funziona?

– Eh, sapessi.

Mi capita di incontrare persone che preferiscono farsi somministrare farmaci piuttosto che analizzare il problema. O addirittura comprarli sottobanco via internet.

Al di là delle problematiche derivanti dall’assunzione di prodotti non controllati, perchè impasticcarsi senza pensieri invece di vedere cosa non funziona?

A volte è questione di imbarazzo. A volte semplicemente di mancanza di informazioni. A volte è difficile alzare il telefono e chiedere appuntamento con un professionista, ovvero chiedere un appuntamento con se stessi.

Per questa ragione ogni volta che vengo contattata mi sorprendo della forza di volontà della persona che mi cerca. Della voglia di cambiamento. Della sete di benessere.

Che matti. Penso e sorrido.

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Ocio: quando tacere?

Posted on 4 novembre 2015 by Il Rosso Ciliegia
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Non ho parole per descrivere questa trashata uscita proprio oggi.

Credere che il proprio ritorno in voga possa essere costruito attraverso l’uso di un insieme di pessimi pregiudizi e stereotipi sul rapporto tra uomo e donna è davvero misero.

Non si può però tacere, non si può restare in pace.
Una parodia del rap? Auto-ironia di un personaggio popolare? Davvero? Può essere realmente colta come tale?

E’ quindi stato costruito per creare scalpore, dibattito? Qualsiasi cosa purchè se ne parli?

Sono vittima anche io del loro gioco?

Quando tacere per non esaltare? Forse è stata anche la mia posizione riguardo il gran polverone sul gender: tacere per non esaltare. Accogliere, confrontarsi, ma non approfittare della situazione.

L’etica professionale, a me davvero cara, mi pone sempre molte perplessità. Quando esporsi, e quando farsi scivolare le cose? Quando giudicare apertamente? Qual è la miglior mossa per dare un taglio a questo scempio?

E’ una domanda che rigiro a te, che leggi.

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Perchè tradiamo?

Posted on 20 luglio 2015 by Il Rosso Ciliegia
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Non sono solita riportare in toto un’intervista o un articolo redatto da altri.

Ma devo ammettere che l’articolo uscito oggi su Internazionale riguardo al tradimento ha una verve stilistica ed un pensiero coerente e pulito che difficilmente potrei rendere.

Unisce l’analisi storica e culturale (a me sempre molto cara) ad un pensiero accogliente e rigenerante. Bravissima, anche ironica. E’ la traduzione italiana di un intervento alle conferenze Ted, da poco giute anche nella mia città, Vicenza.

Eccolo:

Esther Perel è una terapeuta della coppia e della famiglia e in questa Ted si rivolge a chi ha tradito, è stato tradito o vuole semplicemente un nuovo punto di vista per capire le relazioni tra le persone.

Il suo libro L’intelligenza erotica, pubblicato in Italia da Ponte alle Grazie, è stato tradotto in 24 lingue.

Perché tradiamo? Perché le persone felici tradiscono? Quando parliamo di “infedeltà” a cosa ci riferiamo di preciso? È un incontro occasionale, una storia d’amore, sesso a pagamento, una chat di incontri, un massaggio con lieto fine? Perché pensiamo che gli uomini tradiscano per noia e paura dell’intimità, e che le donne tradiscano per solitudine e desiderio d’intimità? Un’avventura significa sempre la fine di un rapporto?

Negli ultimi dieci anni ho viaggiato per il mondo e lavorato approfonditamente con centinaia di coppie che sono state distrutte dall’infedeltà. C’è un solo tipo di trasgressione che può privare una coppia della propria relazione, della felicità e dell’identità: un’avventura. Tuttavia, questo fatto così comune è poco compreso. Quindi questo intervento è per chiunque abbia mai amato.

L’adulterio esiste da che è stato inventato il matrimonio, ed anche il tabù che lo riguarda. Infatti, l’infedeltà ha una tenacia che il matrimonio le può soltanto invidiare, al punto che questo è l’unico comandamento che viene ripetuto due volte nella Bibbia: una volta per l’azione e una volta per l’intenzione. (Risate) Così, come conciliamo ciò che è universalmente proibito e tuttavia universalmente praticato?

Nel corso della storia, gli uomini hanno avuto di fatto una licenza per tradire con poche conseguenze, supportati da innumerevoli teorie biologiche ed evoluzionistiche che giustificano la loro necessità di darsi da fare, la doppia morale è vecchia come l’adulterio stesso. Ma chi sa davvero cosa succede sotto le lenzuola? Perché quando si parla di sesso, la pressione per gli uomini è di vantarsi ed esagerare, mentre la pressione per le donne è di nascondere, minimizzare e negare, il che non è affatto sorprendente se pensate che ci sono ancora nove nazioni dove le donne possono essere uccise per adulterio.

Un tempo monogamia significava una persona per la vita. Oggi, monogamia significa una persona per volta.

(Applausi)

Probabilmente molti di voi avranno detto “sono stato monogamo in tutte le mie relazioni”.

(Risate)

Un tempo ci sposavamo, e facevamo sesso per la prima volta. Invece oggi ci sposiamo e smettiamo di fare sesso con altri. Il fatto è che la monogamia non ha nulla a che fare con l’amore. L’uomo faceva affidamento sulla fedeltà della donna per conoscere la paternità dei bambini, e decidere chi doveva ereditare le sue mucche una volta morto.

Tutti vogliono sapere qual è la percentuale di persone che tradiscono. Mi è stata fatta questa domanda appena arrivata a questa conferenza.

(Risate)

Sto parlando di voi. Però la definizione di infedeltà continua a espandersi: sexting, guardare i porno, essere attivo segretamente nelle app di appuntamenti. Poiché non c’è una definizione universalmente riconosciuta di che cosa costituisca infedeltà, la stima varia notevolmente, tra il 26% e il 75%. Come se non bastasse, noi tutti siamo contraddizioni viventi. Quindi il 95% di noi dirà che è terribilmente sbagliato da parte del nostro partner mentire su un’avventura, ma lo stesso numero dirà che è esattamente quello che faremmo se ne avessimo una.

(Risate)

Ora, questa è una definizione che mi piace di cosa sia un’avventura, riunisce tre elementi chiave: una relazione segreta, che è l’essenza di un’avventura; un legame in varia misura emotivo; e un’alchimia sessuale. Qui la parola chiave è alchimia, perché il brivido erotico è tale che il bacio che stai soltanto immaginando di dare può essere forte e seducente come ore e ore passate a fare l’amore. Come disse Marcel Proust, è la nostra immaginazione la causa dell’amore, non l’altra persona.

Insomma, non è mai stato così facile tradire e non è mai stato così difficile mantenere il segreto. E l’infedeltà non ha mai preteso un tale tributo psicologico. Quando il matrimonio era un affare economico, l’infedeltà minacciava la nostra sicurezza economica. Ma oggi che il matrimonio è un accordo romantico, l’infedeltà minaccia la nostra sicurezza emotiva. Paradossalmente, un tempo si ricorreva all’adulterio come spazio in cui cercare il vero amore. Oggi che cerchiamo l’amore nel matrimonio, l’adulterio lo distrugge.

Credo che ci siano tre modi in cui l’infedeltà ferisce in modo diverso, oggi. Abbiamo un ideale romantico per cui ci rivolgiamo a una persona per soddisfare un’infinita lista di bisogni: essere l’amore più grande, il mio migliore amico, il miglior genitore, il mio fidato confidente, il mio compagno emozionale, il mio pari intellettuale. E io sono: la prescelta, l’unica, l’indispensabile, l’insostituibile, sono quella giusta. Ma l’infedeltà mi dice che non lo sono. È il tradimento estremo. L’infedeltà manda in frantumi la grande ambizione d’amore. Se nel corso della storia, l’infedeltà è sempre stata dolorosa, oggi è spesso traumatica, perché minaccia il nostro senso del sé.

Il mio paziente Fernando è tormentato. Ripete continuamente: “Pensavo di conoscere la mia vita. Pensavo di sapere chi tu fossi, chi fossimo come coppia, chi fossi io. Adesso dubito di tutto”. Infedeltà – una violazione della fiducia, una crisi di identità. “Posso fidarmi ancora di te?”, si chiede. “Posso fidarmi ancora di qualcuno?”.

Ed è anche quello che mi dice la mia paziente Heather, quando mi parla della sua storia con Nick. Sposata, con due figli. Nick è partito per un viaggio d’affari, e Heather sta giocando con l’iPad di lui insieme ai ragazzi, quando vede un messaggio comparire sulla schermo: “Non vedo l’ora di vederti”. Strano, pensa lei, ci siamo appena visti. Quindi un altro messaggio: “Non vedo l’ora di stringerti tra le mie braccia”. Ed Heather capisce che i messaggi non sono per lei. Lei mi racconta che anche suo padre aveva delle avventure, che sua madre aveva trovato uno scontrino nella sua tasca, e del rossetto sul colletto. Heather inizia a scavare, e scopre centinaia di messaggi, scambi di fotografie e desideri espressi. I vividi dettagli di due anni di relazione di Nick svelati davanti a lei in tempo reale, e mi fa pensare: le avventure nell’era digitale sono una morte lenta per dissanguamento.

Ecco un altro paradosso con il quale abbiamo a che fare oggigiorno. A causa dell’ideale romantico, confidiamo nella fedeltà del nostro partner con fervore unico. Ma non siamo mai stati più inclini al tradimento, non perché oggi abbiamo più desideri, ma perché viviamo in un’epoca in cui ci sentiamo autorizzati a rincorrere i nostri desideri, perché questa è la cultura del “mi merito di essere felice”. Se un tempo si divorziava perché eravamo infelici, oggi si divorzia perché potremmo essere più felici. E se il divorzio portava grande vergogna, oggi, scegliere di rimanere quando si può andare è la nuova vergogna. Heather non può parlare con le amiche perché teme che la giudichino per il fatto di essere ancora innamorata di Nick, e ovunque si giri, riceve lo stesso consiglio: lascialo, buttalo fuori di casa. Se la situazione fosse invertita, Nick sarebbe nella stessa condizione. Rimanere è la nuova vergogna.

Quindi se possiamo divorziare, perché abbiamo ancora delle storie? La supposizione tipica è che se qualcuno tradisce, o c’è qualcosa di sbagliato nel rapporto o c’è qualcosa di sbagliato in te. Ma milioni di persone non possono essere tutte malate. La logica funziona così: se a casa hai tutto quello di cui hai bisogno allora non c’è necessità di guardare altrove, dando per scontato che esista una cosa come il matrimonio perfetto, che ci vaccina contro il desiderio di esplorare. E se la passione avesse una durata limitata? E se ci fossero cose che nemmeno una buona relazione potrà mai fornirci? Se persino le persone felici tradiscono, di cosa si tratta?

La maggior parte delle persone con le quali lavoro non sono impenitenti libertini. Spesso sono persone che credono profondamente nella monogamia, perlomeno per il loro partner. Ma si trovano in conflitto tra i loro valori e i loro comportamenti. Spesso sono persone che sono state fedeli per decenni, ma che un giorno superano il confine che non credevano avrebbero mai oltrepassato, rischiando di perdere tutto. Ma per quale miraggio? Le avventure sono tradimenti, e sono anche l’espressione di un desiderio e di una perdita. Nel cuore di un’avventura, spesso troverai il desiderio e la voglia di un legame emotivo, della novità, della libertà, dell’autonomia, dell’intensità sessuale, del desiderio di riconquistare parti perdute di noi stessi o il tentativo di riportare indietro la vitalità di fronte a una perdita e a una tragedia.

Penso a un’altra mia paziente, Priya, che è felicemente sposata, che ama suo marito, che non lo vorrebbe mai ferire. Ma mi dice anche che ha sempre fatto quello che ci si aspettava da lei: brava ragazza, brava moglie, brava madre, accudisce i suo genitori immigrati. Priya si è innamorata del giardiniere che le ha rimosso un albero dal giardino dopo l’uragano Sandy. Con il suo furgone e i suoi tatuaggi, è esattamente l’opposto di lei. Ma a 47 anni, la storia di Praya riguarda l’adolescenza che non ha mai avuto. La sua storia sottolinea che quando cerchiamo lo sguardo di un altro non è sempre al nostro partner che voltiamo le spalle, ma alla persona che siamo diventati. Non stiamo cercando tanto un’altra persona, quanto stiamo cercando un altro noi stessi.

In tutto il mondo c’è una cosa che le persone che hanno delle avventure mi dicono sempre. Si sentono vive. Mi parlano spesso di storie di perdite recenti, di un genitore morto, di un amico che se ne è andato troppo presto, cattive notizie dal medico. La morte e la mortalità spesso vivono all’ombra di un’avventura, perché sollevano queste domande. È tutto qui? C’è di più? Continuerò così per altri 25 anni? Proverò ancora quella cosa? Questo mi ha portata a pensare che forse queste domande sono quelle che spingono le persone a superare il confine, che alcune storie sono il tentativo di ricacciare indietro la mortalità, un antidoto contro la morte.

Contrariamente a quanto potete pensare, le avventure hanno poco a che fare con il sesso e molto di più con il desiderio: desiderio di attenzione, desiderio di sentirsi speciali, desiderio di sentirsi importanti. La struttura precisa di un’avventura, il fatto che non potrete mai avere il vostro amante, vi porta a volerlo. È di per se stesso una macchina del desiderio, perché l’incompletezza, l’ambiguità, ti fanno volere quello che non puoi avere.

Alcuni di voi probabilmente penseranno che le avventure non capitino nelle relazioni aperte, invece succedono. Prima di tutto, il tema della monogamia non coincide con il tema dell’infedeltà. Ma il problema è che, a quanto sembra, persino quando abbiamo la libertà di avere altri partner sessuali, pare che siamo comunque attirati dal gusto del proibito, che se facciamo quel che non dovremmo, allora ci sentiamo come se davvero stessimo facendo quello che vogliamo. Ho anche detto a parecchi dei miei pazienti che se potessero portare nelle loro relazioni un decimo del coraggio, dell’immaginazione e del brio che mettono nelle loro avventure, allora probabilmente non avrebbero mai bisogno di me.

(Risate)

Come si guarisce da un’avventura? Il desiderio è profondo. Il tradimento è profondo. Ma può essere curato. Alcune storie sono le campane a morto per relazioni che stanno già avvizzendo. Ma altre ci daranno la scossa per nuove possibilità. Il fatto è che la maggior parte delle coppie che hanno provato il tradimento, restano insieme. Ma alcune di queste si limiteranno a sopravvivere, mentre altre saranno davvero in grado di trasformare la crisi in un’opportunità. Saranno in grado di trasformarla in una esperienza di crescita. E penso davvero che sia così ancora di più per il partner tradito, che spesso dirà:”Non pensi che anch’io volessi di più? Ma non sono quello che l’ha fatto”. Ma adesso che l’avventura è stata scoperta, anche loro vogliono di più, non devono più difendere lo status quo che può non funzionare più pure per loro.

Ho notato che molte coppie nel periodo immediatamente successivo a un’avventura, a causa di questo nuovo disordine possono davvero giungere a un nuovo ordine, avranno la profondità di conversazioni con onestà e franchezza che non hanno avuto per decenni. Partner che erano sessualmente indifferenti si ritrovano all’improvviso così bramosamente voraci che non si spiegano cosa sia successo. Qualcosa relativo alla paura della perdita ravviverà il desiderio e farà spazio a un tipo di verità completamente nuova.

Così quando un’avventura viene scoperta, quali sono le cose specifiche che le coppie possono fare?Sappiamo che i traumi iniziano a guarire quando il colpevole riconosce la propria colpa. Così per il partner che ha avuto un’avventura, per Nick, una cosa è porre fine all’avventura, un’altra è l’essenziale, importante atto di esprimere senso di colpa e rimorso per aver ferito la moglie. Ma la verità è che ho notato che parecchie persone che hanno avuto un’avventura possono sentirsi terribilmente in colpa per aver ferito il proprio partner, ma non si sentono in colpa per l’esperienza in sé del tradimento.

La distinzione è importante. È necessario che Nick mantenga l’attenzione sulla relazione. È necessario che diventi, per un po’, il custode dei confini. È sua la responsabilità di ristabilirli, perché se ci si dedica, lui può dare sollievo all’ossessione di Heather, assicurandosi che l’avventura non sarà dimenticata, e questo, di per sé, comincia a ripristinare la fiducia.

Ma per Heather, o per i partner traditi, è essenziale fare cose che gli ridiano un senso di autostima,circondarsi d’amore, di amici e di attività che ridiano gioia, senso e identità. Ma anche più importante è tenere a freno la curiosità di cercare di scoprire i sordidi dettagli. Dove eri? Dove l’hai fatto? Quante volte? Lei è meglio di me a letto? Domande che infliggono soltanto ulteriore dolore, e che ci tengono sveglie la notte. E invece, sostituirle con quelle che chiamo domande di esplorazione, quelle che fanno uscire il senso e le motivazioni. Cosa ha significato per te questa storia? Cosa riuscivi ad esprimere o a provare che non riesci più a provare con me? Come ti sentivi quando tornavi a casa? Che cosa di noi due ha valore per te? Sei contento che sia finita?

Ogni avventura ridefinisce la relazione, e ogni coppia deciderà quale sarà l’eredita dell’avventura. Ma le avventure sono qui per rimanere, e non se ne andranno. Il dilemma fra amore e desiderio, non si piega a risposte semplici: bianco e nero, buono e cattivo, vittima e carnefice. Il tradimento in una relazione si manifesta sotto molti aspetti. Ci sono molti modi in cui tradiamo il nostro partner: con il disprezzo, con la trascuratezza, con l’indifferenza, con la violenza. Il tradimento sessuale è solo uno dei modi per ferire il partner. In altre parole, la vittima di un’avventura non è sempre la vittima del matrimonio.

Mi avete ascoltato, so cosa state pensando: lei ha un accento francese, deve essere favorevole alle avventure.

(Risate)

Vi sbagliate. Non sono francese.

(Applausi)

E non sono favorevole alle avventure. Ma poiché ritengo che da un’avventura possa uscire del bene, mi è stata spesso posta questa domanda davvero strana: Potrei consigliarla? Non vi consiglierei di concedervi un’avventura più di quanto vi raccomanderei di avere il cancro, anche se sappiamo che le persone che sono state male spesso parlano di come la malattia abbia fornito loro una nuova prospettiva. Tornando alla domanda iniziale che mi è stata posta quando sono arrivata a questa conferenza, cioè se avrei parlato a favore o contro l’infedeltà. Ebbene, la risposta è “sì”.

(Risate)

Guardo alle avventure da una doppia prospettiva: da un lato dolore e tradimento, dall’altro crescita e scoperta del sé, quello che fa a voi e quello che significa per me. Quando una coppia viene da me nel periodo successivo a un’avventura che è stata scoperta, dico loro sempre così: oggi in Occidente la maggior parte di noi avrà due o tre relazioni o matrimoni, alcuni di noi l’avranno con la stessa persona. Il vostro primo matrimonio è finito. Vi piacerebbe ricostruirne un secondo insieme?

Grazie.

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La mia voce, la mia comunicazione, la mia prossemica…

Posted on 23 giugno 2015 by Il Rosso Ciliegia
Rispondi

Quante volte ho parlato di comunicazione in questo blog!
La comunicazione blablabla è importante blabla, per la coppia blablabla, osservate i contenuti ma anche come sono blabla espressi, le incongruenze blabla…

Eppure rimango per molti una figura eterea, solo parole bianche su sfondo nero. Forse anche un po’ troppo dark, in effetti.

Invece è successo. E’ accaduto così. Mi hanno fatto un’intervista nel mio studio. Così non solo potete vedere dove ricevo, ma soprattutto come mi muovo, che tono della voce uso, come gesticolano le mie chiassose sopracciglia.

Potete vedere che non sono una da bianco su nero, in fondo. O forse potete farvi finalmente un’idea voi, di chi io sia. Eccomi.
Anche ora, sono qui, sul divanetto vicino alle caramelle, col pc e la tazza di caffè. Parlo di progetti “sessualità e teatro” al telefono, sistemo le cartelle cliniche dei pazienti… e poi arriva questo link. E anche io mi svelo a me. Ma ho questa voce?!

TViWeb – Estate, coppie vicentine a richio tradimento. Che fare?

ps. Il fermo immagine estratto dal video ritrae un oggettino indiano che mi è stato donato da Willy Pasini alla cena di fine corso. C’era una divertente lotteria tra sessuologi e… io ho casualmente vinto questo!

Pubblicato in Vario... | Contrassegnato dialogo, internet | Rispondi

L’abbandono è una piccola morte

Posted on 12 Maggio 2015 by Il Rosso Ciliegia
5

“Ste mi ha consigliato un film, si chiama Little Death. Ste dice che quando l’ha visto ha pensato a te”.

“Un film sull’orgasmo?” chiedo prontamente.

“Sì”.

Scambio di battute inquietante. Per molti versi. Non ultima la mia deformazione professionale per cui leggo la sessualità in ogni dove.

Perchè little death mi ha fatto subito pensare all’orgasmo?

In Francia petite mort è sinonimo di orgasmo, diciamo un giro di parole elegante. Talmente elegante che viene poi citato anche nella lingua inglese: spesso rimane la petite mort, ma a volte tradotto come little death, piccola morte. In questo caso l’uso è soprattutto nella poesia. Altre volte si riferisce alla fase di risoluzione post orgasmica, di totale abbandono e contemporanea connessione con l’altro.

Per riuscire ad avere un orgasmo è necessario sapersi lasciare andare, con fiducia. Sapere di poter morire, per poi tornare a vivere. Spesso l’anorgasmia è presente in chi fatica a perdere il controllo.

Affascinante l’accostamento tra il momento di raggiungimento del massimo piacere erotico e la morte. Eros incontra thanatos e si fonde con lei.

Di questo infatti parla la commedia australiana The Little Death (2014): il filo del rasoio tra orgasmo e morte. Parla soprattutto di incomprensioni nelle coppie, inizialmente stabili che però vengono coinvolte da una ricerca che li porta ad esporre lati di sè.

Quando una fantasia diventa desiderio?
E quando questo non può scendere a compromessi con la realtà?

Film intrigante, in effetti. Con finale a sorpresa.

Maeve desidera essere violentata dal compagno Paul (feticista del piede), che si ritrova però a voler esaudire un desiderio impossibile: come soppraffare il contrasto tra “volontà” e “violenza” contenuto nella frase “voglio essere violentata?”.

Dan e Evie invece si recano da un sessuologo che suggerisce loro l’uso di giochi di ruolo. Ma la cosa diventa ingestibile…

Phil desidera un contatto con la moglie Maureen, la quale invece lo attacca continuamente. Lui la adora vedere dormire, un desiderio realizzabile? E’ realmente innamorato di lei o di qualcosa che lei non è?

Ro cerca un figlio ed un orgasmo, scopre di eccitarsi nel vedere il marito piangere… potrà farlo piangere ogni volta che desidera eccitarsi? Saprà comunicargli la sua fantasia?

Ed infine ci sono Monica e Max, i migliori!
Max è sordomuto ma vuole chiamare una linea erotica, Monica per professione traduce le telefonate utilizzando skype. Ecco una loro piccola clip.

Pubblicato in Sessualità | Contrassegnato dialogo, disfunzione sessuale, feticismo, orgasmo, parafilia, sesso | 5 Risposte

Vicenza tra preti e gay: L’Amore Omosessuale

Posted on 8 Maggio 2015 by Il Rosso Ciliegia
4

L’altra sera sono stata alla presentazione di un libro presso il palazzo delle Opere Sociali a Vicenza: “L’Amore Omosessuale. Saggi di psicoanalisi, teologia e pastorale. In dialogo per una nuova sintesi“.

amore omosessuale sintesi sinodo firenze vicenza

Come potevo non andare?

Ma cosa aspettarmi?

Sarà un’aula vuota: nessuno vorrà recarsi/farsi vedere in quel contesto. I religiosi contesteranno la pubblicazione, mentre l’arcigay penserà che si tratti di un libro sfida. Devo andare a far presenza.

Oppure… ci andranno tutti per potersi tirare per le gonne, sia dei preti, sia del mondo gay. Voleranno insulti, sarà un carnaio. Devo andare a vedere!

Ma anche: ci saranno solo frati / preti / suore che cercano di parlare difficile. Oppure solo omosessuali che parlano di diritti. Oppure solo giovani. Ma no, è una cosa da vecchi.

Invece c’erano tutti.

Strapieno. Giovani ed anziani. Rappresentanze da tutte le associazioni e le realtà.

Ho pensato: forse questa volta ce la facciamo. Riusciremo a trovare la via del dialogo, del confronto.

Il libro, per la verità, l’ho solo sfogliato. Anche perchè è un tomo di 500 pagine. Damiano Migliorini, uno degli autori.

Del libro non capisco tutto, anche se sono un po’ lontana da certe affermazioni della parte psicanalitica. Ma non posso ancora sbilanciarmi.

La parte filosofico – teologica per me invece è affascinante. Sarà che faccio fatica ad avere un confronto e quindi la considero una totale novità.

In ogni caso ben venga!, un grande applauso per il lavoro compiuto. Credo in ciò che ha sostenuto il prof. Battocchio nella presentazione: ora abbiamo un documento, chiunque voglia esserne a favore o contro dovrà esserne all’altezza, portando la discussione a livelli più elevati di semplici pregiudizi.

Pubblicato in Affettività | Contrassegnato amore, cultura, dialogo, omosessualità | 4 Risposte

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